Il Circolo Culturale L'Agorà ha voluto inserire nel contesto dei "Pomeriggi culturali" il tema avente come titolo “il 68” per ricordarne l'anniversario dei quarant'anni e nel contempo fatti, personaggi inerenti a tale periodo storico, culturale, sociale, artistico.
Nel 1975 - esordisce Gianni Aiello, presidente del sodalizio organizzatore - , tredici anni dopo il periodo oggetto della discussione di oggi e due anni prima del periodo relativo al movimento del “77” il cantautore romano Antonello Venditti incideva la canzone “Compagno di scuola” dove descrive delle fotografie inerenti il mondo dell’istruzione con “... Nietsche e Marx che si davano la mano ...”e nello specifico una scena dove si parla di assemblee, di dibattiti mai concessi ma anche di “...botte nel cortile e nel  corridoio, primi vagiti di un ’68 ancora lungo da venire e troppo breve da dimenticare...” ed ancora  prosegue “ E il tuo impegno che cresceva sempre più forte in te ...” per concludere “... ti sei salvato dal fumo delle barricate ... ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?”
In questi versi di Antonello Venditti ci sono tutte le caratteristiche del periodo con le loro speranze, utopie, “svolte” per chi magari come dice lo stesso autore “è entrato in banca”, mentre gli altri sono rimasti “prigionieri” delle ideologie, indipendentemente da quale punto della barricata erano posizionati, e, molti sono rimasti giacenti sull’asfalto.
Quindi incontro, confronto, scontro tra idealisti e carrieristi, come avviene nella canzone di Francesco Guccini del 1965 “Dio è morto” dove si parla apertamente di corruzione e meschinità, d i falsi miti e di falsi dei.
Essa è un manifesto che “apre” alla canzone di protesta italiana e rappresenta un valido strumento di opposizione “ radicale all’autoritarismo, all’arrivismo, al carrierismo, al conformismo” (1)
Il ’68 non è una cosa facile da raccontare, non è collocabile cronologicamente nell’anno solare in questione: esso è una onda lunga che parte anni prima.
Tale movimento rappresenta una complicata concatenazione di uomini, idee, desideri, delusioni.
La cosa certa è che esso nasce con movenze di autonomia ed internazionalità, ma anche rappresenta una breccia in quel mondo considerato troppo vecchio e da cambiare.
Esso è stato caratterizzato da consistenti aggregazioni culturali alquanto variegate composte da operai, studenti capaci con la loro onda d’urto a far “tremare” governi, politici: quindi un’azione diretta al cambiamento della società
Il movimento del ’68 assume in seguito delle metamorfosi che sfociano in raggruppamenti politici giovanili, movimenti extraparlamentari.
I giudizi sul ’68 sono posti ad un bivio: c’è chi supporta la tesi che esso sia stato lo strumento valido al cambiamento, chi invece sostiene il contrario e che tale movimento abbia portato alla demolizione della eticità ed alla solidità della ragion di stato.
Il Sessantotto , quindi ha rappresentato una  “rivoluzione culturale”  - ha esordito nel suo intervento Gianfranco Cordì, responsabile della sezione cinema del Circolo Culturale L'Agorà - che ha portato dei profondi cambiamenti più sul costume e sui comportamenti sociali rispetto alla politica.
Infatti nel corso del suo intervento Gianfranco Cordì ha affermato che tale periodo storico è stato “un cocktail esplosivo e variopinto” , facendo in seguito un excursus storico su alcune figure chiave del periodo come Karl Marx, Sigmund Freud, Herbert Mancuse e Pierpaolo Pasolini, ma non ha dimenticato anche di fare dei doverosi cenni come lo statuto dei lavoratori, la battaglia sull’aborto e quella sul divorzio.
Il pensiero di Karl Marx relativo a meriti e demeriti della borghesia è fortemente sentito ed attuale nel periodo oggetto della giornata di studi ma anche altri punti cardini della filosofia marxista sono stati trattati dal Cordì la soluzione del proletariato molto sentita nel ’68, come la costruzione di un mondo nuovo liberato dalle ingiustizie e dalle diseguaglianze e tale corrente ideologica, trova appunto ancora attuazione e diffusione nei paesi dell’Europa continentale e in America latina.
