La giornata di studi in questione è stata  un ricordo affettuoso del professore Ezio Sgrò, docente del Liceo Classico "Tommaso Campanella" di Reggio Calabria e nel contempo un auspicio rivolto alla“Cultura scientifica" della città dello Stretto, affinché non venga disperso il patrimonio culturale, umanistico e scientifico che il professore Ezio Sgrò ci ha lasciato.
Nato a Reggio Calabria il 15 dicembre 1949, «uomo di cultura, Professore di Scienze al Liceo Classico “Tommaso Campanella” di Reggio Calabria,  amato dagli alunni e stimato dai Colleghi ,  è stato un amico sincero - così lo ha ricordato il geologo Leonardo Tripodi nel corso del suo intervento - . Lo porteremo per  sempre nei nostri cuori.
Chi gli voleva bene non lo dimenticherà !  »
Dopo altre preziose testimonianze atte a ricordare la figura dello studioso, del professore, dell'amico, dell'uomo, la parola è passata al Presidente del Circolo Culturale L'Agorà - in una sede, quella della villetta della Biblioteca Comunale "Pietro De Nava", gremita all'inverosimile da parte del corpo docenti del Liceo Classico "Tommaso Campanella", degli alunni, degli amici, parenti - nel suo breve intervento ha evidenziato ai presenti:  «non ho conosciuto il professore Ezio Sgrò, sto cominciando a conoscerlo adesso: leggendo quanto di prezioso ha pubblicato su internet, e, naturalmente, oggi, in questa occasione, con la Vostra presenza oggi. Avrei voluto, oggi che il professore Ezio Sgrò fosse qui presente e che l'aula della conferenza fosse vuota».
Prima di dare la parola alla sorella dello scomparso Professore Ezio Sgrò che ha voluto fortemente il regolare svolgimento della manifestazione, è stata letta ai presenti una testimonianza inviata via e-mail da parte di un amico del professore Sgrò, Alessandro Strano da Catania,  contattato da questa Associazione.
Di buon grado inseriamo nel contesto di questo resoconto la sua testimonianza: «Buona sera, ho apprezzato immensamente la V/s iniziativa e l'invito e il non poter partecipare di persona  mi dispiace molto. Spero pertanto di poterlo  fare almeno indirettamente con la presente  email. Ho conosciuto Ezio per una strana serie di circostanze, di quelle che a  distanza di tempo ti portano a pensare che spesso le cose non succedono per caso, ma che alla loro origine  vi sia la mano di Dio. Io non sono un entomologo e quando nel 2001 iniziai a fare foto macro, fu  in internet che trovai la mia fonte principale di informazioni e tra le poche pagine web di buona fattura mi trovai a leggere anche quelle di Ezio. Mi sentii piccolo, proprio come una  formica, dinanzi il suo lavoro, ma non fu allora che ci conoscemmo. Passarono altri due anni quando un visitatore del mio sito, di nome Tom, mi segnalò che avevo classificato erroneamente una specie di formica e mi consigliò di scrivere ad un suo amico ottimo conoscitore delle formiche italiane: Ezio. Così a distanza di due anni fui spronato a scrivere all'autore di quel sito che tanto avevo guardato con ammirazione e di lì nacque un intenso scambio di email che portò all'identificazione di quella formica come operaia di Aphaenogaster splendida (Roger, 1859). http://strano16.interfree.it/sched01.htm
Da allora in poi, Ezio è stato un maestro per me, molto mi ha insegnato e molto ancora mi avrebbe insegnato. La sua scomparsa ha lasciato  in me un forte segno, ma sono sicuro che è ancor più grande quello che ha lasciato nella  collettività».
La parola ora passa alla sorella dello scomparso docente che esordisce: «Oggi il professore Ezio Sgrò avrebbe dovuto tenere una conferenza sul  tema “Tetramorium: il mondo delle formiche”. Ma il destino ha deciso diversamente: il professore Ezio Sgrò non c'è più. La sera di venerdì 1 febbraio 2008, il suo cuore si è fermato. Era mio fratello, era il marito di Nuccia, il papà di Rowena, Valerio e Sabrina, il nonno di Alessandro. Era uno studioso, appassionato di scienze, astronomia, mirmecologia, matematica, era uno scacchista ma era, soprattutto un professore, il professore che ama la scuola senza riserve, che si dedica agli alunni per formarli, per trasmettere loro il suo sapere. E questo ha fatto il professore Ezio, si è dedicato alla formazione culturale e umana dei suoi "ragazzi" lasciando loro una grande eredità: il sapere, la conoscenza scientifica, il senso del dovere, l'onestà di pensiero, la fiducia nell'amicizia e un grande desiderio di vivere, di affrontare la vita nella certezza, che non bisogna sprecare neanche un attimo perché la vita può essere straordinaria se è  vissuta con entusiasmo, con gioia, con il sorriso. Sì, proprio quel sorriso che è rimasto dentro di noi, per sempre.
