
 La  giornata di studi in questione è stata   un ricordo affettuoso del professore Ezio Sgrò, docente del Liceo  Classico "Tommaso Campanella" di Reggio Calabria e nel contempo un  auspicio rivolto alla“Cultura scientifica" della città dello Stretto,  affinché non venga disperso il patrimonio culturale, umanistico e scientifico  che il professore Ezio Sgrò ci ha lasciato.
    Nato a  Reggio Calabria il 15 dicembre 1949, «uomo di cultura, Professore di Scienze al  Liceo Classico “Tommaso Campanella” di Reggio Calabria,  amato dagli alunni e stimato dai Colleghi  ,  è stato un amico sincero - così lo ha  ricordato il geologo Leonardo Tripodi nel corso del suo intervento - . Lo  porteremo per  sempre nei nostri cuori. 
    Chi gli  voleva bene non lo dimenticherà !  »
    Dopo  altre preziose testimonianze atte a ricordare la figura dello studioso, del  professore, dell'amico, dell'uomo, la parola è passata al Presidente del  Circolo Culturale L'Agorà - in una sede, quella della villetta della Biblioteca  Comunale "Pietro De Nava", gremita all'inverosimile da parte del  corpo docenti del Liceo Classico "Tommaso Campanella", degli alunni,  degli amici, parenti - nel suo breve intervento ha evidenziato ai presenti:  «non ho conosciuto il professore Ezio  Sgrò, sto cominciando a conoscerlo adesso: leggendo quanto di prezioso ha  pubblicato su internet, e, naturalmente, oggi, in questa occasione, con la  Vostra presenza oggi. Avrei voluto, oggi che il professore Ezio Sgrò fosse qui  presente e che l'aula della conferenza fosse vuota».
    Prima di  dare la parola alla sorella dello scomparso Professore Ezio Sgrò che ha voluto  fortemente il regolare svolgimento della manifestazione, è stata letta ai  presenti una testimonianza inviata via e-mail da parte di un amico del professore  Sgrò, Alessandro Strano da Catania,   contattato da questa Associazione.
    Di buon  grado inseriamo nel contesto di questo resoconto la sua testimonianza: «Buona  sera, ho apprezzato immensamente la V/s iniziativa e l'invito e il non poter  partecipare di persona  mi dispiace  molto. Spero pertanto di poterlo  fare  almeno indirettamente con la presente   email. Ho conosciuto Ezio per una strana serie di circostanze, di quelle  che a  distanza di tempo ti portano a  pensare che spesso le cose non succedono per caso, ma che alla loro  origine  vi sia la mano di Dio. Io non  sono un entomologo e quando nel 2001 iniziai a fare foto macro, fu  in internet che trovai la mia fonte  principale di informazioni e tra le poche pagine web di buona fattura mi trovai  a leggere anche quelle di Ezio. Mi sentii piccolo, proprio come una  formica, dinanzi il suo lavoro, ma non fu  allora che ci conoscemmo. Passarono altri due anni quando un visitatore del mio  sito, di nome Tom, mi segnalò che avevo classificato erroneamente una specie di  formica e mi consigliò di scrivere ad un suo amico ottimo conoscitore delle  formiche italiane: Ezio. Così a distanza di due anni fui spronato a scrivere  all'autore di quel sito che tanto avevo guardato con ammirazione e di lì nacque  un intenso scambio di email che portò all'identificazione di quella formica  come operaia di Aphaenogaster splendida (Roger, 1859). http://strano16.interfree.it/sched01.htm 
  Da  allora in poi, Ezio è stato un maestro per me, molto mi ha insegnato e molto  ancora mi avrebbe insegnato. La sua scomparsa ha lasciato  in me un forte segno, ma sono sicuro che è  ancor più grande quello che ha lasciato nella   collettività». 
