Anche l'Aspromonte ha la sua "chanson de gestes":  la «Chanson d’Aspremont» che si ricollega alla«Chanson de Roland» .
E a sfatare il mito che i poemi epico-cavalIereschi di chiaro stampo carolingio fossero di chiara pertinenza della catena montuosa dei Pirenei è stata  la preside dell’Istituto Magistrale professoressa Carmelina Sicari che ha relazionato sull'opera letteraria .
La «Chanson d'Aspremont» assume anche dei significati esoterici visto che fu recitata di fronte all’Aspromonte nell’inverno 1190-91 per i crociati di Riccardo Cuor di Leone e di Filippo Augusto e nella stessa ballata si fa menzione di una santa croce portata dall’arcivescovo Turpino la quale, nel momento culminante della battaglia, emana fino al cielo una luce fiammeggiante, mettendo lo scompiglio nelle schiere saracene; così come si fa menzione di un’abbazia fondata dal duca Girart per seppellirvi i morti.
Tutto ciò fa avanzare alcune ipotesi che il sito religioso potrebbe essere l’attuale abbazia aspromontana di Polsi dove, prima del culto mariano, si praticava il rito della Santa Croce.
Ed altri riferimenti si hanno nella mezzaluna con cui termina l’estremità superiore della Croce di Polsi (la stessa modalità figurativa appare, accanto alla croce, in sigilli dell’Ordine iniziatico dei Templari) .
Una mezzaluna, posta sopra la testa di Cristo, si trova anche nella Croce processionale d’argento di S.Marco Argentano (nella provincia cosentina), forse donata da Federico II all’abbazia di S.Maria della Matita ed i legami del sovrano con i Tempalri sono abbastanza noti (tra l’altro una svastica di epoca sveva è scolpita nel portale gotico della Chiesa di S.Francesco a Gerace ) .
Altri elementi di particolare interesse sono da annotare nella figura di S.Giorgio, il cui culto risultava particolarmente vivo anche durante il periodo bizantino (come viene menzionato da un’amuleto bizantino proveniente dal monastero basiliano di Calanna e conservato presso il Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria : esso è il patrono della città della Fata Morgana (sorella di Re Artù e quindi elemento che si trova anche nelle leggende bretoni) . 
San Giorgio avrebbe supportato anche Ruggero il Normanno nella battaglia del 1088 che sancì la sconfitta dei Saraceni e la loro cacciata dalla città reggina : gli abitanti della città dello Stretto lo effigiarono nel loro stemma civico a cavallo nell’atto di uccidere il drago (il nemico).
Secondo Domenico Rotundo in «La "Chanson d’Aspromont": leggenda o realtà?» (pubblicato in Calabria Sconosciuta 1979, n. 5 pagina 78) sostiene l’ipotesi che nello stemma reggino siano raffigurati due episodi relativi alla vicenda d’Aspromonte entrambi decisivi per la storia della città: la vittoria della cavalleria cristiana, guidata da S.Giorgio sugli Arabi, e la conversione al Cristianesimo della regina saracena di Reggio, la vedova di Agolant, che era rimasta nella grande torre del Castello aragonese .
La ballata, facente parte del ciclo carolingio, fu composta durante la terza crociata, quindi in ambito normanno.
I Normanni che si sentivano gli eredi e continuatori di Carlo Magno, intendevano tracciare una loro epopea come difensori della fede e della terra .
Il poema in ottave ha subito diversi rifacimenti e veniva narrata dai cantori medievali e la Sicari ha rintracciato il testo del poema nella biblioteca di Ferrara, ma arrivare a tale importante scoperta è partita da un'importante traccia ubicata nell'opera di Ludovico Ariosto "L'Orlando Furioso": poema scritto in ottave, come il nostro poema cavalleresco, dove il letterato della città  estense  dice che Orlando ha strappato l'elmo al suo nemico Almonte proprio sull'Aspromonte.
A questa importante affermazione la relatrice Carmelina Sicari aggiunge un'altra importante traccia: quella di Andrea Barberino autore di un poema "L'Aspromonte"  dove descrive le guerre tra cristiani e saraceni indicando un esatta ubicazione geografica: lo sbarco dei barbareschi nei pressi del torrente Calopinace, interessante ricordare anche che l'Ariosto attinse al poema epico-cavalleresco reggino non soltanto per la citazione l'elmo di Orlando preso sull'Aspromonte) ma anche quella di Bradamante, la guerriera da cui discenderà la stirpe degli Estensi, è Gallicella, la guerriera che poi sposerà Ruggiero di Risa (Reggio), il solo che è  riuscito a sconfiggerla nelle armi.
L’opera letteraria di un anonimo che poteva essere o un   trovatore o un maestro d'arme appartiene al filone carolingio delle "Chançon des gestes" (come la famosa "Chançon de Roland") anche se di certo vi è la penetrazione normanna che si era consolidata nel Sud della Penisola e che ha in Reggio il suo punto centrale di interesse.
In tale opera cavalleresca si narra che Reggio, chiamata Risa, sede di un tesoro fattovi seppellire da Annibale, descritta come fastosa ed importante città cristiana, del suo castello ed un eroe invincibile e santo, tale Ruggero di Risa, il cui corpo rimase intatto anche dopo il suo decesso.
Alla corte di Carlo Magno giungono emissari dall'Oriente per trattare e minacciare lo scontro definitivo che partirà dall'Aspromonte. 
Le truppe cristiane si preparano  e Rolandino,l'Orlando ancora giovane, vuole unirsi ai paladini, ma tutto ciò non gli viene consentito per la sua giovane età ma egli riesce a fuggire dal castello di Reggio unendosi coi paladini nello scontro finali contro i mori. 
Si combatté intorno alla città e nei combattimenti si distinsero Ruggieri che si innamorò della guerriera moresca Gallicella, Namo, altro eroe cristiano che salendo sulla montagna uccise il Grifone, mitico animale alato.
Rolandino uccise nei cruenti scontri l'eroe saraceno Almonte.

ShinyStat
9 maggio 2000