In Italia le idee marxiste facenti parte della linee care ai vari Labriola, Croce, Gramsci, Togliatti vennero “contrastate” da quelle facenti parte al ritorno alle teorie di Marx del “Capitale” , quindi diversificandosi dalle posizioni di chiara scuola hegeliana ma, nel contempo l’orientamento marxista andò oltre gli aspetti tradizionali legati alla lotte di classe, interessandosi anche di tematiche relativa all’ambiente, all’educazione scolastica, alla medicina, alla famiglia, ad ogni forma di protesta contro qualsiasi forma di repressione come quella politica e culturale sotto ogni aspetto.
A riguardo Sigmund Freud e le sue idee – spiega Gianfranco Cordì – sono oggetto di studio da partedi un’equipe di studiosi tedeschi, di eterogenea vocazione marxista, facenti parte della “Scuola di Francoforte”, che ha in Herbert Marcuse uno dei massimi esponenti di tale corrente di pensiero,  che in tale periodo era docente universitario negli atenei statunitensi dell’area californiana e che erano al centro delle rivolte studentesche.
Il dettato letterario di Herbert Marcuse (Eros e Civiltà, stampato nel 1955 e "L'Uomo ha  una dimensione", pubblicato nel 1964) evidenzia alcune cifre rivolte al mondo industrializzato  tende a porre un’azione di controllo sull’individuo ma anche agli aspetti del consumismo: questi due aspetti svolgono un’azione di “appagamento” nell’individuo.
L’utopia di Herbert Marcuse denuncia tutto ciò, in quanto lo sviluppo tecnologico tende ad annullare la figura dell’uomo ed auspica il “ritorno” dell’uomo nella sua dimensione naturale.
Inoltre viene sottolineato che il soggetto tipo individuato dalla teoria marxista non è più il  lavoratore ormai assorbito nel sistema ma gli appartenenti a gruppi che stanno ai margini della società benestante che Herbert Marcuse rappresenta come: "il sostrato dei reietti e degli stranieri, degli sfruttati e dei perseguitati di altre razze e di altri colori, dei disoccupati e degli inabili.
Essi permangono al di fuori del processo democratico, la loro presenza prova quanto sia immediato e reale il bisogno di porre fine a condizioni e istituzioni intollerabili.
Perciò la loro opposizione è rivoluzionaria anche se non lo è la loro coscienza. Perciò la loro opposizione colpisce il sistema dal di fuori e quindi non è sviata dal sistema; è una forza elementare che viola la regola del gioco e così facendo mostra che è un gioco truccato".
Dopo tale disamina, Gianfranco Cordì ha affrontato la figura di Pierpaolo Pasolini che nei confronti del ’68 assunse atteggiamenti contrari e lo definì come «la distruzione dell'innocenza», ovvero la  «distruzione dei valori» come quelli della  sinistra, della Resistenza.
La spiegazione che Pierpaolo Pasolini dà del Sessantotto può indirizzarsi ad una risposta al cambiamento, una reazione che non è quella effettuata dalle classi operaie  e del sottoproletariato ma da quelle medie, definite dal letterato come fasciste, esempio di tutto ciò è quello che accadde negli scontri di Valle Giulia.
A tal proposito nel giugno del 1968 Pierpaolo Pasolini scrisse “Il PCI ai giovani”, una poesia dove affrontava la discussione sulle lotte studentesche:[...  Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano. … Hanno vent'anni, la vostra età, cari e care. Siamo ovviamente d'accordo contro l'istituzione della polizia. Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete! I ragazzi poliziotti che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale)di figli di papà, avete bastonato,appartengono all'altra classe sociale. A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte della ragione) eravate i ricchi,mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto) erano i poveri. …].
La parola è poi passata ad Antonino Megali, socio del Circolo Culturale L'Agorà che nella premessa relativa al '68 ha anche lui evidenziato che tale periodo storico non si riferisce all'anno solare,ma un periodo che  inizia anni prima e si conclude-specie in Italia-molto dopo.