Oggi avrebbe dovuto parlare dei suoi studi di mirmecologia, non aveva ancora preparato un testo scritto, ma la cosa non mi sorprende, aveva tutto in testa, l'avrebbe fatto qualche  giorno prima. Studiava senza sosta il mondo delle formiche, mi sembra ancora di vederlo quando percorreva sentieri difficili e nascosti, sui monti che circondano Reggio, il monte Basicò e altri che lui ormai conosceva bene. Si arrampicava agilmente, senza temere nulla.
Portava con sé la sua semplice attrezzatura: provette e una macchina fotografica.
Talvolta mi è capitato di accompagnarlo in queste sue escursioni. Ricordo quando nell'Aspromonte,siamo arrivati fino alla cima, dove c'è la statua del Salvatore, passando per un sentiero stretto e fiabesco.
Ezio si fermava di tanto in tanto per cercare e raccogliere le formiche.
Sento ancora la sua voce piena di entusiasmo quando coprì un nido di formiche dove era in atto un attacco da parte di una specie diversa.
Fu un momento emozionante anche per me quando vidi le formiche attaccate che mettevano in salvo le larve.
Questo è solo uno dei tanti episodi che potrei raccontare. Ma preferisco far parlare Ezio stesso, attraverso i suoi scritti. Non avendo un testo preparato da lui per questa occasione, leggerò quanto ha scritto nel suo sito, intitolato, appunto “Tetramorium. Il sito delle  formiche italiane”.
Prima, però desidero ricordare Ezio astronomo, Ezio scacchista, Ezio programmatore informatico, Ezio matematico, Ezio scrittore.
L'astronomia è stata una sua passione fin da piccolo, tanto è vero che ad un suo compleanno chiese come regalo un telescopio, con meraviglia e piacere dei nostri genitori che lo accontentarono.
Ricordo che, da ragazzino, trascorreva le notti in terrazza ad osservare le stelle. Ha studiato astronomia senza maestri, da autodidatta, ed è riuscito bene in questi studi.
Gli scacchi sono stati la passione della sua vita. Ha partecipato a numerosi tornei. Una volta, a Reggio, ha fatto una partita, in simultanea, con 20 scacchisti, con il risultato di 18 vittorie e 2 patte ... È tra i fondatori del circolo scacchistico reggino di cui è stato presidente.
Programmatore informatico, ha realizzato diversi siti con straordinarie idee, ricordiamo l'immagine di Tommaso Campanella nel sito del suo Liceo.
Ha organizzato il laboratorio informatico della sua scuola, ha prestato la sua consulenza ogni qualvolta ne fosse stato richiesto.
È stato autore di tanti video giochi tra cui alcuni solitari con le carte napoletane.
È il creatore di un bellissimo gioco che ha avuto molto successo su internet: “zoopyr”: è un gioco piacevole, consiste nel sistemare in una piramide di animali, sopra quelli più piccoli, sotto quelli più grandi.
Recentemente stava lavorando ad un gioco ispirato ad un antico gioco egizio chiamato “senes”.
Appassionato di logica e matematica ha ideato tanti enigmi, giochi matematici e logici. Su internet ci sono alcuni siti con i suoi giochi.
Cito due sue proposte, due sfide:”Il quadrato semimagico”. Consiste in questo: bisogna disporre i numeri da uno a sedici in un quadrato dei sedici in maniera che in ognuna delle righe orizzontali, in ognuna delle righe verticali e nelle due grandi diagonali la somma dei primi due numeri sia uguale alla somma degli altri due. Se andate a vedere su internet, molti hanno provato a risolvere, ma mi sembra che  ancora nessuno ci sia riuscito.
Un'altra sfida è la seguente:”Come si può scrivere 33 con tre 3?” Anche questa è una bella sfida inventata da Ezio.