    La parola  ora passa alla sorella dello scomparso docente che esordisce: «Oggi il  professore Ezio Sgrò avrebbe dovuto tenere una conferenza sul  tema “Tetramorium: il mondo delle formiche”.  Ma il destino ha deciso diversamente: il professore Ezio Sgrò non c'è più. La  sera di venerdì 1 febbraio 2008, il suo cuore si è fermato. Era mio fratello,  era il marito di Nuccia, il papà di Rowena, Valerio e Sabrina, il nonno di  Alessandro. Era uno studioso, appassionato di scienze, astronomia,  mirmecologia, matematica, era uno scacchista ma era, soprattutto un professore,  il professore che ama la scuola senza riserve, che si dedica agli alunni per  formarli, per trasmettere loro il suo sapere. E questo ha fatto il professore  Ezio, si è dedicato alla formazione culturale e umana dei suoi  "ragazzi" lasciando loro una grande eredità: il sapere, la conoscenza  scientifica, il senso del dovere, l'onestà di pensiero, la fiducia  nell'amicizia e un grande desiderio di vivere, di affrontare la vita nella  certezza, che non bisogna sprecare neanche un attimo perché la vita può essere  straordinaria se è  vissuta con  entusiasmo, con gioia, con il sorriso. Sì, proprio quel sorriso che è rimasto  dentro di noi, per sempre.
    Oggi  avrebbe dovuto parlare dei suoi studi di mirmecologia, non aveva ancora  preparato un testo scritto, ma la cosa non mi sorprende, aveva tutto in testa,  l'avrebbe fatto qualche  giorno prima.  Studiava senza sosta il mondo delle formiche, mi sembra ancora di vederlo  quando percorreva sentieri difficili e nascosti, sui monti che circondano  Reggio, il monte Basicò e altri che lui ormai conosceva bene. Si arrampicava  agilmente, senza temere nulla. 
    Portava  con sé la sua semplice attrezzatura: provette e una macchina fotografica.
    Talvolta  mi è capitato di accompagnarlo in queste sue escursioni. Ricordo quando  nell'Aspromonte,siamo arrivati fino alla cima, dove c'è la statua del  Salvatore, passando per un sentiero stretto e fiabesco. 
    Ezio si  fermava di tanto in tanto per cercare e raccogliere le formiche. 
    Sento  ancora la sua voce piena di entusiasmo quando coprì un nido di formiche dove  era in atto un attacco da parte di una specie diversa. 
    Fu un  momento emozionante anche per me quando vidi le formiche attaccate che  mettevano in salvo le larve.
    Questo è  solo uno dei tanti episodi che potrei raccontare. Ma preferisco far parlare Ezio  stesso, attraverso i suoi scritti. Non avendo un testo preparato da lui per  questa occasione, leggerò quanto ha scritto nel suo sito, intitolato, appunto “Tetramorium.  Il sito delle  formiche italiane”.
    Prima,  però desidero ricordare Ezio astronomo, Ezio scacchista, Ezio programmatore  informatico, Ezio matematico, Ezio scrittore.
    L'astronomia  è stata una sua passione fin da piccolo, tanto è vero che ad un suo compleanno  chiese come regalo un telescopio, con meraviglia e piacere dei nostri genitori  che lo accontentarono.
    Ricordo  che, da ragazzino, trascorreva le notti in terrazza ad osservare le stelle. Ha  studiato astronomia senza maestri, da autodidatta, ed è riuscito bene in questi  studi.
    Gli  scacchi sono stati la passione della sua vita. Ha partecipato a numerosi  tornei. Una volta, a Reggio, ha fatto una partita, in simultanea, con 20  scacchisti, con il risultato di 18 vittorie e 2 patte ... È tra i fondatori del  circolo scacchistico reggino di cui è stato presidente.
    Programmatore  informatico, ha realizzato diversi siti con straordinarie idee, ricordiamo  l'immagine di Tommaso Campanella nel sito del suo Liceo.
    Ha  organizzato il laboratorio informatico della sua scuola, ha prestato la sua  consulenza ogni qualvolta ne fosse stato richiesto.
    È stato  autore di tanti video giochi tra cui alcuni solitari con le carte napoletane.