La contestazione giovanile interessò gran parte del mondo:America,Cina,Giappone,Germania ovest,Italia,Francia:
In ogni nazione però ebbe caratteri e forme diverse. Sarebbe più esatto parlare non di 68 al singolare,ma di tanti 68 con origini diverse e con due immagini opposte :una libertaria e l’altra totalitaria.
Tuttavia alcuni elementi permettono di unificare questo crogiuolo di studenti. Cercheremo di elencarne quelli più importanti. La rivolta è generazionale,apolitica ed estemporanea. E’ contro la tradizione,quindi contro i padri,l’autorità,l’ordine,la cultura,la società,i costumi sessuali della generazione precedente,il conformismo della borghesia.
I giovani del 68 per entrare in società non  vogliono più farlo attraverso la famiglia,peraltro già in crisi,ma vogliono superare  l’incomunicabilità,termine in voga allora,con forme di associazionismo spontaneo.
Vengono considerati autoritari e selettivi i modelli scolastici e viene invocata la scolarizzazione di massa.
La contestazione ancora mentre provoca uno sconvolgimento nella società,non intacca la politica. Nelle sue forme primitive il movimento fu sconfitto proprio perché non aveva proposte politiche da trasmettere,ma solo miti e utopie già vecchi.
Dicevamo che ogni nazione ebbe un suo sessantotto.
L’America vide la lotta per i diritti della gente di colore,i figli dei fiori, gli hippies , le canzoni e le poesie della beat generation,infine la polemica contro la guerra in Vietnam che portò ad un atteggiamento autopunitivo e di espiazione.
La Germania subisce l’influenza del proprio passato: dal pensiero negativo dei suoi filosofi e dalla critica all’industria culturale di Adorno e della Scuola di Francoforte.
In Cina si chiamò rivoluzione culturale. Prima era limitata all’ambito artistico e letterario.
Con la discesa in campo degli studenti armati del loro libretto rosso si sfiorerà la guerra civile.
L’Inghilterra fu una sorta di oasi.
Là nacque la moda dei capelli lunghi,della società permissiva,ma il sessantotto fu il meno politico
di tutti e anche il meno violento e corale.
Esattamente come avevano previsto i Beatles  nella loro canzone “Revolution”: Se continua a portare  con te delle foto del presidente Mao / nessuno ti seguirà,credimi.
Ben altri i problemi del sessantotto cecoslovacco dove si combatteva una repressione reale e dove la Primavera praghese veniva soffocata dalle truppe del Patto di Varsavia e un giovane ,Jan Palach,si
darà fuoco per protesta come già avevano fatto i Bonzi buddisti a Saigon.
Ci soffermeremo ora su quanto accaduto in Francia e in Italia. 
E’ Parigi a vivere il sessantotto più surreale,più violento , ma anche più breve tanto che si parla di maggio francese, subito battezzato come il joli mai. Tutto era cominciato a Nanterre, per una banalissima richiesta da parte degli studenti di avere i loro quartieri in comune con quelli delle studentesse.
A Parigi gli studenti erano guidati da Daniel Cohn-Bendit, di origine tedesca.
La città era paralizzata da cortei e scioperi. De Gaulle fu preso alla sprovvista,e sottovalutò il movimento e si dichiarò disponibile alle  riforme,ma non alla”chienlit”,alla carnevalata. Ma gli studenti riempirono Parigi di manifesti su cui c’era la silhoutte nere del generale e sopra scritto “La chienlit c’est lui.” Fa allora un passo indietro:j’ai visé a coté de la claque (ho  visto solo un lato della medaglia),ma la situazione si localizza sempre di più. De Gaulle tenta allora l’ultima carta.
Scompare per qualche giorno e va a trovare il suo ex amico-nemico generali Massu,comandante delle truppe di combattimento. Assicuratosi  l’appoggio,torna a Parigi comunica che “la ricreazione è finita”.Il politologo e sociologo Raymond  Aron annoterà nel suo diario che quella sera i francesi capirono che veramente tutto era concluso. Nei giorni seguenti un milione di persone,ormai stanche,sfileranno a favore di De Gaulle.
