Con la celebre frase  del generale Charles De Gaulle «
Signori la  ricreazione è finita: inizia la politica» si chiuse il “maggio  francese”, acronimo con il quale si identifica quell'insieme di 
 quei movimenti in chiave anti  capitalista ed imperialista e contro la politica gollista francese: tale  reazione coinvolse diversi strati sociali transalpini, tra i quali quello  studentesco e quello operaio ed influirono anche in altre parti sociali come il  ceto medio e la piccola borghesia, estendendosi di seguito a grandi strati  della società francese.
  Siamo quindi  nell'anno 1968 periodo storico che diede inizio a quel “movimento” che  riporta lo stesso acronimo e che nel contempo “quel '68” non è facile da  collocare né dal punto di vista geografico che cronologico, visto che tale  movimento “ …. rappresenta una complicata  concatenazione di uomini, idee, desideri, delusioni, ma anche caratterizzato  dalla nascita di movenze di autonomia ed internazionalità...” (1) . 
  Elementi questi che compongono “una breccia in quel mondo considerato  troppo vecchio e da cambiare”. (2) 
  Ritornando alla Francia, oggetto della conversazione organizzata dal  Circolo Culturale “L'Agorà” , c'è da evidenziare che in quel periodo  cronologico sul territorio transalpino vigeva un certo ottimismo, dovuto sia al  boom economico del dopoguerra che alle linee programmatiche della politica  gaullista e da queste cifre nessuno poteva immaginare ciò che sarebbe accaduto  nei mesi successivi.
  Tutto sembra avere avuto inizio a seguito dell'arresto di alcuni studenti  che solidarizzavano nei confronti della questione vietnamita e, tali detenzioni  determinarono la reazione di altri studenti che occuparono l'Università di  Nanterre: si era al 22 marzo del 1968, data che diede inizio all'organizzazione  studentesca denominata "movimento del 22  marzo". 
  Dopo lo sgombero  dell'ateneo di Nanterre, da parte delle forze dell'ordine transalpine, il 2  maggio 1968, mentre il giorno successivo la contestazione si sposta a Parigi  con l'occupazione dell'Università della Sorbona: è l'inizio del maggio francese  ed Alain Geismar e a Jacques Sauvageot assieme a Daniel Cohn-Bendit (che si  proclama "profondamente anticapitalista, antiautoritario e  anticomunista", sono ricordati tra i leader di tale movimento. 
  Ciò che accadde per le strade della capitale parigina nella notte tra  il 3 ed il 4 maggio consentì l'espansione del movimento che fece presa anche  sulla classe operaia, quella contadina e che nel contempo rifiutavano la  politica del Partito Comunista francese e delle sigle sindacali transalpine.
  Tale dissenso scaturì in una serie di manifestazioni che dai due  milioni di scioperanti del 19 maggio, si passò ai 10 milioni di adesioni del 28  maggio: dalla fabbrica Sud-Aviation di Nantes,  alla Renault-Billancourt di Parigi insieme ad altre fabbriche  automobilistice  furono coinvolti, così  come altri settori legati ai servizi (elettricità, gas) che paralizzarono la  Francia ed in quei frangenti videro la luce in diverse città i comitati di  quartiere.
  Per quanto ebbe a verificarsi Daniel Cohn Bendit  nelle sue memorie ebbe a dire che tali situazioni non scaturirono da una linea  programmatica dagli "obiettivi politici immediati” e quei risultati che si  espandevano a macchia d'olio sul territorio francese neanche il movimento del “Ventidue  di Marzo era in grado di assumersi questa responsabilità".