E adesso parliamo dei suoi racconti. Ezio aveva scritto alcuni racconti tra cui voglio ricordarne uno in particolare. Si intitola “Atta” ed è la storia di una formica di questa specie che si distingue per l'eroismo con cui difende il suo formicaio attaccato dai nemici.
Per quanto riguarda lo studio delle formiche Ezio aveva conseguito dei risultati sorprendenti: aveva addirittura scoperto una nuova specie di formica. Proprio così, aveva scoperto una nuova specie. Ha descritto questa sua scoperta in un articolo inviato ad un suo  corrispondente mirmecologo di Verona.
Purtroppo Ezio non vedrà mai questo suo lavoro pubblicato. Dopo tanta fatica e tanto entusiasmo se ne è andato senza la possibilità di godere di questo suo successo scientifico.
E c'è un'altra cosa che lui non saprà mai: la nuova specie di formica sarà dedicata a lui, porterà il suo nome. Abbiamo ricevuto una e-mail del professore di Verona che ci ha comunicato la notizia: è stato deciso di dedicare ad Ezio la specie da lui scoperta.
Sarà data notizia ufficiale in una rivista scientifica.
Prima di passare agli scritti sulle formiche desidero ringraziare il Presidente e i soci del Circolo Culturale L'Agorà che ci hanno consentito di dedicare questa giornata al  professore Ezio Sgrò.
È una giornata commemorativa speciale dedicata ad una persona speciale, ad un uomo di elevato intelletto e di grande sensibilità e umanità quale è stato Ezio Sgrò.
Leggerò alcuni ricordi a lui dedicati.
Il ricordo della moglie Nuccia: Ben presto arriveranno le giornate calde e il mare che Ezio amava tanto. La spiaggia non sarà più la stessa senza di lui. Ezio era la vita. Ezio era la gioia di vivere con coraggio, affrontando le difficoltà a muso duro. Ezio era e sarà sempre il mio caro ragazzo dai capelli scomposti e dagli occhi dolci e sorridenti.
Il ricordo della figlia Rowena: Come posso parlare di te, pensare a te, descriverti, quando devo fare i conti con la tua assenza, un buco profondo nero come la pece scavato con dolore nella mia vita.
Come posso parlare di te, di ciò che sei evitando di parlare al passato, evitando di urlare per il dolore. Come posso parlare di  te quando parlo continuamente. CON te, come posso isolare un istante quando la tua essenza si è dilatata, incommensurabile, a riempire ogni momento della mia vita, per sempre.Cosa dovrei dire? Sei trasparente come l'acqua pura, le parole non possono essere il contenitore della tua profonda esistenza,a stento il corpo conteneva il tuo spirito elevato, il tuo sapere illimitato, la tua stupefacente intelligenza.Come posso descrivere con parole umane il piacere di conversare con te, essere capita all'istante, sentirsi sicura e protetta soltanto dal suono della tua voce.Come posso guardare il cielo stellato, le costellazioni lontane che tu scrutavi, gli insetti che popolano la terra che studiavi, tutti quei libri abbandonati, disordinati, orfani di te.
I tuoi studi interrotti, i giochi su internet, gli scacchi desolati, i siti web, la scuola vedova di te, i ragazzi in lacrime ... tutto è  spezzato ... incompleto ... potenzialità  inespressa ... per sempre ... come posso ... senza sapere dove sei? Stai bene? Se hai freddo?  Come posso parlare ad altri quando converso  sommessamente con te. Come risponderai alle mie domande, alle  curiosità del tuo nipotino ora che sei cielo,  mare, terra, sole ... ora che sei ovunque e in  nessun luogo, un buco nero che fagocita tutto  intorno a sé. Come posso dimenticare quell'istante in cui la  vita è venuta fuori dai tuoi occhi sorpresi, curiosi fino alla fine ... la tua mente si è chiesta perchè?Ora hai tutte le risposte che cercavi? Sei  giunto alla conoscenza completa cui così tanto  anelavi? O sei ancora lì a porti domande e cercare risposte? ... SEI ... SEI ancora, PER IL SEGNO CHE HAI SCAVATO NELLE NOSTRE VITE ... ma  non chiedeteci parole ... non chiedeteci parole ... non chiedeteci parole...