E in Italia? La contestazione italiana ha un non invidiabile primato:il sessantotto dura più di 10  anni. Colpa anche della classe politica che preferì stare alla finestra ad aspettare che il fenomeno si esaurisse da solo.
La ribellione giovanile,il malessere scolastico e  universitario,il farsi avanti di una timida rivoluzione sessuale non vennero capiti né combattuti.
Accadde anche che scrittori,politici,giornalisti, pseudo-sociologi giustificarono violenze e prepotenze in nome di quella ideologia detta mamaismo,dalla triade Marx,Mao,Marcuse. Gli stessi genitori temevano di  essere definiti “matusa”e facevano a gara con i figli in fatto di giovanilismo. Padri e madri erano diventati fratelli e sorelle dei loro figli.
Tutto avvenne scriverà Oreste del Buono,ricordando quegli anni,perché” gli adulti non seppero comportarsi da adulti”.
In Italia paradossalmente le prime manifestazioni del Movimento studentesco si svolsero all’Università Cattolica di Milano Allora anche la Chiesa aveva i suoi problemi. C’era stata la stagione dei”  preti operai” che vennero cacciati dalla Fiat dagli stessi operai. E un arcivescovo,quello di Torino quando ricevette in dono dai fedeli una croce d’oro, per demagogia lavendette destinando il denaro ai poveri.
Al suo ingresso in seminario venne poi salutato a pugno chiuso dai futuri preti. Niente da meravigliarsi quindi se alla fine del 67 un giovanotto,travestito da prete,fuori di quell’Università, incitava gli studenti alla rivolta.
Era Mario Capanna. Accanto a lui stava il Rettore Ezio Franceschini,che ogni tanto si faceva passare il microfono per dire :badate,quello lì non è un prete.
La Cattolica sarà la prima Università ad essere occupata e poi sgomberata dalla polizia guidata da un giovane commissario che si chiamava Luigi Calabresi.
L’anno scorre tra occupazioni,incidenti tra studenti e polizia, contestazioni alla Mostra del Cinema di Venezia,lancio di uova e ortaggi alla prima della Scala di Milano,scontri tra studenti di opposta fede politica e a Roma il primo marzo scoppia la  famosa battaglia di Valle Giulia,che ispirò a Pasolini la condanna degli studenti “figli di  papà”.Piuttosto che fare un elenco,francamente monotono,di questi avvenimenti,preferiamo parlare dei cambiamenti avvenuti nella vita privata e pubblica.
Il 68 ebbe una moda. Il capo più importante era l’eskimo,giubbotto di tela impermeabile,con cappuccio e chiusura lampo.
Con l’eskimo,obbligatoria la sciarpa avvolta  intorno al collo e lasciata cadere sul davanti.
Poi i jeans unisex e scarpe in pelle scamosciata con suola i gomma,alte sulla caviglia.
Capelli,barba e baffi rigorosamente lunghi.
Veniamo al ruolo della donne.
Il femminismo sta per esplodere e pure in quell’anno sono ancora “gli angeli del
ciclostile”.
I capi erano solo uomini. In questo il 68 fu un movimento maschilista: non si pose il problema di  una ridefinizione del rapporto tra i sessi.
Per la liberazione delle donne aveva fatto di più Mary Quant quando con un colpo di forbici tagliò trenta centimetri di stoffa sulle gonne. Sarà stata,come ebbe a definirla Coco Chanel,”la negazione della femminilità e dell’eleganza”,ma oggi,abituati a ben altro,non possiamo descrivere l’impatto che ebbe la visione di una minigonna agli occhi maschili.
Pensate che a Parigi-ed è quanto dire-fu accusata di provocare incidenti stradali perché gli uomini, guidando,si voltavano per guardare le ragazze che portavano quel tipo di gonna.
