Quest’anno ricorre il 70° anniversario dello sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945)  e quella orrenda vicenda che si verificò in quelle tristi giornate nell'arcipelago giapponese costituisce la circostanza più devastante che l'atrocità della guerra abbia potuto arrecare al genere umano, cancellando così centinaia di migliaia di vite umane.
Le bombe su Hiroshima e Nagasaki rappresentano tragicamente gli episodi bellici più significativi dell'intera storia dell'umanità. Il numero delle vittime si aggira tra le 100.000 e le 200.000, quasi esclusivamente civili.
Le motivazioni relative a tale terribile evento hanno diverse scuole di pensiero: c'è chi sostiene che il Giappone fosse vicino alla resa e che le bombe su Hiroshima e Nagasaki servirono da monito al super alleato sovietico.
Altri reputano che tale azione servì da monito al super alleato sovietico e che lo sganciamento dei due ordigni rispose all'esigenza di sperimentare le particolarità di quei congegni nucleari che valsero alla società americana un costo di diversi miliardi di dollari per tale operazione.
I due ordigni nucleari avevano una tipologia diversa, una era  all'uranio 235, l'altra al plutonio 239, la bomba che distrusse Hiroshima aveva una potenza di stimata di 15 kiloton, ovvero 15mila tonnellate di tritolo, era lunga tre metri, larga 71 centimetri e pesava 4,4 tonnellate, mentre quella di  Nagasaki aveva una intensità di 21 kiloton, era lunga 3,25 metri e larga 1,5 metri: in pratica una sfera con un gruppo di alettoni stabilizzatori e pesava 4,65 tonnellate.
Gli avvenimenti di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945) furono dovute a precise disposizioni del presidente degli Stati Uniti d'America Harry Truman che non tenne assolutamente conto di ciò che era stato stabilito durante la Convenzione dell'Aja del 1907 e per quanto indicato nell'art. 25: "È vietato attaccare o bombardare, con qualsiasi mezzo, città, villaggi, abitazioni o edifizi che non siano difesi" e non per ordine d'importanza all'accettazione di quell'accordo internazionale che gli stessi Stati Uniti sottoscrissero nel 1908.
Da tali premesse e dalla consapevolezza degli avvenimenti storici, il Circolo Culturale “L'Agorà” con l'Alto Patrocinio dell'Ambasciata del Giappone, ha organizzato una conferenza avente come tema "1945-2015: i 70 anni di Hiroshima e Nagasaki" ed i cui contenuti si sono basati sul ricordo del secondo conflitto mondiale, con particolare attenzione allo scenario bellico che si svolse in estremo Oriente.
Dalla conversazione culturale organizzata dal sodalizio reggino sono emersi altre cifre, come quelle inerenti agli effetti ed alle conseguenze del “mostro” nucleare sugli esseri viventi e non per ordine d'importanza, ciò che avvenne settanta anni fa, a Hiroshima e a Nagasaki deve essere da monito per  una chiave universale di pace e di sicurezza.
All'incontro, coordinato da Antonio Megali (Circolo Culturale “L'Agorà”) si sono alternati in qualità di relatori Gianni Aiello (presidente del sodalizio organizzatore) che ha ringraziato l'Ambasciata del Giappone per la sensibilità dimostrata nel concedere l'Alto Patrocinio all'incontro e, di seguito ha fatto visionare all'uditorio una serie di immagini inerenti al suo intervento avente come tema “La tragedia giapponese attraverso i mass media del tempo”.
Una sequenza di articoli, facenti parte di alcune testate giornalistiche del periodo, proiettate in sequenza e senza nessun commento da parte di Gianni Aiello, che così ha voluto ricordare le vittime civili di quel flagello nucleare che si abbatté sulle due città nipponiche.
Nel corso del suo intervento il presidente del Circolo Culturale “L'Agorà” ha ricordato anche l'impegno del Giappone, come ribadito dal sindaco di Hiroshima Kazumu Matsui nel corso della conferenza delle Nazioni Unite sul disarmo nucleare tenutasi nella sua città, e per quanto annunciato dal  primo ministro Shinzo Abe.
Infatti l'attuale premier giapponese, Shinzo Abe, che nel discorso del ricordo, ha affermato che il Giappone “ha una importante missione da compiere”, promuovere il disarmo nucleare a livello planetario. Per questo ha annunciato la presentazione di una Risoluzione all’Onu in autunno che stabilisca l’eliminazione degli armamenti nucleari. Abe ha dichiarato che “incoraggerà i leader del mondo a prendere atto delle testimonianze di prima mano della tragica realtà dei bombardamenti atomici” nel corso del prossimo vertice autunnale del G7 che avrà luogo proprio ad Hiroshima.