    È il  creatore di un bellissimo gioco che ha avuto molto successo su internet: “zoopyr”:  è un gioco piacevole, consiste nel sistemare in una piramide di animali, sopra  quelli più piccoli, sotto quelli più grandi. 
    Recentemente  stava lavorando ad un gioco ispirato ad un antico gioco egizio chiamato “senes”.
    Appassionato  di logica e matematica ha ideato tanti enigmi, giochi matematici e logici. Su  internet ci sono alcuni siti con i suoi giochi. 
    Cito due  sue proposte, due sfide:”Il quadrato semimagico”. Consiste in questo:  bisogna disporre i numeri da uno a sedici in un quadrato dei sedici in maniera  che in ognuna delle righe orizzontali, in ognuna delle righe verticali e nelle  due grandi diagonali la somma dei primi due numeri sia uguale alla somma degli  altri due. Se andate a vedere su internet, molti hanno provato a risolvere, ma  mi sembra che  ancora nessuno ci sia  riuscito.
    Un'altra  sfida è la seguente:”Come si può scrivere 33 con tre 3?” Anche questa è  una bella sfida inventata da Ezio.
    E adesso  parliamo dei suoi racconti. Ezio aveva scritto alcuni racconti tra cui voglio  ricordarne uno in particolare. Si intitola “Atta” ed è la storia di una  formica di questa specie che si distingue per l'eroismo con cui difende il suo  formicaio attaccato dai nemici.
    Per  quanto riguarda lo studio delle formiche Ezio aveva conseguito dei risultati  sorprendenti: aveva addirittura scoperto una nuova specie di formica. Proprio  così, aveva scoperto una nuova specie. Ha descritto questa sua scoperta in un  articolo inviato ad un suo   corrispondente mirmecologo di Verona. 
    Purtroppo  Ezio non vedrà mai questo suo lavoro pubblicato. Dopo tanta fatica e tanto  entusiasmo se ne è andato senza la possibilità di godere di questo suo successo  scientifico.
    E c'è  un'altra cosa che lui non saprà mai: la nuova specie di formica sarà dedicata a  lui, porterà il suo nome. Abbiamo ricevuto una e-mail del professore di Verona  che ci ha comunicato la notizia: è stato deciso di dedicare ad Ezio la specie  da lui scoperta.
    Sarà data  notizia ufficiale in una rivista scientifica.
    Prima di  passare agli scritti sulle formiche desidero ringraziare il Presidente e i soci  del Circolo Culturale L'Agorà che ci hanno consentito di dedicare questa  giornata al  professore Ezio Sgrò.
    È una  giornata commemorativa speciale dedicata ad una persona speciale, ad un uomo di  elevato intelletto e di grande sensibilità e umanità quale è stato Ezio Sgrò.
    Leggerò  alcuni ricordi a lui dedicati.
    Il ricordo della moglie Nuccia: Ben presto  arriveranno le giornate calde e il mare che Ezio amava tanto. La spiaggia non  sarà più la stessa senza di lui. Ezio era la vita. Ezio era la gioia di vivere  con coraggio, affrontando le difficoltà a muso duro. Ezio era e sarà sempre il  mio caro ragazzo dai capelli scomposti e dagli occhi dolci e sorridenti. 
    Il  ricordo della figlia Rowena: Come posso parlare di te, pensare a te,  descriverti, quando devo fare i conti con la tua assenza, un buco profondo nero  come la pece scavato con dolore nella mia vita. 
  Come  posso parlare di te, di ciò che sei evitando di parlare al passato, evitando di  urlare per il dolore. Come posso parlare di   te quando parlo continuamente. CON te, come posso isolare un istante  quando la tua essenza si è dilatata, incommensurabile, a riempire ogni momento  della mia vita, per sempre.Cosa dovrei dire? Sei trasparente come l'acqua pura,  le parole non possono essere il contenitore della tua profonda esistenza,a  stento il corpo conteneva il tuo spirito elevato, il tuo sapere illimitato, la  tua stupefacente intelligenza.Come posso descrivere con parole umane il piacere  di conversare con te, essere capita all'istante, sentirsi sicura e protetta  soltanto dal suono della tua voce.Come posso guardare il cielo stellato, le  costellazioni lontane che tu scrutavi, gli insetti che popolano la terra che  studiavi, tutti quei libri abbandonati, disordinati, orfani di te.