  L’11 maggio il primo ministro, George Pompidou riaprì la Sorbona, ma  nonostante tali propositi di dialogo tra le parti non si verificarono punti di  apertura così come tra le sigle sindacali ed il “movimento” ed a tal  proposito l' Humanitè nei suoi articoli  informava l'opinione pubblica che gli scopi del sindacato si basavano su  aspetti prettamente economici ed a tal proposito  Daniel Cohn-Bendit ricorda,  riferendosi alla sigla sindacale collegata al Partito Comunista francese che “La Cgt aveva paura aveva previsto una manifestazione  per il 14 perché il 13 maggio era il decimo anniversario della salita al potere  di De Gaulle: era la sfida! Non poteva convocare una manifestazione per lo  stato sociale, nessuno ci credeva”.  (3)
  A questo punto è interessante riportare alcune considerazioni, come  quella di Federica Cianci che a tal proposito dice. [ … Nel marzo di quell’anno  il quotidiano "Le Monde", con il titolo L’agitazione studentesca nel  mondo,descriveva la lunga serie di manifestazioni, scontri fra studenti e  polizia,occupazioni di sedi universitarie; pochi giorni prima, da quelle stesse  colonne,il sociologo Alan Touraine si era chiesto: "I movimenti di Berlino  e di Nantere, di Praga e di Trento non sono forse i segni premonitori di una  critica e di una contestazione intellettuale e pratica della società dominata  dalle grandi organizzazioni e dall’apparato statale,una spia di nuove forme di  dominio e di nuovi conflitti sociali?". L’anno prima a proposito della Repubblica  Federale Tedesca, Jurgen Habermas aveva notato che"per la prima volta  nella storia"gli studenti svolgevano"un ruolo politico che bisogna  prendere sul serio". Tuttavia,è anche vero che i disordini e le  contestazioni che nel 1968 investono il mondo universitario rinviano a contesti  sociali e politici diversi e,visti retrospettivamente, appaiono ancor più  chiaramente sia come il canto del cigno di movimenti nati ben prima, che come  il punto di partenza di agitazioni sociali più ampie e di future trasformazioni...].  (4)
  Scrive Francesco Giliani che [ … il 30 maggio i gollisti, con l’aiuto  dell’estrema destra, organizzano la prima contro-manifestazione di massa a  Parigi con 4-500mila persone, dai parà torturatori d’Algeria alla gioventù  dorata fino ai commercianti impauriti dai “rossi”. Rivoluzione e  contro-rivoluzione si alimentano. La politica rinunciataria del Pcf è  l’elemento decisivo: nessuna risposta ai gollisti...] (5). Successivamente De  Gaulle indice le elezioni legislative per il 23 giugno e  la destra conquista 394 deputati su 485: [ …  è un sintomo, e non la causa, della sconfitta, dovuta all’assenza di un partito  autenticamente comunista. In una situazione chiaramente rivoluzionaria al  Partito comunista non si chiedeva di gestire il capitalismo ma di guidare la  trasformazione sociale. Le classi medie in questi momenti sono disposte a  seguire chi propone una guida sicura, anche molto radicale. Nella mancanza di  una guida per l’insurrezione, l’ambiente in una situazione di scontro così  acuta cambia in maniera molto rapida, e la piccola borghesia decide in  quest’occasione di mantenere lo status quo.] (6)
  Il 16 giugno la gendarmeria evacua  dopo alcune ore l'ateneo parigino della Sorbona, tali operazioni di sgombero e  l'arresto degli irriducibili sono i titolo di coda che scorrono  irrevocabilmente sul set del “Maggio” in  argomento. 
  Altri spunti di riflessione cifre sono oggetto dell'intervento  d'apertura da parte di   Gianni Aiello  che ha portato all'attenzione dell'uditorio due interviste utili ad una ulteriore  lettura all'argomento  oggetto della  conversazione  odierna organizzata dal  Circolo Culturale “L'Agorà” sul tema “Il marxismo di Daniel Cohn Bendit“.
  Nella prima  intervista apparsa sul quotidiano LA STAMPA in data 3 marzo 2014  Daniel Chon-Bendit afferma :
  
    - i partiti socialisti sono vecchi e non attirano più i  giovani 
- Il limite del PSE è che  manca di una strategia riformista e socialdemocratica per l’Europa
Ed alle seguenti  domande rispose :
    Renzi  ha parlato dell’Europa dei popoli, dell’urgenza di colmare lo spread sociale  prima di quello politico.  
    «Belle frasi ma del  tipo che possono essere pronunciate da tutti, conservatori compresi. Nessuno  direbbe mai che vuole l’Europa dei governi. Il punto è avere una visione,  lavorare perché gli Stati Uniti d’Europa diventino una realtà che si muove  compatta sul riscaldamento globale, su come regolare la globalizzazione, sulla  difesa delle economie dei paesi del sud dall’attacco dei mercati,  sull’ambiente. Ecco, Renzi non ha idee sull’ecologia, pare qualcosa che per lui  non esiste».  
