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IX
incontro |
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5 maggio
2011 |
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Le
pagine della storia hanno il merito di far parlare con una
certa continuità di fatti e personaggi che a loro volta
sono supportati da una consistente letteratura sia
bibliografica che cinematografica: una tra esse è
sicuramente quella indirizzata alla figura
di Napoleone Bonaparte.
A
riguardo il grande corso, per poco italiano, viste le note
vicende storiche relative alla cessione dell'isola con la
Francia a seguito del trattato di Versailles redatto in data
15 maggio 1768 tra la Repubblica di Genova e la Francia,
c'è questa interessante letteratura a suo riguardo.
Ritornando a quanto espresso in precedenza e
nello specifico alla cessione della Corsica essa derivò
a seguito del forte indebitamento pubblico della repubblica
ligure nei confronti della Francia a seguito del supporto
militare transalpino per domare la rivolta
isolana.
Dopo queste breve ma doverose premesse – prosegue Gianni
Aiello – passiamo al tema centrale della giornata di studi
odierna, giunta alla nona edizione e nello specifico alle
cause della morte di Napoleone Bonaparte.
Tale argomento, come la figura dell'imperatore Bonaparte è
stato sempre oggetto di continuo dibattimento tra smentite e
conferme a riguardo ed alle cause di ciò che accadde in quel
pomeriggio del 5 maggio 1821.
Dicevo delle continue discussioni che si sono succedute con
lo scoccare delle lancette della storia -
prosegue Gianni Aiello- , quali
ricerche, affermazioni scientifiche, tavole rotonde,
pubblicazioni, argomenti questi che si sono alternati tra
smentite e conferme a riguardo le cause della morte di
Napoleone Bonaparte.
Di recente, in data 25 marzo c'è un lancio ANSA che riporta
la versione di una equipe di specialisti di Medicina
Legale, come il
docente universitario Pier Luigi Bollome, autore di studi sulla Sacra Sindone, tra cui il
saggio “Il mistero della Sindone – Rivelazioni e scoperte
del terzo millennio”.
Tali indirizzi sposano la tesi secondo la quale “Napoleone
Bonaparte
non sarebbe morto per una neoplasia dello stomaco, come
sostiene la versione ufficiale, bensì
avvelenato con l'arsenico".
scusate il bisticcio di parole -
ironicamente prosegue Gianni Aiello – a sua volta che va a
smentire l'altra versione e cioè quella relativa ad
una morte naturale di Bonaparte, causata da una forma
di neoplasia dello stomaco, ci ritroviamo a riflettere su
queste due scuole di pensiero, e, quindi, ci viene in mente
il passo letterario di manzoniana memoria "... ai posteri
l'ardua sentenza" .
A questo punto andiamo a ripercorrere alcune tappe relative
alle due scuole di pensiero, aspettandoci una nuova ipotesi
a tal riguardo.
La
rivista scientifica “Minerva Medica” pubblica nel giugno del
2003 un articolo intitolato “Morte di Napoleone Bonaparte” e
tal riguardo si riporta quanto segue “La
causa mortis dell'imperatore Napoleone Bonaparte è stata
vexata quaestio per molto tempo. L'Autore tenta di
ricostruire una figura dell'imperatore dal punto di vista
sanitario. Sulla base della relazione del medico Dott.
Francesco Antonmarchi, che eseguì l'autopsia della salma di
Napoleone ha cercato di capire la causa mortis: perforazione
gastrica per probabile ulcera maligna con conseguente
peritonite in soggetto con infezione specifica tubercolare
polmonare”.
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Quindi
una patologia naturale che è collegabile a fattori
ereditari come ad esempio il decesso di Carlo Maria
Buonaparte (Ajaccio,
29
marzo
1746
–
Montpellier,
24
febbraio
1785)
deceduto a causa di una forma tumorale allo stomaco,
così come Napoleone II di Francia (Parigi,
20
marzo
1811
–
Vienna,
22 luglio 1832), figlio d Napoleone Bonaparte e
della seconda moglie
Maria Luisa d'Asburgo-Lorena:
Napoleone II poco più che ventenne morì di tisi.
Altri casi patologici presenti nella famiglia
Bonaparte li ritroviamo in altri familiari della
famigli corsa, infatti Maria Paola Bonaparte,
sorella di Napoloene (Ajaccio, 20 ottobre 1780 –
Villa Fabbricotti, 9 giugno 1825) deceduta a causa
di una malattia tropicale cronica contratta a Santo
Domingo. |
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specifico le note storiche ricordano quelle di:
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Napoleone Buonaparte (1764 – 17 agosto1765);
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Maria Anna Buonaparte (3
gennaio
1767
-
1
gennaio
1768);
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Maria Anna Buonaparte (14 luglio 1770 – 14 luglio 1770) |
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Maria Anna Buonaparte (14 luglio 1770 – 23 novembre
1771) |
Ritornando
al tema centrale della discussione – continua Gianni Aiello
– piace evidenziare che nel "Memoriale di Sant'Elena" di
Emmanuel de Las Cases, vengono elencati diversi stati di
malessere di Napolene Bonaparte, anche se tale diario si
ferma all'anno 1817.