  I tuoi  studi interrotti, i giochi su internet, gli scacchi desolati, i siti web, la  scuola vedova di te, i ragazzi in lacrime ... tutto è  spezzato ... incompleto ... potenzialità  inespressa ... per sempre ... come posso ...  senza sapere dove sei? Stai bene? Se hai freddo?  Come posso parlare ad altri quando  converso  sommessamente con te. Come  risponderai alle mie domande, alle   curiosità del tuo nipotino ora che sei cielo,  mare, terra, sole ... ora che sei ovunque e  in  nessun luogo, un buco nero che  fagocita tutto  intorno a sé. Come posso  dimenticare quell'istante in cui la  vita  è venuta fuori dai tuoi occhi sorpresi, curiosi fino alla fine ... la tua mente  si è chiesta perchè?Ora hai tutte le risposte che cercavi? Sei  giunto alla conoscenza completa cui così  tanto  anelavi? O sei ancora lì a porti  domande e cercare risposte? ... SEI ... SEI ancora, PER IL SEGNO CHE HAI  SCAVATO NELLE NOSTRE VITE ... ma  non  chiedeteci parole ... non chiedeteci parole ... non chiedeteci parole...
    Il  ricordo della figlia Sabrina: Non potrò più parlarti, porti le mie mille  domande a cui tu sapevi dare sempre una risposta, non potrò mai più sentire la  tua mano che stringe la mia nei momenti di sconforto, non c'è più nessuno che  mi  indichi la strada, sono sola nel buio  del mio dolore. Con te hanno seppellito il mio cuore perchè tu,  papà eri tutto, eri la mia ragione di vita.  Il  dolore che provo è così grande che  nessuna  parola potrebbe esprimere quello  che sento,  quello che tu eri ... SEI per  me. Sola in questo buio, una luce mi conforta, la consapevolezza che, se la  morte ha portato via  il tuo corpo no  potrà mai portare via il tuo   ricordo  che vivrà sempre in me. "Lascia che sia   fiorito Signore, il suo sentiero quando a te la  sua anima e al mondo la sua pelle dovrà  riconsegnare quando verrà al tuo cielo là dove   in pieno giorno risplendono le stelle ...".Sono le parole della  canzone di De Andrè che tu amavi ascoltare spesso, insieme a me. Queste  parole sono stampate nella mia anima insieme  al  ricordo di te.
    Il  ricordo del figlio Valerio: Il tuo sorriso     ... il tuo sorriso ... fino a quel dannato 1  febbraio quando le urla dei miei parenti  irruppero nella tranquillità della mia stanza  e  accorrendo frettolosamente col cuore  in gola   vidi quella  immagine che da allora avrebbe tormentato le  mie notti insonni: il tuo corpo disteso sulla    tua poltrona e il tuo sguardo ora non più   indagatore ... senza più logica ... senza  più  vita ... avvolto nella tetra  oscurità della morte ... scacco matto ... scacco matto.
    Una  poesia del cugino Fabio Fulfaro:  "Ad  Ezio, ad occhi chiusi"  Avere tutto  nella mente anche le mosse spalle alla scacchiera tutto l'albero decisionale  anticipazione e previsione, scrutare le stelle    immaginando quelle già morte   studiare le formiche  indovinando  la specie che soccombe.   Avere tutto  nella mente   diagnosi e prognosi  spalle al mondo  tutto l'albero decisionale  e nodi scorsoi,  scartare terapie e palliazione   cordoglio e commozione  per addentrarsi nel nulla  di quello che sta prima di quello che sta  poi. Attratto intimamente  sulla soglia  del buco nero  senza orizzonte. Senza  suoni, odori, sapori adesso nel buio con le dita indovini le forme gli  eventi,  i tuoi passi seguono echi  riflessi e distanti, puntini immaginari di sogni interrotti:il genio è questo  prevedere l'orrore e risparmiarsi i commenti- A mio cugino Ezio che ha sempre  viaggiato alla velocità della luce sempre due minuti avanti rispetto al mondo.