    Una  volta i partiti socialisti e comunisti seducevano i giovani. Oggi, se va bene,  i loro genitori. Come mai?  
    «Perché i partiti  socialisti sono vecchi e non solo sull’Europa. Come può un giovane essere  attratto da Hollande? Lo dico da verde, ma è così. Dobbiamo parlare ai ragazzi,  spiegare loro che in un futuro prossimo la soluzione a tanti problemi non sarà  più nazionale, dal clima al regolamentare la globalizzazione, e la sovranità  europea farà la differenza...». (8)
    L'altra intervista apparsa  sul quotidiano LA REPUBBLICA in data 2 aprile 2008 a riguardo il suo libro “Il  sessantotto da dimenticare” dichiara: «Ho voluto intitolare questo libro  “Forget 68”, ovvero Dimenticare il Sessantotto. Il Sessantotto è finito! Questo  non vuol dire che quel passato sia morto, ma soltanto che è sepolto da quaranta  tonnellate di selciato che, da allora, hanno segnato e trasformato il mondo.  Questo mondo, infatti, non è assolutamente piú quello del '68, e ciò significa  che il '68 e gli anni successivi sono alle spalle. Il '68 è stato il primo  movimento su scala globale divulgato in tempo reale. Abbiamo vissuto al ritmo  di Berkeley, di Berlino, di Parigi, di Roma, di Budapest e infine di Praga. Era  un mondo di rivoluzioni, differenti e ciò nondimeno collegate tra loro».  (9)
    Da quel periodo storico  quindi sfociarono di seguito diversi movimenti  extraparlamentari, così come riportato da un articolo di Federica Ciracì dal  titolo “L'influenza delle correnti di estrema sinistra” : [... Le correnti di  estrema sinistra conoscono nel ’68 un intenso sviluppo,che rende estremamente  inquieti laddove esistono,i partiti comunisti tradizionali e irrita quelli  socialisti e progressisti. Queste correnti anarchiche,trotzkiste e maoiste si  presentano allo stesso tempo e in modi diversi da paese a paese sotto forma di  piccoli partiti e gruppi o di correnti in formazioni pluraliste più ampie.  Nonostante le loro divergenze dottrinali, i militanti di sinistra sono  consapevoli di essere parte in causa di uno stesso movimento rivoluzionario.  Quando si evocano i gruppi di estrema sinistra, il riferimento è in primo luogo  alle correnti più strutturate come trotzkismo e il maoismo. Qualche anno prima  del 1968, nella maggior parte dei paesi occidentali fanno la loro comparsa,  anche piccoli gruppi marxisti-leninisti, usciti dai partiti comunisti ortodossi  e dalle loro organizzazioni giovanili, che si richiamano alla rivoluzione  culturale cinese e che verranno definiti (o si autodefiniranno)"  maoisti". Tale rivoluzione culturale, con la sua forza, con la sua  capacità di mettere in azioni milioni di giovani,è in primo luogo di studenti,  affascina molti studenti e intellettuali occidentali, che ne danno una lettura  da un’angolazione del tutto particolare, fondata sulle affinità con le loro  stesse aspirazioni di rivolta. Il sostegno fornito dalla Cina ai movimenti di  liberazione nazionale e il suo impegno anti-imperialista contribuiscono a  rafforzare l’aura del maoismo. La specialità dell’Italia, anche in questo caso  rinvia il carattere esplosivo e frammentato qui assunto dalla genesi dei  movimenti di estrema sinistra e alla longevità delle correnti di protesta nate  negli anni 1966-1968. Le organizzazioni di estrema sinistra scaturiscono da  processi evolutivi che hanno origine dal PCI, o dal PSI, e da successive  scissioni fra il 1968 e il 1973 anno i cui il movimento autonomo emerge sulla  base della critica e del rifiuto dei "partitini", espressione con la  quale vengono definiti i gruppi maoisti o trotzkisti ritenuti eccessivamente  rigidi, alienati, troppo chiusi nella dimensione politica del culturale e del  privato. Nel 1969, vari gruppi sorti nel 1966-1967 in particolare "La  Classe", Potere Operaio di Pisa, una parte del movimento studentesco di  Torino e di Trento fondano Lotta Continua. Già qualche mese dopo, tuttavia, i  limiti di questo composito insieme appaiono evidenti; dalla presa d’atto di  questa situazione nascono due giornali, "Potere Operaio", con Toni  Negri e "Lotta Continua" con Adriano Sofri e Guido Viale...] (10)
    Come si diceva in apertura a riguardo  il tema storico in argomento è stato “un periodo di grandi trasformazioni che  sconvolsero l’intero pianeta” (11), fotografie queste che sono state esaminate,  nel corso della conversazione culturale organizzata dal sodalizio reggino,  insieme ad altre cifre quali autoritarismo, arrivismo, carrierismo,  conformismo.
