Il tema sulla giornalista e scrittrice Oriana Fallaci, è stato il primo incontro  del 2015 organizzato dal Circolo Culturale “L'Agorà” di Reggio Calabria  presieduto da Gianni Aiello che durante il suo intervento d’apertura ha  evidenziato che i contenuti del tema in argomento fanno parte di una rubrica  intitolata “Uomini contro”. 
Leo  Longanesi, 
Pierpaolo Pasolini, 
Indro Montanelli, 
Giovannino Guareschi, questa  volta le attenzioni culturali del sodalizio reggino si rivolgeranno ad un'altra  importante figura della cultura italiana del novecento.
    La  parola di seguito è passato ad Antonino Megali che con  metodo di sintesi ha tracciato i punti di una esistenza complessa con buona  maestria e fluidità di narrazione. 
    Può  sembrare piena di contraddizioni la vita della più nota, più amata, più odiata  giornalista italiana del novecento. Fu prima un’icona di una parte politica  poi  negli ultimi anni della sua vita-  per certe posizioni assunte sulla bioetica e sulla politica internazionale-  dello schieramento opposto. Scappa dall’Italia per vivere in America, ma torna  per morire nella sua Firenze. Atea, fa di tutto per incontrare papa Benedetto  XVI, del quale è una convinta ammiratrice. Contestatrice nata, chiama i  sessantottini cretini con i capelli lunghi che alzano barricate. Intollerante,  violenta, sprezzante, è pronta ad annullarsi e a umiliarsi dinnanzi agli uomini  che ama. In realtà, la giornalista e scrittore Oriana Fallaci- guai a declinare  il termine al femminile- è un’anarchica che ama la libertà sopra ogni cosa.  Pertanto rivendica il diritto di dire quello che pensa e di fare quello che più  le piace e non sopporta l’idea di essere tirata per la giacchetta da un  qualunque partito politico.” Io sono io, punto e basta, nessuno mi può  strumentalizzare” risponde a chi vuol farne la propria bandiera. Soprattutto i  colleghi non le risparmiarono attacchi. Giorgio Bocca la definì “Oliala Fallaci”,  Giuliana Dal Pozzo Orina Fallaci. L’attaccò anche Indro Montanelli e per altri  noti giornalisti fu, di volta in volta, la “visionaria”, la “Pallaci”,  l’Orjena, la fallace Oriana, la pirlaci. In compenso l’editore Rizzoli diceva” nessun  giornalista è intoccabile tranne l’Oriana”.
    Morta  nel settembre 2006, era nata nel 1929 e battezzata Oriana, nome che i genitori  scelgono pensando alla duchessa di Guermantes di Proust. Il padre Edoardo era  un artigiano intagliatore e la madre Tosca lavorava come sarta perché essendo  povera non poteva mantenersi agli studi. Ѐ proprio la mamma che le diceva  sempre : “Non fare come me! Non diventare una schiava del marito e dei  figlioli! Studia, vai nel mondo !” La madre non voleva farla nascere. E perché  a quei tempi per abortire si beveva sale inglese, continuò a prenderlo fino al  quarto mese di gravidanza. Ma una sera –racconta sempre Oriana- mentre stava  per portare il bicchiere alla bocca, io mi voltai nel suo ventre. Quasi a dirle  :”Voglio nascere!  E allora, zac!, lei  rovesciò il sale inglese nel vaso dei fiori. In seguito nasceranno altre due  figlie: Neera e Paola.
    Ad  avere un’influenza determinante nella sua vita è lo zio Bruno Fallaci.  Giornalista famoso, collaboratore nel quotidiano “La Nazione” di Firenze, poi  direttore di “Epoca”, marito della scrittrice Gianna Manzini, è il primo  maestro di Oriana, che ricorderà sempre il suo consiglio: ”Anzitutto, non  annoiare chi legge”.