Il ricordo della figlia Sabrina: Non potrò più parlarti, porti le mie mille domande a cui tu sapevi dare sempre una risposta, non potrò mai più sentire la tua mano che stringe la mia nei momenti di sconforto, non c'è più nessuno che mi  indichi la strada, sono sola nel buio del mio dolore. Con te hanno seppellito il mio cuore perchè tu,  papà eri tutto, eri la mia ragione di vita. Il  dolore che provo è così grande che nessuna  parola potrebbe esprimere quello che sento,  quello che tu eri ... SEI per me. Sola in questo buio, una luce mi conforta, la consapevolezza che, se la morte ha portato via  il tuo corpo no potrà mai portare via il tuo   ricordo che vivrà sempre in me. "Lascia che sia  fiorito Signore, il suo sentiero quando a te la  sua anima e al mondo la sua pelle dovrà riconsegnare quando verrà al tuo cielo là dove  in pieno giorno risplendono le stelle ...".Sono le parole della canzone di De Andrè che tu amavi ascoltare spesso, insieme a me. Queste  parole sono stampate nella mia anima insieme al  ricordo di te.
Il ricordo del figlio Valerio: Il tuo sorriso    ... il tuo sorriso ... fino a quel dannato 1  febbraio quando le urla dei miei parenti  irruppero nella tranquillità della mia stanza e  accorrendo frettolosamente col cuore in gola   vidi quella  immagine che da allora avrebbe tormentato le mie notti insonni: il tuo corpo disteso sulla   tua poltrona e il tuo sguardo ora non più   indagatore ... senza più logica ... senza più  vita ... avvolto nella tetra oscurità della morte ... scacco matto ... scacco matto.
Una poesia del cugino Fabio Fulfaro:  "Ad Ezio, ad occhi chiusi"  Avere tutto nella mente anche le mosse spalle alla scacchiera tutto l'albero decisionale anticipazione e previsione, scrutare le stelle   immaginando quelle già morte  studiare le formiche  indovinando la specie che soccombe.   Avere tutto nella mente   diagnosi e prognosi  spalle al mondo  tutto l'albero decisionale  e nodi scorsoi,  scartare terapie e palliazione   cordoglio e commozione  per addentrarsi nel nulla  di quello che sta prima di quello che sta poi. Attratto intimamente  sulla soglia del buco nero  senza orizzonte. Senza suoni, odori, sapori adesso nel buio con le dita indovini le forme gli eventi,  i tuoi passi seguono echi riflessi e distanti, puntini immaginari di sogni interrotti:il genio è questo prevedere l'orrore e risparmiarsi i commenti- A mio cugino Ezio che ha sempre viaggiato alla velocità della luce sempre due minuti avanti rispetto al mondo.
Il ricordo del cugino Achille Fulfaro: Questo ricordo è legato ad un episodio effettivamente avvenuto durante un'estate di qualche anno fa,  sulla spiaggia di Catona, dove Ezio trascorreva le sue vacanze estive. Ezio era un ottimo  nuotatore, era capace di percorrere distanze  enormi nuotando senza sosta.
Ricordando questo episodio il pensiero va ad un carissimo amico e parente, Memmo Richichi che nessuno riusciva a convincere a fare il bagno, bene, quel giorno, Ezio ci riuscì.
A tal proposito la sorella del professore Sgrò ha poi letto dal libro di Achille Fulfaro  intitolato “All'alba, lo Stretto” dell'editore Maremmini di Firenze quanto segue “La volta che era venuta l'eclisse di sole totale e mio cugino Ezio, astronomo e scienziato aveva portato tutto  il necessario per vederla con le lenti, quella volta che il colore del mare era di un colore  che non si può dire. Quella volta sì che mio zio  il bagno se lo era fatto, si era tuffato nella  sua acqua dello Stretto, con Ezio”.
Il ricordo di un'amica di famiglia, Aurora Tuscano: “Prego per la sua anima benedetta e sono sicura che il Buon Dio l'accoglierà nelle sue braccia d'amore, nella luce eterna e che colmerà il vostro sgomento con la carezza dell'anima. Dalle stelle che egli tanto amava, vi manderà sempre il suo messaggio d'amore infinito”.
Dopo le testimonianze ricordate si è passati alla lettura di alcuni dei tanti scritti del professore Ezio Sgrò, pubblicate sul nostro  sito, insieme ad alcune fotografie, grazie all'autorizzazione dei partenti dello scomparso, ai quali questa Associazione ringrazia per la sensibilità dimostrata.
Cos'è una formica? Per un entomologo la formica è un imenottero aculeato eusociale.
