La preistoria in Calabria ha fornito fino al recente passato dati estremamente significativi, la dove prima ricercatori locali e poi università italiane ed estere hanno cercato e successivamente scavato. 
Storici importanti escludevano nella maniera categorica che la provincia di Reggio poteva ospitare l'uomo alle sue origini per le condizione orografiche del territorio. 
La questione veniva così risolta, anche perché nessuno prima si era preoccupato di cercare sul territorio, e   le notizie erano poche e frammentarie.
A partire dal 1877 con Pio Mantovani che segnala ceramiche ad impasto ed oggetti litici per Reggio, Saltolavecchia e monte Basilicò. 
Nel 1969 Catanea Alati segnala per Bova e dintorni oggetti litici. 
Nel 1972 Costabile ed è la prima notizia scientifica a seguito di scavi viene trovato un insediamento neolitico a monte Cao, dove si attesta la presenza della facies culturale di  Stentinello. 
Nel 1984 Hodder e Malone dell'università di Cambridge segnalano dei siti neolitici per  Caulonia e Stilo. 
Il  primo studioso che per incarico del Museo di Reggio, è stato un uomo che nel mondo intero è considerato uno dei massimi esperti, il prof. Tinè paleoetnologo dell'università di Genova, che pubblicò nel 1992 "Bova Survey" per l'istituto Italiano di Archeologia Sperimentale. 
Successivamente Cardosa dell'università di Milano e Pacciarelli del Museo di Imola controllarono sempre per conto del Museo di Reggio accertando ed ampliando i risultati della ricerca. 
Da un ventennio in seguito alle ricognizione a cura di Sebastiano Stranges e Luigi Saccà, è venuto fuori un panorama inaspettato che è servito a collocare la provincia di Reggio tra le più importanti in Europa e nel mediterraneo.  
Ad iniziare dal paleolitico che contava una sola segnalazione per Reggio ( Ascenzi e Segre 1971) su "Nature"che segnalano una mandibola di un bambino neanderthal .
Successivamente Stranges Saccà segnalano nel1992 una punta Musteriana a Palizzi. 
I risultati della ricerca nel territorio così smentiscono la storiografia ufficiale, e servono ad aprire un ampio dibattito internazionale almeno tra gli studiosi, poiché i risultati sconvolgono le ipotesi e le affermazione scientifiche fino ad ora prodotte.  
I siti ritrovati nel territorio indagato superano la quota di mille, ed abbracciano un periodo che va tra il paleolitico arcaico (un milione di anni) e l'età del ferro (VIII-VII sec. a.C.): un arco di tempo lungo e significativo, in cui però il periodo più rappresentato è tra il neolitico (8000 anni) ed il bronzo finale. 
I risultati dei "survey"sono serviti a mettere in chiaro molte cose e molte altri sono i temi di discussione, poiché la ricerca ha consentito i conoscere culture autonome e nuove facies culturali. 
Il relatore dott. Sebastiano Stranges, ispettore onorario del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali  ha trattato il tema relativo ai ontinui ritrovamenti lungo la fascia jonica reggina relativi ad insediamenti pre-ellenici le cui origini che molti versi rimangono ancora avvolte nel mistero.
Il convegno, corredato dalla proiezione di numerose diapositive che hanno delineato parte del volto antico della Calabria e della provincia reggina in particolare: la stessa civiltà della magna Grecia ha sfumature diverse elle tradizioni e nei costumi dovuti al rapporto condizionante che si è instaurato con e popolazioni alle quali si era sovrapposta.   
Quindi diversi aspetti che vanno dal Neolitico all'età del bronzo e per questo variegare di epoche e tradizioni,  lo stesso Stranges afferma he diversi studiosi inseriscono la provincia reggina al baricentro della Preistoria insieme alla regione della Mesopotamia.
Per avere una mappatura completa della fase preistorica del territorio reggino è necessario individuare tutte le civiltà che si sono succedute nel tempo ed amalgamandosi l'una sull'altra nel corso del tempo.
Lungo la fascia jonica reggina sono stati rinvenuti numerosi insediamenti pre-ellenici, risalenti al periodo precedente al periodo della Magna Grecia e relativi ad una serie cospicua di insediamenti urbani come saline, Palizzi, Bova il cui sito è stato individuato a circa 350 metri di altezza ed il cui insediamento risale a  circa seimila anni vanti Cristo, ed appartiene alla cultura stentinelliana.
Le prime tracce di questa civiltà, sono state individuate, per la prima volta, a Stentinello di Siracusa, che rappresenta il prodotto di una delle culture più evolute del neolitico.
Gli elementi che accomunano i due centri sono le decorazioni romboidali, le lame silicee o di ossidiana, cuspidi di frecce, di tipo arcaico ed i motivi a losanghe realizzate sulle ceramiche rinvenute sui luoghi e le costruzioni, costituite da capanne, che venivano realizzate con la stessa tecnica, cioè ricoperta da rami ed intonacate con fango.
Si è parlato dei numerosi ritrovamenti come i resti di asce rinvenute a San Luca, mentre un'altra del periodo eneolitico è rinvenuta nei pressi del cimitero del centro che diede i natali a Corrado Alvaro.          
A Brancaleone, nei pressi dei ruderi della villa romana di Fischia sono stati raccolti da Sebastiano Stanges insieme a Luigi Saccà frammenti di ceramica ad impasto grossolano ed un sasso oblungo dalle dimensioni di circa 10x4 cm con evidenti segni di percussione su di un lato. 
Altri reperti sono stati ritrovati nelle località Capitano, Capo Spartivento, Puddizzi, in località torre Mozza vicino Palizzi, frammenti di interessanti dimensioni di ceramica greca risalenti tra il VI ed il V secolo a.C., mentre a Melito Porto Salvo, nei pressi della località Monasterace, dove sono stati rinvenuti reperti del periodo eneolitico, prima fase dell'età del bronzo.
Ma il ritrovamento più cospicuo è stato effettuato nei pressi della località Umbro di Bova Marina dove oltre a numerosi reperti è stata avvistata una strana costruzione a doppio muro a secco con corridoi esterni e muri di cinta che farebbe pensare ad una fortificazione, mentre l'area preistorica è caratterizzata da poderosi muraglioni.
Per queste eccezionali scoperte  ci si è avvalsi anche della collaborazione dell'Università di Southampton diretti dall'archeologo John Robb he continua a scoprire nuovi siti di straordinaria importanza come l'ossidiana che serviva come merce di scambio . 
Gli elementi decorativi della cultura neolitica detta di Stentinello sono caratterizzati da decorazioni a rombi ottenuti con puntali alquanto sottili, ma anche ceramiche di colore rosso, grigio, od anche elementi dalle caratteristiche ad «Y» contrapposte .     
La caratteristica di tale popolazione consisteva in un particolare rito funebre atto allo smembramento del corpo del defunto, infatti in una sepoltura sono stati rinvenuti mani e piedi ma non i corpi.
Nell'ottavo secolo a.C. cominciano a giungere i primi coloni greci  che sbarcarono sul lato della fiumara Amendolea in territorio di Condufuri nel VII secolo a.C. e tale periodo rappresenta la fine del neolitico, coincide nel territorio reggino, con la fine del terzo millennio.
Le ceramiche di produzione calcidese si rinvengono fino alla vallata di S.Pasquale di Bova Marina, mentre delle ceramiche dalle fattezze corinzie realizzate sino alla fine del V secolo a.C. si riscontrano nei luoghi siti lungo l'asse di Palizzi sino a Capo Spartivento dando un'idea di queste polis .

19 novembre 1998