    Il  ricordo del cugino Achille Fulfaro: Questo ricordo è legato ad un episodio  effettivamente avvenuto durante un'estate di qualche anno fa,  sulla spiaggia di Catona, dove Ezio  trascorreva le sue vacanze estive. Ezio era un ottimo  nuotatore, era capace di percorrere  distanze  enormi nuotando senza sosta. 
    Ricordando  questo episodio il pensiero va ad un carissimo amico e parente, Memmo Richichi  che nessuno riusciva a convincere a fare il bagno, bene, quel giorno, Ezio ci  riuscì.
    A tal  proposito la sorella del professore Sgrò ha poi letto dal libro di Achille  Fulfaro  intitolato “All'alba, lo  Stretto” dell'editore Maremmini di Firenze quanto segue “La volta che  era venuta l'eclisse di sole totale e mio cugino Ezio, astronomo e scienziato  aveva portato tutto  il necessario per  vederla con le lenti, quella volta che il colore del mare era di un colore  che non si può dire. Quella volta sì che mio  zio  il bagno se lo era fatto, si era  tuffato nella  sua acqua dello Stretto,  con Ezio”.
    Il  ricordo di un'amica di famiglia, Aurora Tuscano: “Prego per la sua anima  benedetta e sono sicura che il Buon Dio l'accoglierà nelle sue braccia d'amore,  nella luce eterna e che colmerà il vostro sgomento con la carezza dell'anima.  Dalle stelle che egli tanto amava, vi manderà sempre il suo messaggio d'amore  infinito”. 
    Dopo le testimonianze ricordate si è passati  alla lettura di alcuni dei tanti scritti del professore Ezio Sgrò, pubblicate  sul nostro  sito, insieme ad alcune  fotografie, grazie all'autorizzazione dei partenti dello scomparso, ai quali  questa Associazione ringrazia per la sensibilità dimostrata.
  Cos'è  una formica? Per un entomologo la formica è un imenottero aculeato  eusociale.
    Cerchiamo  di spiegare questi termini. 
    Le  formiche sono Imenotteri (= ali membranose) come le api e le vespe e, come  loro, sono fornite di due paia d'ali membranose anche se nelle formiche sono  limitati agli individui (maschi e regine) deputati alla riproduzione e, qualche  volta, mancano anche in essi. 
    Aculeati  perché possiedono un "pungiglione" potente e attivo nelle specie più  primitive mentre in alcune specie più evolute si è perso, sostituito da armi  chimiche (acido formico ed altre) più efficienti. 
  Eusociali perché le formiche sono animali che vivono assieme e collaborano tra di loro.  Gli entomologi hanno delle scale per misurare il livello di socialità tra gli  insetti e vengono chiamati eusociali gli animali che possiedono questa  caratteristica al massimo grado. Nell'immagine a lato vediamo un gruppo di  piccole formiche che trasportano nel nido un insetto morto. 
    La  capacità che hanno le formiche di collaborare tra di loro è straordinaria. 
    Alcuni  studi hanno messo in evidenza che i metodi di trasporto e la collaborazione delle  formiche sono efficientissimi,si possono considerare addirittura ottimizzati. 
    Guardando  la figura ci si accorge facilmente che sia il numero di operaie che prendono  parte all'azione che i punti d'attacco che il percorso seguito  sono ottimali. 
    È interessante  constatare che quando ci sono nella colonia formiche di diverse  dimensioni e caratteristiche le formiche si  dividono i compiti secondo le loro particolarità. 
    Per  esempio in Pheidologeton, formiche combattenti del Borneo in cui si ha  la differenza record tra le formiche più piccole e più grandi nell'ambito delle  stessa colonia, le grosse operaie major vengono utilizzate come bulldozer per  eliminare rapidamente ostacoli lungo il cammino della colonna di formiche. 
