
L'importanza storica e politica  della rivoluzione ungherese del 1956,   a distanza di mezzo secolo, trova ancora oggi una solida  piattaforma per un ampio ed approfondito dibattuto, tanto, da organizzare su  tale  importante periodo un ulteriore  incontro da parte del Circolo Culturale L’Agorà di Reggio Calabria. 
  Il sodalizio reggino svolge una  attenta attività di ricerca sul territorio atta alla riscoperta e  valorizzazione della memoria storica, inserita   in quel Mediterraneo contenitore e passaggio obbligato di diverse  culture, tra cui quella ungherese come si può evincere dal convegno avente come  tema “LE MILIZIE UNGHERESI E SLAVE NELLA CALABRIA MEDIEVALE” , incontro che ha  riscosso un notevole successo sia di critica che di pubblico.
  Una storia, quella che lega un  territorio, quello in cui opera il Circolo Culturale L'Agorà, a quello  magiaro oltre che dagli elementi cartacei  anche dalla presenza alla data odierna  di  diversi cognomi ungheresi come quelli relativi a Berta, Buda, Manno.
  Questa piattaforma culturale, non  nasce quindi a caso ma anzi, tende a rendere ancora più solide le fondamenta di  questa impalcatura con altre azioni indirizzate a tal proposito, come la  realizzazione all'interno del sodalizio reggino di un laboratorio di ricerca,  che opera da qualche anno opera in città il Centro Studi italo-ungherese  “ARPAD”, con finalità di recupero di quella memoria storica che lega il  territorio a quello magiaro.
  Elementi di contatto presenti in  diverse epoche storiche che di recente si sono rafforzate anche con la presenza  a Reggio Calabria di diverse figure culturali ed istituzionali come  la visita istituzionale del 12 marzo corrente  anno in città da parte dell'Ambasciatore della Repubblica d'Ungheria Istvàn  Kovàcs, che ha consegnato alla Città di Reggio Calabria un riconoscimento a firma del  Presidente della Repubblica magiara Laszlò Solyom “per quel sentimento che  animò i  reggini che solidarizzarono con  il popolo ungherese durante i tragici momenti della Rivoluzione ungherese del 1956”.
  Quindi con tali azioni in  funzione della cultura, da parte  del  sodalizio reggino, quali ricerche, convegni, scambi con altri settori della  cultura magiara, si rafforzano ulteriormente le fondamenta di questo ponte  culturale atto al recupero di quella memoria inserita nel bacino del  Mediterraneo a sua volta contenitore di diverse culture, tra cui quella  ungherese.
  Nella parte iniziale della  conferenza sono stati evidenziati i riflessi che la rivoluzione ungherese del 1956 ha avuto.
  Di seguito l'intervento de Direttore  dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria Maria Lia Baldissarro.
  L’intervento della stessa si è  basato ponendo l’attenzione al ruolo degli archivi come luoghi della memoria e,  nel contempo ha voluto ringraziare il Circolo Culturale L’Agorà per la meritoria  azione educativa che svolge da tempo sul territorio.
  Il funzionario nel corso del suo  pregevole intervento ha evidenziato ai presenti il ruolo dell’Archivio e  dell’Archivista, volto alla conservazione e alla valorizzazione dei documenti  cartacei antichi e contemporanei, quindi la memoria storica il cui sapere  diviene una conoscenza che si identifica atta alla salvaguardia del ricordo,  quindi diventarne custodi.
  Gianni Aiello ha presentato un cd  multimediale contenente servizi radiofonici del periodo e naturalmente  la lettura, il commento di documenti,  manifesti relativi alla materia oggetto di discussione, dalla quale si evince a  chiare lettere l’impegno e la solidarietà della gente comune verso chi  combatteva per un alto ideale, quello della libertà.
  «Parlare della rivoluzione  ungherese del 1956 qui a Reggio Calabria,   - dice Gianni Aiello -   sembrerebbe strano, in quanto tale argomento  potrebbe sembrare lontano sia dal punto di  vista geografico che da quello storico: è passato mezzo secolo! 
  La rivoluzione ungherese “fu  rivoluzione” e fu  “rivoluzione  proletaria”, contro lo stalinismo, essa aveva un carattere socialista come  si può facilmente evincere dalla creazione di “comitati rivoluzionari” e  “consigli operai” nei quartieri e nelle fabbriche sia a Budapest che nelle  province. 
  La rivoluzione ungherese del 1956  fu il principale momento di crisi del blocco sovietico negli anni '50 e favorì  straordinariamente la presa di distanza dai miti del “socialismo reale”  da parte di settori della sinistra non conformista e anche da parte di  militanti di quella istituzionale. 
  Eppure proprio in quei giorni  anche a Reggio Calabria erano presenti quei sentimenti di solidarietà con il  popolo magiaro e, naturalmente la visione dei documenti che andremo ad  analizzare ne sono una valida testimonianza». 
  Si è assistito, quindi, ad una  sequenza di documenti che hanno testimoniato come tali fatti venivano vissuti a  Reggio e nella sua provincia, di come la gente semplice “reagiva” e  solidarizzava con il popolo ungherese insorto, degli accessi dibattiti nelle  aule dei consigli comunali.
  Tutte queste “tracce”  conservate e fatte  “rivivere” ,  grazie all’impegno ed alla sensibilità di chi li ha custodite e di chi  attraverso la ricerca ha voluto farne anche patrimonio culturale per le nuove  generazioni, rappresentano il giusto codice d’accesso alla chiave di apertura  atta alla volontà di ricordare.
  Avere una memoria storica ha il  compito di ricordare e trovare una continuità con ciò che è avvenuto,  insegnando quindi alle nuove generazioni la volontà di ricordare, analizzare  ciò che è stato e non dimenticando così il passato, costituendo quindi “un”  sapere, oggetto di analisi rispetto alle trasformazioni sociali, culturali,  economiche e politiche, portando l’uomo a porsi davanti a ciò che è stato e  alla storia, cercando di trarre da essa una strategia di comportamento per la  vita nel futuro.




