“Le vie della toponomastica a Reggio Calabria” è stato il tema del nuovo incontro organizzato dal Circolo Culturale “L'Agorà” in collaborazione con l'Archivio di Stato di Reggio Calabria. Nel corso della conversazione alla quale hanno partecipato, la Direttrice Maria Fortunata Minasi, Santo Gioffrè (già Assessore alla Cultura della Provincia di Reggio Calabria), Filippo Arillotta (docente Liceo “Vinci” di Reggio Calabria),  Andrea Guerriero e Gianni Aiello (Circolo Culturale “L'Agorà) è emersa l'importanza che la toponomastica deve avere in un determinato contesto urbano. Essa è la carta d'identità di un determinato territorio che con la denominazione dei luoghi pubblici ne caratterizza l'identità, dandone un senso di appartenenza e ne rappresenta la memoria. La nominazione delle strade – come ha evidenziato la Direttrice dell'Archivio di Stato Maria Fortunata Minasi – è una cosa seria,  è il paese che di nomina, che si individua e si qualifica, e farlo con personaggi che hanno dato lustro a quel determinato territorio. Un nome che questo luogo ha avuto in un determinato momento della sua storia e che si carica di un significato che diventa di grande importanza poiché è capace di dare delle informazioni preziose, quasi uniche. Queste cifre rappresentano importanti reperti di grande utilità per chi viole ricostruire la storia di quel luogo ed il poter recuperare tutta questa ricchezza non è difficile, essa risiede negli archivi e nelle mappe catastali dove si scoprono nomi straordinari perché capaci di darci informazioni irripetibili. La toponomastica riveste una geografia complessa e da tale area particolare importanza assume la toponomastica urbana che rivolge i suoi indirizzi d'indagine all'intitolazione di luoghi pubblici. La ricerca particolareggiata della denominazione di strade, piazze, luoghi circoscritti ad una determinata area geografica assume la denominazione di odonomastica, tema questo affrontato da Andrea Guerriero (Circolo Culturale “L'Agorà”). Nel corso del suo intervento ha evidenziato che all’indomani dell’Unità italiana, il problema   immediato percepito dalle classi dirigenti al potere, fu quello di costruire dal nulla un sentimento di identità nazionale. Furono molti e diversi i metodi utilizzati nel portare avanti questo progetto, improntato ad una visione paternalistica dello stato. La scuola l’Esercito, la famiglia ebbero un ruolo centrale con una metodologia organizzativa utile a costruire l’identità del risorgimento, che fu inteso come evento mitico privo di frizioni sociali, condiviso e unitario, sul quale avviare il processo di nazionalizzazione dell’Italia e dei suoi cittadini. La storia risorgimentale, diventava una sorta di leggenda nazionale comune, simboli ed eroi rappresentanti una funzione educatrice utile a modificare il carattere italico abbrutito da secoli di dispotismo politico e clericale. La città fu uno dei luoghi deputati ad implementare il nuovo discorso nazionale, utilizzando le strade e le piazze, per raccontare la versione della storia e fare in modo che penetrasse nell’immaginario dei suoi abitanti. La città come piccola patria municipale, entra a far parte del programma politico postrisorgimentale come luogo di esposizione dei nuovi valori di riferimento, sia della vita pubblica che dei ruoli e dei costumi sociali. L’odonomastica entra in questo progetto in maniera massiccia e con grande successo. I nomi delle strade sono un mezzo per istruire il popolo. L’odonomastica diventa atto mirato del potere costituito, le municipalità assumono il compito della decisione di intitolare le strade, utilizzando tale provvedimento in occasione di eventi pubblici degni di nota. La nazionalizzazione dell’odonomastica in età liberale prevede che i nomi delle vie vengano iscritti solo in lingua italiana, escludendo le forme dialettali di via piazza corso. La pratica di fissare l’odonomastica per atto amministrativo con intento sempre più alto della semplice funzione d’uso, ha lo scopo di riscrivere il risorgimento in chiave filomonarchica. In ogni città sono i nomi delle quattro figure importanti del Risorgimento  Garibaldi, Vittorio Emanuele, Cavour ,Mazzini ad intitolare le vie delle aree più importanti del territorio comunale, contestualmente viene esaltato il mito della grande Italia, per cui si procede ad intitolare vie ai pittori, ai letterati, ai musicisti che hanno fatto la storia della nazione, Dante è uno degli eponimi   più conosciuti e diffusi, precursore sul piano politico del discorso unitario e di utilizzatore della lingua nazionale necessaria al superamento degli usi linguistici locali. Gianni Aiello (Circolo Culturale “L'Agorà”) ha effettuato un excursus sulle varie richieste indirizzate al Comune di Reggio Calabria e per le quali il sodalizio culturale reggino attende ancora delle risposte in tal senso. Tali proposte riguardano sia l'intitolazione di un luogo pubblico e, in alcuni casi anche la rettifica di alcune vie cittadine. Filippo Arillotta (docente Liceo “Vinci” di