  Come  riconoscerle? Di solito è facilissimo riconoscere una formica,ma a volte  altri insetti vengono scambiati per formiche soprattutto Coleotteri stafilinidi  e piccole vespe. 
    Abbiamo  già visto che la collaborazione è una caratteristica tipica delle formiche più  evolute, quindi vedendo file di piccoli insetti che collaborano fra di loro si  può dire che si tratta di formiche (gli altri insetti  eusociali,api e termiti sono facilmente  distinguibili. 
    Le  antenne delle formiche hanno una forma tipica a "gomito" (come una  lettera L maiuscola) ben diversa da quella degli stafilini. 
    Il peziolo. Tra il torace e l'addome le formiche hanno uno o due piccoli  nodini, a volte a forma di scaglia che si chiama peziolo. Se l'insetto  in questione non ha il peziolo non è una   formica. Bisogna però guardare molto bene perché, in alcune specie molto  piccolo. 
    In alcuni  casi il peziolo,è  formato da due  nodini (peziolo e post peziolo) per cui è senza dubbio una  formica della sottofamiglia delle "Myrmicinae", infatti è un'operaia  di Messor una formica mietitrice comune nel bacino del mediterraneo. Formica  di fuoco 
    La  formica di fuoco comparve per la prima volta negli Stati Uniti nel porto di  Mobile (Alabama) nel 1930. 
    Da allora  ha cominciato la sua invasione degli stati meridionali dell'unione occupando il  Texas, diffondendosi rapidamente nei campi coltivati e nelle aree urbanizzate. 
    La  formica di fuoco [Solenopsis invicta (più correttamente wagneri)]  viene chiamata con l'acronimo RIFA (Red  Imported Fire Ant) per distinguerla dalla formica di fuoco nera e dalla  formica di fuoco locale (Solenopsis geminata) è, tutto sommato una  formica di piccole dimensioni: operaia minor 3mm operaia major 6mm, però è munita di un aculeo collegato ad una ghiandola del veleno. 
    Nell'uomo  la sua puntura è dolorosa (un dolore bruciante che le ha dato il nome) e  forma una vescica fastidiosa che dura alcuni  giorni, in individui allergici a quel tipo di veleno può dare una reazione  anafilattica che può condurre alla morte. È onnivora e danneggia le  coltivazioni, nelle zone del Texas occupate ha costretto i contadini ad  abbandonare i campi per la paura di essere punti . 
    Danneggia  anche molte altre specie fra cui le quaglie di cui uccide a volte i pulcini,  rospi, lucertole e piccoli mammiferi a cui sottrae il cibo. 
    L'uomo ha  cominciato subito la lotta contro la formica di fuoco con tutte le sue forze  utilizzando le armi più varie e moderne: insetticidi, veleni per formiche,  esche avvelenate, irrorazioni d'acqua calda, addirittura gas velenosi ma i  risultati sono stati scarsi, ed ora, a 70  anni dall'inizio dell'invasione la formica di fuoco ha rioccupato in forze il  Texas ed ha dilagato inarrestabile negli Stati del Sud conquistando i campi  coltivati e le aree urbane di Alabama, Arkansas, Florida, Georgia, Louisiana,  Mississippi, Nord Carolina, sud Carolina, Oklahoma, Tennessee e Portorico. Ma  ancora non è finita! 
    Le  avanguardie degli eserciti invasori sono state segnalate in Arizona e le prime  teste di ponte di Solenopsis Invicta (Invitta di nome e di fatto! )  minacciano la Virginia e il Maryland. 
    Si  calcola che le formiche fuoco occupino più o meno intensivamente più di 291  milioni di acri del suolo degli Stati Uniti. 
    Poiché si  stima che nelle zone occupate si  trovino  da 10 milioni a 40 milioni di formiche per acro, dopo decenni di lotta senza  quartiere alla formica di fuoco dopo anni di studi e di ricerche , dopo  quarantene a interi stati ci sono ancora nel suolo americano da  2.910.000.000.000.000 a 11.640.000.000.000.000 di Solenopsis invicta. 