    Frequentò  nel dopoguerra anche Curzio Malaparte alla quale avrebbe detto:”Lei mi  assomiglia, Oriana, un giorno avrà un successo strepitoso:non se lo aspetti in  Italia, ma all’estero; in Italia la odieranno tutti, come odiano me”. Ѐ il 1943  l’anno determinante della sua vita. A soli quattordici anni, suo padre  combattente nella Resistenza la usa come staffetta per portare manifesti,  messaggi e armi. Nella casa dei genitori mancano molte cose, ma non i libri.  Oriana è una lettrice onnivora e capisce che solo con la cultura potrà avere  una rivincita nella società. Ottenuta la maturità classica, s’iscrive alla  facoltà di Medicina. Per mantenersi agli studi deve trovarsi un lavoro e naturalmente  lo sceglie nel campo giornalistico. Abbandona poi l’università dopo un breve  passaggio alla facoltà di Lettere. Si presenta alla “Nazione”, dove ha lavorato  lo zio, ma va a finire in un quotidiano democristiano, “Il Mattino dell’Italia  Centrale”. Le viene affidato un pezzo di costume, ma lo scrive a mano su un  foglio di carta e la costringono a batterlo con la macchina per scrivere.  Impiegò, per copiarlo, sette ore. Poco soddisfatta della vita in quel giornale,  sogna testata nazionale. L’occasione le viene data nel 1951 a seguito di una  curiosa storia accaduta a Fiesole. Ѐ morto un   comunista cattolico, ma il prete rifiuta di fargli un  funerale religioso. I compagni di partito,  rubando paramenti e ceri in chiesa, gli fanno lo stesso la cerimonia. Oriana  scrive un articolo sull’episodio che, rifiutato dal “Mattino”, manda all’Europeo  di Arrigo Benedetti. Il pezzo fu pubblicato. E in seguito il suo capo le chiede  di scrivere un pezzo su un comizio di Togliatti con l’ordine di scriverne male,  indipendentemente dalle parole che avrebbe pronunciato il capo comunista. Pur  non sopportando i comunisti , rifiuta e viene licenziata. Lo zio Bruno l’assume  a Epoca di cui è direttore. Ma dopo qualche anno licenziata ritorna all’Europeo  e va a vivere a Roma. Il suo successo incomincia a sollevare invidia e la prima  donna del giornalismo del tempo, Camilla Cederna,  l’accusa di voler imitare il suo stile.  Scoppiata la rivoluzione ungherese Oriana   recatasi a Budapest racconta le disavventure dei profughi e capisce che  il suo futuro è quello di corrispondente di guerra. Il suo primo libro I sette  peccati di Hollywood nasce da una serie di articoli intitolata Hollywood dal  buco della serratura. Segue poi Il sesso inutile : viaggio intorno alla donna  sulla condizione femminile in Oriente e sulla disparità tra uomo e donna. Ѐ uno  dei libri meno riusciti, ma il suo primo grande successo. Fra la pubblicazione  dei due volumi s’innamora del giornalista Alfredo Pieroni. Da questo evento  nasce una metamorfosi sorprendente. Diventa fragile, vulnerabile e nelle  lettere inviategli si dice pronta ad abbandonare tutto
    pur  di andare a vivere con lui. Spesso si umilia e si annulla e pur gelosissima  accetta i tradimenti. Perde il bambino avuto dal giornalista e il trauma che ne  deriva la porta ad una grave forma depressiva. Quando finisce la relazione  tenta il suicidio. 
    Ritornata  al lavoro pubblica il volume sopra citato sulla condizione femminile e  visitando l’Islam incomincia a rendersi cono della vita delle donne:” che  vivono dietro la nebbia fitta di un velo e più che un velo è un lenzuolo il  quale le copre dalla testa ai piedi come un sudario:per nasconderle agli  sguardi di chiunque non sia il marito, un bimbo o uno schiavo senza vigore.  Questo lenzuolo che si chiami purdah o burkah o pushi o kulle o djellabah, ha  due buchi all’altezza degli occhi oppure un fitto graticcio alto due centimetri  e largo sei: attraverso quei buchi o quel graticcio esse guardano il cielo e la  gente comune attraverso le sbarre di una prigione”.
