Si è svolta venerdì 10 febbraio la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “Nel ricordo di Giorgio Gaber nel ventennale della morte”. Nel corso dell’iniziativa, organizzata dal sodalizio culturale reggino, si sono registrati diversi momenti di riflessione alquanto significativi a riguardo la figura dell’uomo e dell’artista Gaber.La conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, si è avvalsa di diversi contributi a riguardo il tema in argomento. Gianni Aiello (Presidente del sodalizio organizzatore) nel porre i saluti, ringraziando tutti coloro che hanno permesso la buona riuscita della giornata di studi su Giorgio Gaber, ha posto la sua attenzione su due uscite discografiche di Giorgio Gaber inserite nella collana serie rossa a cura della rivista settimanale “IL DISCO TASCABILE POP”. Si tratta di due brani, il primo, datato 1965 “Te lo leggo negli occhi” ed il secondo dell’anno successivo “Il ragazzo di via Gluck” che tra l’altro, sempre nel 1966 realizzò una parodia su tale brano dal titolo “La Risposta al Ragazzo della Via Gluck” . Nel corso del suo intervento, Gianni Aiello ha letto una lettera da parte del Sindaco di Milano Giuseppe Sala che ha inviato “i migliori auguri di successo per l’iniziativa” e di seguito ha ringraziato i fratelliFiamenghi per la disponibilità dimostrata nel ricordare alcuni aneddoti dello zio, che era il proprietario del “Bar Gino”, ubicato al numero civico 50 della via Giambellino, location riportata nella canzone di Giorgio Gaber “La ballata del Cerutti”.È stata poi la volta del Presidente della Fondazione “Giorgio Gaber” Paolo Dal Bon che nel corso del suo intervento, nell’elogiare l’iniziativa, ha dichiarato che tali iniziative rappresentano una grande risorsa,in quanto aiutano a ricordare la figura e l’opera di Giorgio Gaber. La parola è passata a Guido Harari, fotografo ed autore di due volumi dedicati al Signor G, quali “Quando parla Gaber” e “Gaber. L’illogica utopia” .Guido Harari , tra l’altro ospite del Circolo Culturale “L’Agorà”, in una precedente occasione, quella relativa a “Una giornata per De André – Popoli e Culture nel Mediterraneo”, nel corso del suo intervento ha ricordato diversi aneddoti a riguardo Giorgio Gaber. La parola è poi passata ad Antonino Megali (vice Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”) che, nel corso del suo intervento ha ricordato la figura sia dell’uomo che dell’artista, ricordando anche alcuni dei luoghi simbolo legati a Giorgio Gaber quali ad esempio la casa natale ubicata in Via Londonio 28, in zona Sempione, i locali di Santa Tecla, il Piccolo Teatro, il bar Giambellino, fino ad arrivare al Teatro Lirico dove si esibí con Mina.Giorgio Gaber, nato a Milano il 25 gennaio 1939 (Gaberscik all’anagrafe), si è avvicinato alla musica fin da piccolo: di salute cagionevole durante l'infanzia si è ammalò due volte di poliomielite. Per curare una lieve paralisi alla mano sinistra, causata dalla malattia, suo padre Guido gli regalò una chitarra e lui imparò a suonarla. Giorgio Gaber è stato un cantautore, commediografo, attore, cabarettista, conduttore televisivo, chitarrista e regista teatrale italiano, tra i più importanti dello spettacolo e della musica italiana del secondo dopoguerra. L’inizio di Giorgio Gaber è figlio del jazz e del rock &roll. Siamo nella seconda metà degli anni 50 e la leggenda narra del Santa Tecla, locale un po’ equivoco a due passi dal Duomo di Milano. E’ lì che uno studente della Bocconi, diploma di ragioniere, milanese ma di radici triestine, si trasforma in chitarrista e poi perfino in cantante. D’altronde il “conservatorio”, per una intera generazione di artisti nati intorno alla guerra, è una cantina underground e Gaber non sfugge alla regola. Con lui ci sono Enzo Jannacci, Luigi Tenco, Giampiero Reverberi. Si fa del jazz (c’è anche Paolo Tomelleri), del country & western (il primo gruppo si chiama Rocky Mountains) e si scoprono Bill Haley, Elvis Presley, i Platters. Passano dal Santa Tecla Adriano Celentano (che vorrà Gaber come accompagnatore alla chitarra) e soprattutto Sergio Rapetti in arte Mogol. Sarà lui ad offrire all’incredulo studente il primo contratto discografico. La Milano del periodo offre “palestre” di primo piano quali l’Hot Club, la Taverna Messicana, il Cab 64 o il Santa Tecla. Dopo un EP per Dischi Ricordi (“Ciao ti dirò” è il primo brano di rock ‘n’ roll in lingua italiana), nel 1959 fonda I Due Corsari con l’amico Jannacci, che si distingue per i testi umoristici da cabaret. Ricorda di lui Roberto Vecchioni: “Gaber era semplice e chiaro, non gridava verità ma proponeva strade. Segnalando anche l'importanza del dolore, la necessità nella vita di superare prove difficili. Tutte cose che danno i romanzi, e però in maniera più diretta oggi ci arrivano proprio dalle canzoni d'autore. La forma più rapida per entrare nel contemporaneo. Che poi è sempre stato lo scopo di Giorgio Gaber: cantare l'illogica allegria del vivere la realtà.”Giorgio Gaber è stato un artista di grande spessore ed ancora oggi il suo percorso culturale è attuale per tutte le generazioni. La maggior parte delle sue canzoni sono un testamento “politico” dell’Italia del suo tempo. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi a cura di Antonino Megali (vice Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”). Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì venerdì 10 febbraio.

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10 febbraio 2023
la conferenza