È stata la volta di Alberto Cafarelli che ha relazionato su “La guerra del Pacifico e la conclusione con il nucleare”, analizzando nel corso del suo intervento i principali eventi della storia giapponese che hanno condotto il paese al secondo conflitto mondiale ed alcuni aspetti del teatro di guerra  dell'estremo Oriente.
Prima degli eventi dell'ultimo conflitto mondiale il Giappone usciva da un lungo periodo di isolamento, dovuto alle forzature poco diplomatiche degli Stati Uniti d'America e far data dal 1868  il Giappone avviò una serie di riforme politiche, economiche e culturali che ne modernizzarono gli assetti del proprio apparato, come ad esempio quelli relativi alla istituzione della Banca Centrale che andava a sostituire il precedente sistema.
Prima di tale rinnovamento ogni realtà territoriale emetteva la propria valuta e nel 1871 venne istituita la moneta nazionale, lo yen, e sei anni dopo la Banca Centrale iniziò a finanziare le nuove realtà industriali come quelle dell'acciaio e del tessile.
Successivamente a tali aspetti, il Giappone venne coinvolto nella guerra con la Cina (1894-1895) e con la Russia (1904-1905) dalle quali ne uscì vincitore e nel 1902 siglò un accordo militare con la Gran Bretagna, nel 1910 conquistò la Corea e, successivamente agli esiti vittoriosi della prima guerra mondiale il Giappone uscì ulteriormente rafforzato sia come potenza militare che industriale.
L'espansione nipponica in Manciuria ed in altri territori della Cina, a far data dal 1931 cominciò a preoccupare le altre potenze, tra cui gli Stati Uniti d'America e quelle potenze coloniali europee che avevano forti interessi petroliferi in quei territori, tra cui la Gran Bretagna che il 26 settembre del 1940 annullò quanto aveva ratificato in precedenza con la potenza nipponica, ed una serie di embarghi da parte statunitense furono alcune delle premesse per l'entrata in guerra nel secondo conflitto mondiale del Giappone.
Il 13 aprile del 1941 venne stipulato un accordo quinquennale di non belligeranza da parte del Giappone nei confronti dell'Unione Sovietica, il 24 luglio venne occupata l'Indocina ed il 7 dicembre dello stesso anno l'attacco aereo di Pearl Harbor.
Il 2 gennaio del 1942 viene conquistata la capitale delle Filippine Manila ed il 20 dello stesso mese, con il supporto della Thailandia, venne occupata la Birmania, da dove l'espansione giapponese si propagò fino ai confini dell'India, e successivamente la penetrazione nei territori del Borneo olandese, il 15 febbraio Sumatra, il 20 febbraio Timor.
Tra il 4 e il 6 giugno dello stesso anno si svolse la battaglia navale delle Midway che fu decisiva per i nuovi scenari bellici nel Pacifico e permise lo sbarco statunitense sull'isola di Guadalcanal e da questo momento inizia la controffensiva da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati.
Il 22 aprile del 1944 il generale Douglas  MacArthur dà inizio alle operazioni militari nella Nuova Guinea per poi proseguire verso le Filippine (battaglia del Golfo di Leyete, 23-26 ottobre) da dove poi gli Stati Uniti programmarono l'invasione finale del Giappone (battaglia di Okinawa 1º aprile - 22 giugno 1945).
Terminata la battaglia di Okinawa il fronte oceanico non vide più combattimenti rilevanti, e dopo una serie di bombardamenti aerei statunitensi sulle metropoli giapponese, che sfociarono nel lancio di due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki il 6 e il 9 agosto 1945.
A tal proposito c'è da evidenziare che il 3 giugno dello stesso anno l'imperatore Hirohito tramite il diplomatico Koki Hirota informò l'ambasciata sovietica i chiari intenti di firmare il trattato di pace, ma tali intenti non vennero presi in considerazione, visto che l'U.R.S.S. aveva chiari intenti di espansione in Estremo Oriente . 
Il relatore ha evidenziato che, in ogni caso, una sola bomba sarebbe stata più che sufficiente per mandare un messaggio forte al governo nipponico mentre le due bombe di diversa tipologia (la prima, “Little Boy”, all’uranio; la seconda, “Fat Man”, al plutonio) effettivamente fatte esplodere fanno piuttosto pensare alla logica dell’esperimento di color che tante energie e denaro avevano investito nel progetto “Manhattan” con un costo finale di  oltre 2 miliardi di dollari dell'epoca .