    Autobiografico  è il terzo libro e il primo romanzo della Fallaci: Penelope alla guerra. La  protagonista si ribella alla cultura maschilista. Moderna Penelope sfida  l’ignoto, New York, alla ricerca di una identità e di una vita libera. Questo  romanzo fu inviato a Giuseppe Prezzolini. Lo scrittore racconta nel suo diario  di averla conosciuta a New York . Gli racconta che un redattore capo della  “Nazione” le diceva sempre: Ma scriva in modo più incisivo. Imiti Prezzolini.  Lo scrittore al contrario commenta: Sapessi scrivere così borghesemente come  lei! Quanti soldi farei. E in una lettera : Lei ha un ingegno del diavolo e il  pregio maggiore del libro è che si sente dentro una reazione personale a un  sistema che non gli andava giù, ad una civiltà opposta. Per poi aggiungere: Ora  mi lasci aprire l’altro sacco. In un senso artistico il libo è falso appunto  per quei meriti che le dicevo. Troppe situazioni caratteristiche, che non si  possono trovar accumulate in un solo personaggio; troppe situazioni  obbligatorie per chi legge i giornali sull’ America , eccezionali, direi, da  scandalo, il che non è la vita (nemmeno la vita americana). Per mostrarle che  l’ho letto con attenzione le dirò che scrambled eggs, non è uova affrittellate,  ma uova strapazzate. La strada verso la fama è ormai tracciata. La sua firma su  un giornale fa impennare le vendite e i suoi libri raggiungono sempre tirature  altissime. Così, Se il sole muore sulla conquista dello spazio; Niente e così  sia, diario di un anno in Vietnam; Quel giorno sulla luna, sugli astronauti  americani. Il successo nel campo lavorativo non si accompagna a quello  sentimentale. A Saigon s’innamora di François Pelou direttore della locale  agenzi France-Presse. François è sposato e non vuole divorziare e la relazione  dopo alcuni anni finisce. 
    Poi  l’amore di una vita con Alekos Panagoulis. Era diventato un eroe nazionale, per  aver compiuto un attentato, fallito, contro il dittatore Papadopoulos.  Condannato a morte fu poi graziato. Morirà il primo maggio 1976 in un incidente  automobilistico.  Oriana non ha dubbi dal  primo momento che si tratti di un omicidio. Da questa storia d’amore nasce un  libro, Un uomo , di seicento pagine. La dedica è in greco e in italiano :”Ghia  sena . Per te”. Quando l’eroe greco morì in realtà l’amore era finito da tempo,  ma Oriana volle sempre difendere questo rapporto nonostante le liti, le  frequenti separazioni, perfino la violenza esercitata contro di lei. Trascinò  in tribunale Camilla Cederna che aveva scritto di un Alekos ubriaco che  abbandona la casa dopo averle lasciato la biancheria da lavare.         
    Un  altro successo di milioni di copie fu Lettera a un bambino mai nato, con  quell’inizio diventato famoso:” Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di  vita scappata dal nulla”. E  il finale  non meno noto:” Tu sei morto. Ora muoio anch’io. Ma non conta. Perché la vita  non muore. Questo finale compare solo dalla trentasettesima edizione del libro.  Nelle precedenti trentasei edizioni c’era:” forse muoio anch’io.” Ѐ un dialogo  di una donna con il figlio e in fondo un inno alla vita. Il libro è scritto alcuni   anni prima, per poi essere pubblicato  quando l’Italia si divide sulla legge sull’aborto. La sua posizione è chiara. Ѐ  ponta ad andare in galera per difendere per tutte le donne la libertà di aborto  nei casi necessari. Ma è anche dalla parte della vita. “Supponiamo che quando  ero un embrione di pochi millimetri, mi avessero detto:” Senti, Oriana,  se tu nasci, nasci un bambino affamato che  muore a sei anni in un forno di Mauthausen. Vuoi nascere lo stesso?”. Io gli  avrei risposto :” Sì. Almeno quei sei anni li vivo, mi tolgo la curiosità di  vedere il sole, il verde, l’azzurro, di annusare la vita”. 
    Dopo  tanti successi, esce il libro più brutto: Insciallah (se Dio vuole). Un romanzo  di ottocento pagine sulla guerra civile in Libano dove furono inviate truppe  italiana. L’utilizzo dei dialetti e lingue straniere è esagerato. Il libro  annoia privo com’è di analisi psicologiche e infarcito di frasi fatte e di  luoghi comuni sulla guerra.
    Ma  la vera Oriana è quella delle interviste, che le hanno dato la celebrità nel  mondo e che sono studiate nelle scuole di giornalismo americane.Nel volume  Storia degli Italiani illustri, edito dalla Library of Congress, vi sono  soltanto due fotografie di celebri donne italiane:Eleonora Duse e Oriana  Fallaci. Della Fallaci la didascalia dice : i suoi scritti hanno portato il  giornalismo politico a un nuovo livello.