Piace ricordare, inoltre, che dalle stesse pagine si
evincono a chiare lettere le preoccupazioni di Las Cases che
fa cenno ad una serie di malesseri relativi alla salute di
Napoleone Bonaparte, il quale temendo per le sue condizioni
vieta le visite mediche in quanto i dottori di Sant'Elena
sono inglesi: da queste cifre appaiono i primi indizzi.
Sempre a riguardo il "Memoriale di
Sant'Elena" si riporta quanto segue: "Sulla tavola dello
studio, nella luce violenta del mezzogiorno, sta il cadavere
di Napoleone aperto da un gran taglio in croce.
Cinque medici inglesi, tre ufficiali inglesi e i tre
francesi circondano la tavola.
Il medico corso ha fatta l'autopsia e ora espone, come in
una clinica: - "Questa parte dello stomaco completamente
eroso, si è andata unendo al fegato. Che ne consegne, miei
signori? Il clima di Sant'Elena ha raddoppiato la malattia
di stomaco ed ha quindi anticipato la morte
dell'imperatore".
I pareri sono discordi. Si vota: Inghilterra contro Francia.
La maggioranza dichiara che il viscere è sano, mentre il
corso con vivace energia va cacciando le dita nella parete
gastrica tutta bucherellata. Si protocolla, poi via! ..."
Inoltre
si riporta quest'altro interessante passaggio - continua
Gianni Aiello – che risulta datato al 16 ottobre del 1840
quando la salma di Napoleone Bonaparte venne imbarcata sulla
"Belle-Poule": " ... All'esumazione del cadavere
assistettero il Mareciallo Bertrand, il marchese Las Cases e
il generale Gourgaud, che aveva condiviso con Napoleone
l'esilio di San'Elena.
Le
fasi relative
al riconoscimento della salma ebbe
inizio a mezzanotte e durò molte ore in una atmosfera di
tensione, tuttavia altamente commovente e romantica. Quando
finalmente il corpo del grande Corso venne alla luce dalla
tomba, tutti furono colpiti da enorme meraviglia: il corpo
era pressoché intatto e - chi l'aveva conosciuto - pareva di
assistere a un miracolo.
Il vecchio Maresciallo Bertrand singhiozzava come un bimbo,
non potendo credere di vedere il "suo" imperatore ancor
giovane come l'aveva lasciato quasi vent'anni prima. "
Quindi la salma di Napoleone Bonaparte in perfetto stato
dopo quasi vent'anni cominciò a dare adito ai primi dubbi
sulle cause della sua morte.
Nel 1961, quando il dottor Smith, medico legale di Glasgow,
pubblicò sulla rivista scientifica "Nature" i dati relativi
ad un suo studio relativi alla quantità d'arsenico su un
campione di un singolo capello di Napoleone che risultano in
eccedenza rispetto a quelle contenute in condizioni normali.
Altri dati scientifici provengono dai dati delle ricerche
effettuate nel 1982 dai lavori di Jones e Ledingham che nel
corso di alcune studi rilevarono tracce di arsenico sulla
carta da parati che arredava l'area doveva soleva
soggiornare Napoleone durante l'esilio di S. Elena.
Nel corso del XXXIX Congresso di Storia della Medicina
tenutosi a Firenze nel 1998 (12-14 giugno) i professori
dell'Istituto di Medicina Legale dell'Università degli Studi
del capoluogo toscano Francesco Mari e Paolo Donati nella
loro relazione avente come titolo "Napoleone: morte per
causa naturale o veneficio?" riprendono nella loro relazione
i dati sopra riportati e nello speciifico quelli relativi al
1961 ed al 1982.
A tal riguardo parlando del sopracitato prof. Smith il quale
"entrato in possesso di una cospicua ciocca di capelli
dell'imperatore, fu in grado di ripetere la ricerca
analitica su porzioni seriate di capelli in modo da poter
stabilire l'epoca della somministrazione del veleno, stante
la proprietà dell'arsenico di fissarsi nel tessuto corneo.
I risultati di questa ricerca permisero di retrodatare la
presenza di arsenico fino a circa un anno prima della morte.
Fu inoltre possibile stimare un incremento della quantità di
arsenico proprio negli ultimi 3 - 4 mesi antecedenti il
decesso”.