Cerchiamo di spiegare questi termini.
Le formiche sono Imenotteri (= ali membranose) come le api e le vespe e, come loro, sono fornite di due paia d'ali membranose anche se nelle formiche sono limitati agli individui (maschi e regine) deputati alla riproduzione e, qualche volta, mancano anche in essi.
Aculeati perché possiedono un "pungiglione" potente e attivo nelle specie più primitive mentre in alcune specie più evolute si è perso, sostituito da armi chimiche (acido formico ed altre) più efficienti.
Eusociali perché le formiche sono animali che vivono assieme e collaborano tra di loro. Gli entomologi hanno delle scale per misurare il livello di socialità tra gli insetti e vengono chiamati eusociali gli animali che possiedono questa caratteristica al massimo grado. Nell'immagine a lato vediamo un gruppo di piccole formiche che trasportano nel nido un insetto morto.
La capacità che hanno le formiche di collaborare tra di loro è straordinaria.
Alcuni studi hanno messo in evidenza che i metodi di trasporto e la collaborazione delle formiche sono efficientissimi,si possono considerare addirittura ottimizzati.
Guardando la figura ci si accorge facilmente che sia il numero di operaie che prendono parte all'azione che i punti d'attacco che il percorso seguito  sono ottimali.
È interessante constatare che quando ci sono nella colonia formiche di diverse  dimensioni e caratteristiche le formiche si dividono i compiti secondo le loro particolarità.
Per esempio in Pheidologeton, formiche combattenti del Borneo in cui si ha la differenza record tra le formiche più piccole e più grandi nell'ambito delle stessa colonia, le grosse operaie major vengono utilizzate come bulldozer per eliminare rapidamente ostacoli lungo il cammino della colonna di formiche.
Come riconoscerle? Di solito è facilissimo riconoscere una formica,ma a volte altri insetti vengono scambiati per formiche soprattutto Coleotteri stafilinidi e piccole vespe.
Abbiamo già visto che la collaborazione è una caratteristica tipica delle formiche più evolute, quindi vedendo file di piccoli insetti che collaborano fra di loro si può dire che si tratta di formiche (gli altri insetti  eusociali,api e termiti sono facilmente distinguibili.
Le antenne delle formiche hanno una forma tipica a "gomito" (come una lettera L maiuscola) ben diversa da quella degli stafilini.
Il peziolo. Tra il torace e l'addome le formiche hanno uno o due piccoli nodini, a volte a forma di scaglia che si chiama peziolo. Se l'insetto in questione non ha il peziolo non è una  formica. Bisogna però guardare molto bene perché, in alcune specie molto piccolo.
In alcuni casi il peziolo,è  formato da due nodini (peziolo e post peziolo) per cui è senza dubbio una formica della sottofamiglia delle "Myrmicinae", infatti è un'operaia di Messor una formica mietitrice comune nel bacino del mediterraneo. Formica di fuoco
La formica di fuoco comparve per la prima volta negli Stati Uniti nel porto di Mobile (Alabama) nel 1930.
Da allora ha cominciato la sua invasione degli stati meridionali dell'unione occupando il Texas, diffondendosi rapidamente nei campi coltivati e nelle aree urbanizzate.
La formica di fuoco [Solenopsis invicta (più correttamente wagneri)]  viene chiamata con l'acronimo RIFA (Red Imported Fire Ant) per distinguerla dalla formica di fuoco nera e dalla formica di fuoco locale (Solenopsis geminata) è, tutto sommato una formica di piccole dimensioni: operaia minor 3mm operaia major 6mm, però è munita di un aculeo collegato ad una ghiandola del veleno.
Nell'uomo la sua puntura è dolorosa (un dolore bruciante che le ha dato il nome) e  forma una vescica fastidiosa che dura alcuni giorni, in individui allergici a quel tipo di veleno può dare una reazione anafilattica che può condurre alla morte. È onnivora e danneggia le coltivazioni, nelle zone del Texas occupate ha costretto i contadini ad abbandonare i campi per la paura di essere punti .
Danneggia anche molte altre specie fra cui le quaglie di cui uccide a volte i pulcini, rospi, lucertole e piccoli mammiferi a cui sottrae il cibo.