    Milioni  di miliardi di formiche ed il loro numero aumenta di continuo e la zona  infestata si allarga, recentemente la formica di fuoco è stata avvistata in tre  contee della California tra cui quella di Los Angeles. 
    Questi  dati dimostrano che la guerra tra lo stato più ricco, più tecnologicamente e  scientificamente avanzato di tutta la Terra e una piccola formica dopo circa 70  anni di guerra vede, al momento, vincente la formica! 
    Ma la  colpa dell'invasione è da addebitare all'uomo. 
    Per prima  cosa le S. Invicta sono giunte dal Brasile sulle navi dell'uomo e sono  state proprio le modifiche dell'ambiente fatte dall'uomo che hanno permesso  l'invasione delle formiche. 
    Nel  Brasile, il paese di origine, la Solenopsis invicta occupa il suo posto  nell'ambiente e non è per nulla una piaga biblica, è solo una formica come le  altre. 
    Negli  Stati Uniti la nostra formica si è trovata davanti una vasta estensione di  terre senza  nemici naturali e con poche  e malridotte formiche locali ed ha cominciato ad occupare questo terreno. 
    All'inizio  si è diffusa e si è moltiplicata soltanto nei campi coltivati e nelle aree  urbanizzate, nelle zone incolte le prime giovani colonie di S. Invicta non avrebbero potuto sopraffare le formiche locali tra cui ci sono specie molto  bellicose e avrebbero avuto problemi con la formica di fuoco locale Solenopsis  geminata. 
    Dopo  essersi moltiplicate a miliardi nelle zone antropizzate hanno conquistato anche  le zone non coltivate. 
    Il  secondo fattore che ha favorito il   rapido dilagare della formica è stata la reazione umana di irrorare le  aree invase con  insetticidi e veleni  potenti, non specifici e non selettivi. 
    Questi  veleni hanno eliminato tutti gli insetti e le formiche presenti nell'area e le  operaie delle solenopsis , ma le regine e le larve delle S. Invicta si trovano nelle parti più profonde del formicaio e più lontane dalla  superficie e le regine producono circa 2000 uova al giorno. 
    E così  dopo qualche settimana dal trattamento le formiche di fuoco erano più numerose  di prima e  con tanti nemici di meno! 
    Negli  anni più recenti si sono usati veleni più selettivi, esche  avvelenate con veleni a effetto ritardato per  poter uccidere le larve e le regine, ma alla fine anche questo sistema più  scientifico ha incredibilmente avvantaggiato le formiche di fuoco che dopo  qualche tempo ricompaiono sempre più numerose. 
    Il fatto  è che esistono due varietà di Solenopsis invicta una varietà monoginica  (con una sola regina per nido ) ed una poliginica ( con molte regine per nido);  la prima forma colonie contenenti al massimo 100.000 formiche e combatte contro  le formiche di altri nidi anche se sono della stessa specie, per questo i nidi  sono disposti a più grande distanza e la densità di popolazione per acro è al  massimo di 10 milioni di formiche per acro, la seconda anche se è composta da  formiche  mediamente più piccole forma  colonie di 500.000 formiche e non lotta contro le formiche della stessa specie  e raggiunge la densità di 40 milioni di formiche per acro. 
    La specie  monoginica forma nuove colonie mediante individui alati e dà origine a colonie  molto distanti, la specie poliginica , al contrario, forma nuove colonie per  sciamatura (gemmazione) come le api: quando nel nido ci sono troppe  formiche una regina fecondata si allontana seguita da un parte delle formiche  del  formicaio e va a fondare una colonia  non molto distante. Durante le invasioni di nuovi territori giungono per prima  le formiche monoginiche che occupano il territori con una bassa densità di  formiche per acro, distruggendo le formiche monoginiche si libera il campo alle  formiche poliginiche che non solo sono molte   volte più numerose ma sono molto più difficili da estirpare perché hanno  molte regine.