Mentre a riguardo gli studi effettuati nel 1982 c'è da
evidenziare che gli stessi "ridimensionarono i dati emersi
dalla ricerca di Smith potendo separare gli isotopi
dell'arsenico da quelli dell'antimonio dimostrando che il
contenuto di arsenico nei capelli di Napoleone non era molto
elevato; di contro era presente un quantitativo di antimonio
rilevante, compatibile con le notevoli quantità di tartaro
emetico assunte durante la malattia”.
Nel 2001 il dottor Pascal Kintz, tossicologo dell'Istituto
di medicina legale di Strasburgo, affermò, dopo accurate
ricerche supportate da nuove apparecchiature ebbe a
rilasciare che "Le ultime analisi vanno nel senso di una
intenzione criminale", quindi viene scartata l'ipotesi
tumorale e prevale quella di veneficio per arsenico.
L'anno successivo avviene la contro replica è la volta di
Ivan Ricordel, referente del reparto di tossicologia della
Gendarmeria di Parigi il quale rilevò che "se l'arsenico
fosse stata la causa della morte, sarebbe dovuto morire anni
prima. L'arsenico era del resto usato in molte carte da
parati (per il colore verde) e spesso in qualche medicina,
sicché il gruppo sostenne che facilmente la fonte poteva
essere qualche lozione per i capelli” .
(1)
In un intervista al quotidiano britannico "Sunday Times"
del 12 gennaio 2003 uno dei maggiori studiosi del periodo
napoleonico
David G.
Chandler
(15 January 1934 – 10 October 2004) rilasciò nel corso di
quella intervista: «È per me chiaro, ora, che Napoleone è
stato avvelenato. Oggi accetto questa conclusione, sebbene
per molti anni abbia fortemente dubitato sull'intera
questione.»
(2)
Nell'ottobre del 2005 vi è la notizia di un ritrovamento di
un certificato medico datato 5 maggio 1821 nel quale viene
riportata la causa della morte di Napoleone Bonaparte e cioè
cancro allo stomaco.
A tal riguardo il documento riporta che "Il male deve aver
causato grandi dolori e sembra essere in una fase molto
avanzata".
Il 13 gennaio 2007 viene pubblicato un articolo sulla
rivista scientifica "Nature Clinical Practice
Gastroenterology and Hepatology" relativo ad uno studio
svolto da una equipe di studiosi che secondo i quali le
tracce di arsenico sono dovute al metodo dei viticoltori del
periodo ad usare per la pulitura delle botti delle
soluzioni a base di arsenico.
Asserendo anche che le cause della morte, il cancro allo
stomaco, vennero causate dal batterio conosciuto come Helicobacter pylori invece che una malattia di carattere
ereditaria come si era ipotizzata in precedenza anche dovuta
ad alcuni casi nella famiglia Bonaparte.
Questi dati vengono confermati sempre nello stesso anno e
più precisamente in data 15 marzo quando sulla rivista
“Nature Clinical Practice Gastroenterology & Hepatology"
vengono publicati i risultati di uno studio della University
of Texas Southwestern medical center.
In data 11 febbraio del 2008 si registrano i risultati
presso i laboratori di Milano e Pavia dell'Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) i quali esaminando
diversi campioni di capelli di Napoleone relativi a vari
periodi affermerebbero la presenza negli stessi di tracce di
arsenico e che lo stesso non sarebbe stato la causa della
sua morte per avvelenamento.
Altra cifra di tale riscontro sta nel fatto che secondo tali
risultati non si riscontrerebbero notevoli differenze nella
quantità di arsenico nei capelli sia del giovane Napoleone
che in quello del periodo di Sant'Elena.
Infine non per ordine d'importanza ma solo a livello
cronologico – continua Gianni Aiello – la tesi del
professore Pier Luigi Bollome che sostiene il caso di
avvelenamento di Napoleone Bonaparte.
Gianni Aiello prima di concludere il suo intervento legge un
altro passo del famoso memoriale proprio con le parole
dell'Imperatore Bonaparte: "Tutti nascono anonimi come me,
in una anonima Ajaccio, in un'anonima isola, in un anonimo
15 agosto, di un anonimo 1769, da due anonimi Carlo e
Letizia Ramolino; solo dopo diventano qualcuno; e se prima
di ogni altra cosa sono capaci di non deludere se stessi,
anche la volontà divina si manifesta sull'uomo." Possiamo
effettivamente dire – chiude la nona edizione del "5 maggio"
affermando che "fu vera gloria!".
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(1)
BBC News ,
Tuesday, 29 October, 2002,
14:46 GMT;
(2)
Sunday Times, 12
January,
2003 |
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