L'uomo ha cominciato subito la lotta contro la formica di fuoco con tutte le sue forze utilizzando le armi più varie e moderne: insetticidi, veleni per formiche, esche avvelenate, irrorazioni d'acqua calda, addirittura gas velenosi ma i  risultati sono stati scarsi, ed ora, a 70 anni dall'inizio dell'invasione la formica di fuoco ha rioccupato in forze il Texas ed ha dilagato inarrestabile negli Stati del Sud conquistando i campi coltivati e le aree urbane di Alabama, Arkansas, Florida, Georgia, Louisiana, Mississippi, Nord Carolina, sud Carolina, Oklahoma, Tennessee e Portorico. Ma ancora non è finita!
Le avanguardie degli eserciti invasori sono state segnalate in Arizona e le prime teste di ponte di Solenopsis Invicta (Invitta di nome e di fatto! ) minacciano la Virginia e il Maryland.
Si calcola che le formiche fuoco occupino più o meno intensivamente più di 291 milioni di acri del suolo degli Stati Uniti.
Poiché si stima che nelle zone occupate si  trovino da 10 milioni a 40 milioni di formiche per acro, dopo decenni di lotta senza quartiere alla formica di fuoco dopo anni di studi e di ricerche , dopo quarantene a interi stati ci sono ancora nel suolo americano da 2.910.000.000.000.000 a 11.640.000.000.000.000 di Solenopsis invicta.
Milioni di miliardi di formiche ed il loro numero aumenta di continuo e la zona infestata si allarga, recentemente la formica di fuoco è stata avvistata in tre contee della California tra cui quella di Los Angeles.
Questi dati dimostrano che la guerra tra lo stato più ricco, più tecnologicamente e scientificamente avanzato di tutta la Terra e una piccola formica dopo circa 70 anni di guerra vede, al momento, vincente la formica!
Ma la colpa dell'invasione è da addebitare all'uomo.
Per prima cosa le S. Invicta sono giunte dal Brasile sulle navi dell'uomo e sono state proprio le modifiche dell'ambiente fatte dall'uomo che hanno permesso l'invasione delle formiche.
Nel Brasile, il paese di origine, la Solenopsis invicta occupa il suo posto nell'ambiente e non è per nulla una piaga biblica, è solo una formica come le altre.
Negli Stati Uniti la nostra formica si è trovata davanti una vasta estensione di terre senza  nemici naturali e con poche e malridotte formiche locali ed ha cominciato ad occupare questo terreno.
All'inizio si è diffusa e si è moltiplicata soltanto nei campi coltivati e nelle aree urbanizzate, nelle zone incolte le prime giovani colonie di S. Invicta non avrebbero potuto sopraffare le formiche locali tra cui ci sono specie molto bellicose e avrebbero avuto problemi con la formica di fuoco locale Solenopsis geminata.
Dopo essersi moltiplicate a miliardi nelle zone antropizzate hanno conquistato anche le zone non coltivate.
Il secondo fattore che ha favorito il  rapido dilagare della formica è stata la reazione umana di irrorare le aree invase con  insetticidi e veleni potenti, non specifici e non selettivi.
Questi veleni hanno eliminato tutti gli insetti e le formiche presenti nell'area e le operaie delle solenopsis , ma le regine e le larve delle S. Invicta si trovano nelle parti più profonde del formicaio e più lontane dalla superficie e le regine producono circa 2000 uova al giorno.
E così dopo qualche settimana dal trattamento le formiche di fuoco erano più numerose di prima e  con tanti nemici di meno!
Negli anni più recenti si sono usati veleni più selettivi, esche  avvelenate con veleni a effetto ritardato per poter uccidere le larve e le regine, ma alla fine anche questo sistema più scientifico ha incredibilmente avvantaggiato le formiche di fuoco che dopo qualche tempo ricompaiono sempre più numerose.
Il fatto è che esistono due varietà di Solenopsis invicta una varietà monoginica (con una sola regina per nido ) ed una poliginica ( con molte regine per nido); la prima forma colonie contenenti al massimo 100.000 formiche e combatte contro le formiche di altri nidi anche se sono della stessa specie, per questo i nidi sono disposti a più grande distanza e la densità di popolazione per acro è al massimo di 10 milioni di formiche per acro, la seconda anche se è composta da formiche  mediamente più piccole forma colonie di 500.000 formiche e non lotta contro le formiche della stessa specie e raggiunge la densità di 40 milioni di formiche per acro.