    In  questo contesto la figura, alquanto complessa,  variegata e nel contempo dinamica di Daniel Cohn Bendit che da collaboratore  della rivista anarchica “Nero e Rosso”, siamo nel 1967, si passa da diverse  candidature nel parlamento europeo alla data del settembre del 2010, periodo in  cui promuove  assieme a Guy Verhofstadt e Andrew Duff, la  formazione del Gruppo Spinelli per il rilancio dell'integrazione europea.
    A  riguardo tale arco di tempo, di seguito una breve sintesi cronologica:
  
    - 2 maggio 1968:  a seguito dello sgombero dell'ateneo di Nanterre, da parte delle forze  dell'ordine transalpine, Cohn-Bendit fu tra gli studenti che spostarono la  protesta nel centro di Parigi, occupando la Sorbona il giorno seguente;
- 31 agosto 1968: Carrara, teatro “Animosi” (Congresso  internazionale degli anarchici) alla presenza di diverse delegazioni  da ogni parte del mondo, contestò gli  anarchici «ortodossi»: mentre il delegato messicano Rojas parla al microfono,  grida la sua condanna contro Fidel Castro, schieratosi con l'Unione Sovietica  nella tragedia praghese. La reazione di Cohn Bendit e del suo gruppo : «Viva  Castro», urlano i francesi battendo i pugni, «dissoluzione del congresso».  Poi l'accusa più grave: «Gli anarchici cubani sono pagati dalla Cia»;
- 1969: attore nel film  di  Jean-Luc Godard “Vento dell'Est”;
- 1981: sostiene  la candidatura di Coluche come presidente  della Repubblica in Francia;
- 1986: il  suo abbandono della prospettiva rivoluzionaria in "Nous l'avons tant  aimée, la Révolution";
- 1989:  eletto nella lista dei Verdi al consiglio  comunale di Francoforte e venne nominato vicesindaco all'interno di una giunta  con l'SPD. Fu il primo responsabile per gli affari multiculturali  dell'amministrazione della città;
- 1994: eletto  al Parlamento europeo in rappresentanza dei Verdi tedeschi;
- 1998: definisce il suo  orientamento politico come "liberale-libertario". Appoggia gli  interventi militari in Bosnia-Erzegovina e in Afghanistan ed è fortemente a  favore dell'integrazione europea;
- 1999: riconfermato al  Parlamento europeo, ma in rappresentanza dei Verdi francesi;
- 2002:   eletto co-presidente del gruppo parlamentare dei Verdi/ALE;
- 2004: guida la formazione del Partito  Verde Europeo, divenendone co-presidente e riconfermato al Parlamento europeo per conto dei Verdi tedeschi e venne eletto  presidente del gruppo parlamentare dei Verdi/ALE;
- febbraio 2007: eletto vicepresidente del "Movimento europeo della Francia";
- 2009: riconfermato al Parlamento europeo, in rappresentanza di Europa  Ecologia, di cui era capolista in Île-de-France. 
A riguardo il periodo del “ '68” e  nello specifico a riguardo al periodo successivo al mese del “maggio parigino”  Daniel Cohn Bendit ricorda: [… Tutto questo periodo fu allo stesso tempo un  esilio e una vita da parassita. Vivevo sfruttando le idee che rappresentavo e  per le quali avevo lottato. Però la classe operaia non può fare la vita dei  parassiti, deve lavorare per vivere. E nonostante le sconfitte non avrà altro  rimedio che ritornare ad alzare la testa e tornare alla lotta...] . (12)