
Il  programma della manifestazione ha come scopo di rievocare tali eventi, quali  pertinenze dell'area dello Stretto, crocevia di antiche civiltà, dove vennero  collocati i miti più famosi del passato e leggende popolari come quelle del  mitico tuffatore Colapesce che affrontava le onde del mare in tempesta per  soccorrere i marinai, salvava i bambini e domava la furia di Scilla e Cariddi,  Cola Pesce, Pisci Nicola, Nicola Pesce e Piscicola venne chiamato anche  Gialanti Pisci nell'età rinascimentale, con riferimento al Nettuno scolpito dal  Montorsoli realizzando la monumentale fontana di Messina, offrendo spunti  preziosi a poeti e scrittori di tutto il mondo.
    Anche  nella città di Reggio tale mito vive ed è ancora presente: sia nei racconti dei  vecchi pescatori, che oralmente tramandano alle nuove generazioni le gesta del  tuffatore che accomuna  le rive dello  Stretto, sia nella raffigurazione di un mosaico ubicato nel Palazzo  "Pietro Foti" , sede dell'Amministrazione Provinciale.
    Suggestionati  dalle pagine dell'Odissea, viaggiatori stranieri di ogni tempo hanno sempre  avvertito una paura ancestrale passando tra Scilla e Cariddi.  
    La prima  la bellissima ninfa innamorata di Glauco e questi di lei.  
    Questo  amore suscitò la gelosia di Circe che invaghita di Glauco avvelenò la fonte  nella quale Scilla amava bagnarsi.  
    Appena la  ninfa immerse il piede si trasformò in un orrendo mostro a sei teste, ciascuna  delle quali aveva una bocca fornita da una folta schiera di mastini che  assordavano con i loro latrati. 
    Omero,  nell'Odissea ebbe a descriverla «... là dentro Scilla vive orrrendamente  latrando/la voce è come quella di una cagna neonata/ma essa è mostro pauroso;  nessuno/potrebbe aver gioia a vederla, nemmeno un dio, se l'incontra; i piedi  sono dodici tutti invisibili/ e sei colli ha lunghissimi, e su ciascuno una  testa/da fare spavento, in bocca, su tre file, i denti fitti e serrati pieni di  nera morte ...» .
    Cariddi  si trovava sulla sponda siciliana ed era figlia di Nettuno e della Terra ed uno  storico messinese, Samperi, fa una descrizione chiamando  Cariddi "avarissima meretrice".  
    La sua  collocazione è nel tratto di mare antistante al gomito del braccio di San  Ranieri. S.Francesco da Paola per attraversare l'area dello Stretto stese il  mantello ull'acqua, ma prima di giungere a ciò assieme a due frati si rivolse  ad un barcaiolo del luogo, che da Catona stava per salpare alla volta della  Sicilia ed il Santo si rivolse a quest'ultimo per essere trasportato ma il  navigante pretendeva del danaro.  
  Allora  San Francesco si ritirò in preghiera, dopo, stese il suo mantello sulle onde,  vi montò sopra, tenendo un lembo all'estremità del bastone come per farne una  vela e sicuro procedette verso la Sicilia . 