Il femminismo pertanto ebbe ben poco a spartire col 68,ma è vero che con la contestazione diventa un fenomeno di massa e quegli anni ne rappresentarono un ottimo terreno di cultura.
Passiamo al linguaggio. Nelle assemblee,negli incontri,nelle riunioni del movimento nacque e si affermò un lessico nuovo fatto di parolacce, bestemmie e neologismi,alcuni dei quali entrarono nelle comuni conversazioni.
Si fecero strada al limite,a monte,a  valle,coscienza di classe,lotta dura, centrismo. Fancazzisti erano quelli che pensavano più alle ragazze che alla rivoluzione.
Nella misura in cui il più della volte veniva usata a sproposito. Ecco un esempio:nella misura incui piove il corteo si  bagnerà quindi,compagni,bisogna portarsi l’ombrello. E’ inutile aggiungere che si davano del tu e che si chiamavano compagni e compagne.
Per quanto riguarda la musica leggera l’anno fu una vera delusione. Per respirare un po’ di trasgressione dobbiamo riferirci a qualche anno prima.
E’ del 66 “Contessa” di Pietrangeli:”Compagni,dai campi e dalle officine /prendete la falce,portate il martello/scendete giù in piazza,picchiate con quello/scendete giù in piazza affossate il sistema”. E sono del 67 sia  “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”,come la non meno celebre “Dio è morto” di Guccini.
Nell’anno in questione inizia a presentare il Festival di Sanremo un giovanissimo Pippo Baudo e ci viene propinata da un certo Adamo una canzone  che recita :”Affida una lacrima al vento/e fa chela porti da me/il vento mi ha detto sta’ attento  /la tua bella non pensa più a te.”
E poi i Camaleonti con “Applausi” : Applausi….di gente /intorno a me/applausi…tu sola non ci sei/ma dove sei,chi sa dove sei tu.” Per fortuna è l’anno anche di Azzurro di Celentano,Balla Linda di Battisti,Insieme a te non ci sto più,della Caselli,La Bambola di Patty Pravo e soprattutto di quella che viene considerata la più trasgressiva:”Vengo anch’io. No,tu no”, di Enzo Iannacci, dove è l’ultima strofa a spiegare il senso del brano:si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale/per vedere se la gente poi piange davvero /e scoprire che per tutti è una cosa  normale/e vedere di nascosto l’effetto che fa.
Veniamo ora al 68 creativo,geniale,estroso,stravagante:ci riferiamo agli slogan apparsi sui muri e che furono chiamati “Operette murali”.
In questo fu Parigi ad avere il primato;noi ci limitammo a copiarli .
Soprattutto nelle prime scritte si manifesta lo spirito libertario del movimento:
1)L’immaginazione al potere.
2)Vietato vietare.
3) Non mi liberare,me ne occupo io.
4) Viva chi pensa,abbasso i pensatori.
5) Abbasso il sommario,viva l’effimero.
6) Professori,siete vecchi come la vostra cultura.
7) Papà puzza.
8) I muri hanno delle  orecchie ma le vostre orecchie hanno dei muri.
9) Più faccio l’amore e più ho voglia di fare la rivoluzione;più faccio la rivoluzione e più ho
voglia di fare l’amore.
Amatevi gli uni sugli altri.
11) Tutto e subito.
12) Siate  realisti,chiedete l’impossibile.
13) Lasciamo la paura del rosso ai bovini.
14) Abbasso il realismo socialista. Viva il surrealismo!
15) Sono marxista,tendenza Groucho.
16) Una risata vi seppellirà.
L’aspetto dissacratore solitamente era incarnato da quelli che si chiamavano Uccelli,studenti della  facoltà di Architettura di Roma.
Facevano irruzione nelle assemblee canticchiando "cip, cip, cip"; imbrattavano di vernice rossa la macchina di un ministro che andava ad inaugurare una mostra al Museo d'Arte Moderna; spiaccicavano piatti di pasta asciutta sulle pareti di casa di chi li invitava a pranzo;portavano un gregge di pecore fin nelle facoltà universitarie.