Reggio Calabria) ha evidenziato nel corso del suo intervento che in una città, come Reggio Calabria, che ha una storia antichissima dal punto di vista cronologico, ma molto recente dal punto di vista architettonico, dovuto alle devastazioni telluriche alle quali è stata interessata (1783, 1908), è importante il ruolo della toponomastica. La toponomastica o la odonomastica non sono degli eventi accidentali e sterili sono il segno del tessuto urbanistico di una città, tra l’altro una città come Reggio che ha subito un profondo cambiamento, dovuto agli eventi tellurici, che pongono fine l’abitudine ad abitare il luogo, perdendo quindi quei punti di riferimento che potevano essere ad esempio i nomi dei mestieri, degli artigiani, come ad esempio (bottai, cordai, tanto per fare qualche citazione).  Il relatore ha focalizzato il suo intervento anche sul terremoto del 1783 che cambiò radicalmente i luoghi del territorio ed ebbe a generare un vuoto di memoria fisica dei luoghi e degli spazi e quindi la toponomastica serviva a ricreare questo aspetto di memoria collettiva. Quindi il fine principe della toponomastica è quello di riuscire a trasmettere al cittadino di qualunque età, ma soprattutto alle giovani generazioni che si affacciano alla conoscenza del loro territorio, la memoria di fatto di persone che in qualche misura hanno illustrato, toccato  le vicende del luogo in cui hanno vissuto ed operato. La necessità di ricordare queste cose, prosegue il relatore, non può essere affidata al caso o al capriccio, ma dovrebbe quanto meno avere un criterio, soprattutto per mantenere viva quella memoria storica utile e quindi mantenere il ricordo di una caratteristica della Città, come la memoria collettiva, il senso di appartenenza. Tutto ciò al fine di consentire al cittadino di conoscere la storia locale ed affezionarsi, innamorarsi del proprio territorio. Quindi se questi elementi non fossero innescati, creerebbero dei grandi vuoti nella conoscenza della collettività del proprio passato e quindi senza consapevolezza della propria area geografica. Sulla stessa lunghezza d’onda è stato il dott. Santo Gioffrè (già Assessore alla Cultura dell’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria) che, nel corso del suo intervento ha rilevato che la toponomastica è l’insieme di quelle memorie che accrescono in senso di identità di un territorio e della sua comunità. Il relatore, nel corso della sua disamina ha evidenziato che il territorio annovera nomi di personaggi illustri che hanno avuto importanti ruoli nei vari periodi storici e di cui bisogna andarne fieri e tra l’altro il nostro territorio ha dato lustro alla Penisola italiana come ad esempio le importanti tracce della nascita dell’umanesimo e della filosofia moderna, pensiamo a Leonzio Pilato, a Barlaam. Ma anche ad esempio ai tanti reggini che fecero parte della Rivoluzione napoletana del 1799 come ad esempio, Agamennone Spanò, Giuseppe Logoteta, Girolamo Arcovito, nomi ai quali vengono intitolati vari luoghi pubblici nell’intero territorio provinciale. Un luogo, quello della provincia di Reggio Calabria che è stato il punto di incontro di pensatori, difensori della grecità, uomini d’azione e che per i loro meriti non devono assolutamente essere dimenticati in quanto rappresentano la nostra memoria storica, la nostra identità, il nostro senso di appartenenza. Tutto ciò è indirizzato alla comprensione del tessuto urbano, attraverso la buona intitolazione dei suoi luoghi pubblici, creando così un giusto iter culturale rivolto alla cittadinanza e, proponendo nel contempo il giusto biglietto da visita per il turista, che oltre alle bellezze paesaggistiche, architettoniche e museali, avrà modo di arricchire la sua curiosità culturale anche da un’esatta impostazione toponomastica e quindi avrà una giusta consapevolezza del territorio, anche dall’intitolazione delle vie cittadine. Ai relatori ha fatto seguito un dibattito e tra i vari interventi si registra quello dell’Onorevole Fortunato Aloi che ha manifestato ai presenti il suo apprezzamento per la buona riuscita dell’incontro e dei validi contenuti da parte degli intervenuti all’incontro organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà”.  La Toponomastica quindi riflette le varie stratificazioni storiche che si sono succedute con lo scorrere del tempo su un determinato territorio e concorre a rinvigorire la coscienza dell’identità culturale urbana e cittadina sia per i cittadini che per i turisti. D’altronde, come ha scritto lo scrittore cileno Luis Sepúlveda «un popolo senza memoria è un popolo senza futuro» e tale citazione rappresenta quell’indice per raccontare agli altri il territorio, ma anche quella pietra angolare che aggrega le varie generazioni, coinvolgendole nel sostegno e nel vivo mantenimento del ricordo inteso non come nostalgia ma strumento utile al confronto con l’immediato futuro.

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28 febbraio 2020
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