    Le  sue interviste con i leaders e i potenti del mondo sono stupefacenti quanto il  loro coraggio e la loro intelligenza indagatrice. Tra i protagonisti e vittime  delle interviste ne ricordiamo alcuni. Henry Kissinger, segretario di Stato  americano che alla domanda come spieghi la sua popolarità, risponde: Il punto  principale che io abbia agito da solo. Agli americani ciò piace immensamente.  Agli americani piace il cow boy che guida la carovana andando avanti da solo  sul suo cavallo, il cow boy che entra tutto solo, nella città, nel villaggio,  col suo cavallo e basta. Ne nasce uno scandalo e anni dopo Kissinger riconosce  che quell’intervista fu una della decisioni più infelici della sua vita.
    Per  intervistare Gheddafi legge il suo Libro verde e ne esce con la convinzione che  il colonnello è scemo. Anni dopo dirà: Quell’intervista fu veramente  spaventosa. Gheddafi è clinicamente infermo, mentalmente malato, un idiota  pazzo. 
    Per  l’incontro con Khomeini deve indossare il chador. Poi durante l’intervista se  lo toglie in segno di protesta e Khomeini abbandona la stanza. Sarà nuovamente  ricevuta il giorno dopo, dopo aver minacciato di restare lì fino a quando non  ci fosse stato un nuovo incontro. Prima di ogni intervista Oriana si prepara  con cura, leggendo tutto sul personaggio e non è mai distaccata ma riafferma  sempre la sua passionalità e le sue opinioni. I colloqui durano diverse ore e  in quelle ore dice” brucio tante energie che perdo più peso di un pugile sul  ring”. 
    Nel  1991 si manifesta l’alieno. Ѐ il nome che da al cancro. Dopo aver subito  l’operazione lo guarda al microscopio e instaura un dialogo con il male. Gli  dice :”Sei intelligente però sei stupido. Non capisci che esisti perché esisto  io, che per vivere hai bisogno di me. Ergo, se mi ammazzi, muori con me”.  Oriana non è una semplice fumatrice. Compra le sigarette a 15 cartoni alla  volta e glieli consegnano in sacchi simili a quelli della spazzatura. Fumare,  dice, disinfetta i polmoni. Sua madre, suo padre, sua sorella sono morti di  cancro e non fumavano. Il fumo che può averle fatto male è quello respirato nel  Kuwait dopo la guerra nel Golfo con l’incendio nei pozzi di petrolio. Dopo la  malattia non si muove più da New York. Non riceve nessuno e sulla porta attacca  uno scritto “go away” andate via. 
    Da  sempre pronta a litigare ( Massimo Fini giornalista e scrittore racconta che  leggendo un suo ritratto su Malaparte gli contestò su ventisei cartelle una  virgola messa in un punto sbagliato). Ora accentua questo suo difetto. Litiga  con editori, segretarie, con vicini 
    di  casa, con chi parla troppo forte o tiene la radio accesa.
    Poi  la presunta svolta che le provoca l’ostilità dell’intera sinistra. Invece  ancora una volta difende il diritto di pensare col proprio cervello e rifiuta  di farsi intruppare da uno schieramento politico. Intervenendo sulle questioni  bioetiche così si esprime riguardo l’eutanasia: “La parola eutanasia per me è  una parolaccia. Una bestemmia nonché una bestialità, un masochismo. Io non ci  credo alla buona – Morte, alla dolce-Morte, alla Morte-che- Libera- dalle  sofferenze. La morte è morte e basta”.
    E  sul testamento biologico: “ Ѐ una buffonata. Perché nessuno può predire come si  comporterà d’innanzi alla morte…L’istinto di sopravvivenza è incontenibile,  incontrollabile…e se nel testamento biologico scrivi che in caso di grave  infermità vuoi morire ma al momento di guardare la Morte in faccia cambi idea?  Se a quel punto ti accorgi che la vita è bella anche quando è brutta, e  piuttosto che rinunciarvi preferisci vivere col tubo infilato nell’ombelico ma  non sei più in grado di dirlo?...Nella nostra società parlare di Diritti- Umani  è davvero un’impostura una farisaica commedia…Ne deduco che nella nostra  società, per non essere gettati dalla rupe Tarpea, bisogna essere sani, belli e  in grado di partecipare alle Olimpiadi o almeno giocare la fottuta partita di  calcio”.