Invadono una sera la casa del povero Enzo Sicilano e quando lo scrittore raccomanda loro di non fare baccano perché nella stanza accanto c’è la nonna che dorme, uno degli uccelli entra nel letto e le si sdraia accanto.
Nell’appartamento di Moravia e Dacia Maraini uno di loro s’arrampica sulla libreria e vi si appollaia sopra rischiando il disastro. E a una Maraini allibita chiedono,mostrando i quadri appesi alla parete, tutti d’autore, il permesso di  buttarli dalla finestra.
Che cosa ci resta dopo 40 anni da quell’anno che secondo il Time fu un rasoio che separò il passato dal futuro e secondo Giuliano Ferrara fu maledetto tanto da cambiarne la scrittura normale e trasformarlo in 67 più 1? Farne un mito è una forzatura tanto che quasi tutti quelli che l’hanno vissuto da protagonisti in questo anniversario ne hanno preso le distanze.
E’ rimasto solo Mario Capanna a chiamare “formidabili” quegli anni. Ma è altrettanto esagerato considerarlo una truffa.
Si può processarlo,condannarlo,ma non cancellarlo.
Il 68 a spazzato via tante cose che andavano eliminate:l’ipocrita formalismo,la scuola che aveva metodi e insegnamenti arretrati,la severità dei padri verso i figli,la totale repressione della sessualità.
Ricordiamo che solo qualche anno prima fece scandalo un’inchiesta sulla vita sessuale dei giovani di un gruppo di studenti del Liceo Parini di Milano su un giornaletto:La zanzara. Un’iniziativa che oggi farebbe ridere allora divise l’Italia.
Il 68 nella sua prima fase fu un bisogno e una richiesta di libertà e di anticonformismo. Poi vennero gli errori e gli orrori.
Non avendo alcuna radice culturale solida-né voleva averne- si sgonfiò subito. La critica all’autorità dei padri alla famiglia patriarcale causarono la scomparsa dei padri e della famiglia.
La richiesta di una scuola e di una università più a passo con i tempi sfociò nella lotta alla meritocrazia,all’impegno al dovere, all’autorità.
Un esagerato permissivismo portò agli anni di piombo e al terrorismo.
Perfino la religione fu investita da questo ciclone:desacralizzata la fede,messi in discussione i riti,ridimensionata la figura del sacerdote,quasi annullata la differenza tra sacro e profano.
Tutto sostituito con lo slogan “Dalle messe alle masse” e con la ricerca di nuove tendenze spirituali che univano elementi delle religioni orientali con elementi pagani e della tradizione esoterica occidentale.
Di tanti umori e amori di quell’epoca la società italiana ne è ancora intrisa,ecco perché non è superfluo parlarne a quarant’anni di distanza.

ShinyStat
15 maggio 2008
(1) P. Jachia, "Francesco Guccini", Editori Riuniti, Roma 2002, pagina 30

G. DELLA VOLPE, "Rousseau e Marx", Editori Riuniti, 1997 (1957);
"Herbert Marcuse, L'uomo a una dimensione", trad. di L. Gallino e T. Giani Gallino, Torino, Einaudi, 1999 (1964);
AA. VV., "Dov'è finito il '68? Un bilancio per gli anni 80", Ares, 1979;
Storia dei Giovani. Prima ,durante e dopo il 68.Panorama 1988;
Una storia aperta –Ventanni dopo. Espresso 1988;
M. BRAMBILLA, "Dieci anni di illusioni. Storia del sessantotto", Rizzoli, 1994;  
G. C. MARINO, Biografia del 68.Bompiani 2004;
"Karl Marx, Antologia. Capitalismo, istruzioni per l'uso", a cura di Enrico Donaggio e Peter Kammerer, Feltrinelli, 2007
Il 68-l’Espresso 2008;
Il 68 Un anno dai mille volti.L’Europeo febbraio 2008;
68 Mito e realtà.Micromega n.1 2008;
Avanti Pop-Bur 2008;
Dossier 68 – Il Timone –gennaio 2008.

Gazzetta del Sud, 21 febbraio 1968