La specie monoginica forma nuove colonie mediante individui alati e dà origine a colonie molto distanti, la specie poliginica , al contrario, forma nuove colonie per sciamatura (gemmazione) come le api: quando nel nido ci sono troppe formiche una regina fecondata si allontana seguita da un parte delle formiche del  formicaio e va a fondare una colonia non molto distante. Durante le invasioni di nuovi territori giungono per prima le formiche monoginiche che occupano il territori con una bassa densità di formiche per acro, distruggendo le formiche monoginiche si libera il campo alle formiche poliginiche che non solo sono molte  volte più numerose ma sono molto più difficili da estirpare perché hanno molte regine.
«Questo momento dedicato a Ezio - conclude la sorella  del professore scomparso - come studioso e come persona, non può essere concluso che con i versi di Kahlil Gibran: "Puoi dimenticare la persona con cui hai riso, mai quella con cui hai pianto". E chi potrà dimenticare tutti quelli che hanno pianto con noi! E come potremo mai dimenticare  le lacrime versate dagli alunni di Ezio! Lacrime di un dolore proveniente dal più profondo del cuore. Ed io voglio dire a voi, alunni del professore Ezio Sgrò: non piangete più, ricordate il vostro professore pieno di vita come era, nel suo slancio vitale ricco di entusiasmo, ricordatelo così e continuate il  vostro cammino nella vita che egli avrebbe voluto per voi solo piena di gioia e non di  dolore. Continuate gli studi pensando che lui è questo che avrebbe voluto che voi faceste».
E non per ordine d'importanza abbiamo pensato di inserire uno tra i tanti interventi-ricordo daparte di tutti gli alunni presenti nella giornata di giovedì 21 febbraio per meglio significare l'affetto, la stima e la simpatia che il professore Ezio Sgrò riscuoteva giorno per giorno con il suo lavoro. “Caro Professore,venerdì non ci hai salutati come al solito. Hai alzato la mano e hai detto "arrivederci ragazzi". Spiegaci, come ha fatto questo arrivederci a diventare l'ultimo? Oggi anche chi aveva preso 9 in chimica è impreparato; impreparato a dover credere ai propri occhi, anon vederti lì, seduto alla cattedra a parlarci di tutte le cose che conoscevi. E di cose ce n'erano tante. Stiamo ancora cercando di capire come hai fatto a giocare con noi a scacchi,  girato di spalle, e a batterci con poche mosse.   "Dovete avere tutto nella vostra mente" ci hai detto. E così faremo, è tutto fisso nella nostra mente professore, tutto nel nostro cuore e non  potremo dimenticare mai nulla, mai una sola mossa. Tu sei il professore buono. Il professore che ci spiega la chimica del panettone, che ci  fai vedere come camminano i linfociti, che ci  fai vedere le formiche che hai raccolto, con noi in gita a contarci cento volte al giorno, che ci parli del tuo '68, che ci dici che sei diventato nonno, a Pisa con noi sei seduto sul prato a insegnarci a fare yoga, che ci telefoni a natale  per farci gli auguri. Tutti pensano che i ragazzi non tengono ai loro professori, che sono contenti quando loro mancano perchè usciranno prima da scuola, perchè avranno meno compiti e  più tempo per non fare nulla. E invece no. Noi sappiamo quanto ci sei mancato quel mese che sei stato via. Noi ti vogliamo bene. Ti vogliamo  bene davvero. E ora? Ora noi rimarremo la tua classe e tu il nostro professore. E ora come sempre ciao "Favoloso Ezio". “ ...- La tua II F-

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21 febbraio 2008

(1)    sismogramma da "La catastrofe sismisca Calabro-Messinese 28 dicembre 1908", tavola XXVIII, Arnoldo Forni Editore, 1985;
(2)    Focardi: spaccature nel terreno da "Messina e Reggio prima e dopo il terremoto del 28 dicembre 1908", pag. 263, Società Fotografica Italiana, Firenze;
(3)    X volume del bollettino della società  zoologica, 1909 ;
(4)    "La catastrofe sismica Calabro-Messinese 28 dicembre 1908", tavola XXVIII, Arnoldo Forni Editore, 1985;
(5)    "La catastrofe sismica Calabro-Messinese 28 dicembre 1908", tavola XXVIII, Arnoldo Forni Editore, 1985;
(6)   Tom Clarke, 30 agosto 2001, in rivista "Nature";
(7)   "Il terremoto calabro siculo del 28 dicembre 1908. I ristampa a cura dell’amministrazione provinciale 1928 .

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