    «Questo  momento dedicato a Ezio - conclude la sorella  del professore scomparso - come studioso e  come persona, non può essere concluso che con i versi di Kahlil Gibran:  "Puoi dimenticare la persona con cui hai riso, mai quella con cui hai  pianto". E chi potrà dimenticare tutti quelli che hanno pianto con noi! E  come potremo mai dimenticare  le lacrime  versate dagli alunni di Ezio! Lacrime di un dolore proveniente dal più profondo  del cuore. Ed io voglio dire a voi, alunni del professore Ezio Sgrò: non  piangete più, ricordate il vostro professore pieno di vita come era, nel suo  slancio vitale ricco di entusiasmo, ricordatelo così e continuate il  vostro cammino nella vita che egli avrebbe  voluto per voi solo piena di gioia e non di   dolore. Continuate gli studi pensando che lui è questo che avrebbe voluto  che voi faceste». 
  E non per  ordine d'importanza abbiamo pensato di inserire uno tra i tanti  interventi-ricordo daparte di tutti gli alunni presenti nella giornata di  giovedì 21 febbraio per meglio significare l'affetto, la stima e la simpatia  che il professore Ezio Sgrò riscuoteva giorno per giorno con il suo lavoro. “Caro  Professore,venerdì non ci hai salutati come al solito. Hai alzato la mano e hai  detto "arrivederci ragazzi". Spiegaci, come ha fatto questo  arrivederci a diventare l'ultimo? Oggi anche chi aveva preso 9 in chimica è impreparato;  impreparato a dover credere ai propri occhi, anon vederti lì, seduto alla  cattedra a parlarci di tutte le cose che conoscevi. E di cose ce n'erano tante.  Stiamo ancora cercando di capire come hai fatto a giocare con noi a  scacchi,  girato di spalle, e a batterci  con poche mosse.   "Dovete avere  tutto nella vostra mente" ci hai detto. E così faremo, è tutto fisso nella  nostra mente professore, tutto nel nostro cuore e non  potremo dimenticare mai nulla, mai una sola  mossa. Tu sei il professore buono. Il professore che ci spiega la chimica del  panettone, che ci  fai vedere come  camminano i linfociti, che ci  fai vedere  le formiche che hai raccolto, con noi in gita a contarci cento volte al giorno,  che ci parli del tuo '68, che ci dici che sei diventato nonno, a Pisa con noi  sei seduto sul prato a insegnarci a fare yoga, che ci telefoni a natale  per farci gli auguri. Tutti pensano che i  ragazzi non tengono ai loro professori, che sono contenti quando loro mancano  perchè usciranno prima da scuola, perchè avranno meno compiti e  più tempo per non fare nulla. E invece no.  Noi sappiamo quanto ci sei mancato quel mese che sei stato via. Noi ti vogliamo  bene. Ti vogliamo  bene davvero. E ora?  Ora noi rimarremo la tua classe e tu il nostro professore. E ora come sempre  ciao "Favoloso Ezio". “ ...- La tua II F-







(1)    sismogramma da "La catastrofe sismisca  Calabro-Messinese 28 dicembre 1908", tavola XXVIII, Arnoldo Forni Editore,  1985;
    (2)    Focardi: spaccature nel terreno da  "Messina e Reggio prima e dopo il terremoto del 28 dicembre 1908",  pag. 263, Società Fotografica Italiana, Firenze;
    (3)    X volume del bollettino della società  zoologica, 1909 ;
    (4)    "La catastrofe sismica  Calabro-Messinese 28 dicembre 1908", tavola XXVIII, Arnoldo Forni Editore,  1985;
    (5)    "La catastrofe sismica  Calabro-Messinese 28 dicembre 1908", tavola XXVIII, Arnoldo Forni Editore,  1985;
    (6)   Tom Clarke, 30 agosto 2001, in rivista  "Nature";
    (7)   "Il terremoto calabro siculo del 28  dicembre 1908. I ristampa a cura dell’amministrazione provinciale 1928 .