    Ammiratrice  di papa Benedetto XVI si dichiara atea, ma un’atea cristiana…”.E lo sono perché  il discorso che sta alla base del cristianesimo mi piace. Mi convince. Mi  seduce al punto che non vi trovo alcun contrasto col mio ateismo e col mio  laicismo. Parlo del discorso fatto da Gesù di Nazareth, ovvio, non di quello  elaborato o distorto dalla Chiesa cattolica, anche dalle Chiese protestanti. Il  discorso, voglio dire, che scavalcando la metafisica si concentra sull’Uomo.  Che riconoscendo il libero arbitrio cioè rivendicando la coscienza dell’Uomo ci  rende responsabili delle nostre azioni, padroni del nostro destino. Ci vedo un  inno alla Ragione, al raziocinio in quel discorso. E poiché ove c’è raziocinio  c’è scelta, ove c’è scelta c’è libertà, ci vedo un inno alla Libertà”. Un altro  colpo al” politicamente corretto” verrà dopo l’undici settembre 2001. Cadono le  Torri Gemelle. Su invito di Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere, rompe  il silenzio durato un decennio.Ѐ un fiume in piena :” Non capite o non volete  capire se non ci si oppone, se non ci si difende, la Jihad vincerà. E  distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a  migliorare, a rendere un po’ più intelligente, cioè meno bigotto. Da vent’anni  lo ripeto: Che senso ha rispettare chi non rispetta noi? Che senso ha difendere  la loro cultura o presunta cultura quando loro disprezzano la nostra? Io voglio  difendere la nostra e vi informo che Dante Alighieri mi piace più di OmarKhayam.  A me dà fastidio perfino parlare di due culture: Metterle sullo stesso piano  come se fossero due realtà parallele, di uguale peso e di uguale misura. Perché  dietro la nostra civiltà c’è Omero, c’è Socrate, c’è Platone, c’è  Aristotele….C’è l’antica Roma con la sua grandezza, le sue leggi, il suo  concetto della Legge… E infine c’è la Scienza. Una scienza che ha capito  parecchie malattie e le cura. Io sono ancora viva, per ora grazie alla nostra  scienza: non quella di Maometto. Al mondo c’è posto per tutti, dico io. A casa  propria tutti fanno quel che gli pare. E se in alcuni paesi le donne sono così  stupide da accettare il chador anzi il velo da cui si guarda attraverso una  fitta rete posta all’altezza degli occhi, peggio per loro. Se sono così  scimunite da accettare di non andare a scuola, non andar dal dottore, non farsi  fotografare eccetera, peggio per loro. Se son così minchione da sposare uno  stronzo che vuole quattro mogli, peggio per loro. Se i loro uomini sono così  grulli da non bere la birra e il vino, idem. Non sarò io a  impedirglielo….Naturalmente la mia Patria, la mia Italia, non è l’Italia  d’oggi. L’Italia godereccia, furbetta, volgare degli italiani che pensano solo  ad andare in pensione prima dei cinquant’anni e che si appassionano solo per le  vacanze all’estero o le partire di calcio…L’Italia squallida, imbelle,  senz’anima, dei partiti presuntuosi e incapaci che non sanno né vincere né  perdere però sanno come incollare i grossi posteriori dei loro rappresentanti  alla poltroncina di deputato o di ministro o di sindaco…No, no. La mia Italia è  un’Italia ideale. Ѐ l’Italia che sognavo da ragazzina, quando fui congedata  dall’Esercito Italiano- Corpo Volontari della Libertà, ed ero piena di  illusioni. Un’Italia seria, intelligente, dignitosa, coraggiosa, meritevole di  rispetto. E quest’Italia, un’Italia che c’è anche se viene zittita o irrisa o  insultata, guai a chi me la tocca.
    Quando  morirà a Firenze nel 2006, gli estremisti musulmani fanno festa. Dacia Valent  ex deputata comunista e attivista musulmana scrive “ Tumore 1- Oriana 0. Per me  èuna bella giornata. Adel Smith presidente dell’Unione musulmani d’Italia “mi  dispiace che sia morta prima di redimersi”. E un no global di Indymedia  : Mi auguro solo che i vermi del cimitero non  la trovano insipida.
    Muore  da atea: Niente estrema unzione , niente funerali religiosi. Ma prima di morire  diceva:” Di voler sentire le campane per farsi accompagnare nel suo ultimo  viaggio e ha voluto negli ultimi istanti tenere la mano di mons. Fisichella.
    Sepolta  al Cimitero evangelico agli Allori di Firenze e sulla tomba l’epitaffio parla  ancora una volta di scrittore toscano.
  Postumo  uscirà il romanzo Un cappello pieno di ciliege ( ha minacciato di morte  chiunque avesse, in sua assenza, osato scrivere ciliegie con la i), nel quale  ricostruisce, fino al 1989, l’albero genealogico e la storia della sua  famiglia.