La mattina del 15 agosto il Giappone si arrese senza condizioni agli Stati Uniti, firmando (Ministro degli esteri Mamoru Shigemitsu) la  capitolazione il 2 settembre a bordo della corazzata USS Missouri, ancorata nella baia di Tokyo.
Antonino De Pace (Circolo del Cinema "Zavattini") relazionando sul tema “La guerra e la catastrofe nucleare sul cinema giapponese” parla di una rielaborazione del lutto nazionale , visto il “peccato” che il Giappone ha vissuto a seguito delle violenze perpetrate durante la guerra, sia attraverso il cinema che la letteratura.
E tra le varie parti delle discipline artistiche della cultura giapponese, Tonino De Pace, cita anche i “manga”, e la letteratura sulla bomba atomica, conosciuta come “Genbaku bungaku (原爆文学)”.
Uno dei primi film sulla questione atomica da ricordare– prosegue il relatore – è “Le campane di Nagasaky” (1952) del regista Tomotaka Tasaka, pellicola che fu prodotta a bassissimo costo dalla Shochiku, la cui trama narra le vicende dello scienziato Paolo Nagai che a seguito di suoi lavori di ricerca sui raggi X furono causa della leucemia che contrasse a seguito di tali studi.
Un film, non particolarmente importante, continua Tonino De Pace, se non per la figura isolata di questo medico cattolico, mentre un film più importante è invece una produzione del 1952, "I figli di Hiroshima" del regista Kanedo Shindō che riscosse un notevole successo al Festival di Cannes dell'anno successivo.
Il maestro Akira Kurosawa nel 1955 realizza "Testimonianza di un essere vivente", considerata come una produzione "minore" del regista giapponese, un cast che comprende, tra gli altri Toshirô Mifune, e venne selezionato per il Festival di Cannes. Si tratta di una pellicola con aspetti molto introspettivi e narra la storia di Kiichi Nakajima, interpretato da Toshirô Mifune, che vuole trasferirsi in America Latina, per evitare di subire le conseguenze delle radiazioni nucleari.
Nel 1965 viene pubblicato un libro dal titolo "La pioggia nera" opera del romanziere Ibuse Masuji, un sopravvissuto di Hiroshima, edito in Italia nel 1993 dalla MARSILIO, ed una cruda testimonianza di quel che accadde nella città giapponese e da questa scrittura letteraria verrà sviluppata la trama del film omonimo "Black Rain" (1989) del regista  Shohei Imamura.
Nel 2003 un fumetto giapponese che ricorda la tragedia di Hiroshima dal titolo "Hiroshima – nel paese dei fiori di ciliegio” dell'autrice Fumiyo Kono e racconta di una ragazzina che nonostante la sua vita normale, riaffiarono in lei i ricordi di quella "tragedia" ed il dramma di quella tragedia la porterà al suicidio.
Da non dimenticare il manga di Keiji Nakazawa “Gen di Hiroshima (はだしのゲン)” , un lavoro di dieci volumi, che venne pubblicato in Giappone tra il 1973 ed il 1987 e dal quale vennero tratti anche delle produzioni sia cinematografiche che di animazione ma anche televisive.
“Nobi - Fires on the Plain" (2014) del regista Shinya Tsukamoto, in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, dalla cui trama si evince la crudezza e l'assurdità della guerra e tale narrazione visiva prende spunto dal romanzo di Shōhei Ōoka del 1951 “La guerra del soldato Tamura (Nobi)”, che nel 1959 venne tradotto in immagini da un altro regista giapponese: Kon Ichikawa.
Anche se non a che fare con la guerra, Tonino De Pace, menziona il documentario “Nuclear Nation” del 2013 di Atsushi Funahashi relativo al disastro della centrale nucleare di Fukushima e del dramma che è stato vissuto dagli abitanti di Futaba, una città poco distante dall'area interessata dall'esplosione, che a seguito di tale incidente nucleare, sono state totalmente private della loro vita.
Nella parte conclusiva del suo intervento, Tonino De Pace parla del regista Kihachi Okamoto e di  Ishirō Honda, autore della pellicola "Godzilla" (1954) che narra le gesta del mostro che si sveglia a causa dell'atomica ed incarna la paura della bomba atomica.
La chiusura della conversazione culturale è stata a cura dell'On. Fortunato Aloi che ha relazionato su “Conclusioni catastrofiche della guerra e riflessioni storico-morali”, caratterizzando il proprio intervento sulla “vicenda delle bombe atomiche che hanno cancellato le Città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki che di fatto, conclusero le ostilità nella vasta area del Pacifico”.
È stata evidenziata da parte del relatore la tragicità di quella conseguenza inerente all'uso di tale strumento di distruzione di massa motivata con il risparmio di vite umane di soldati americani, anche se ciò ha comportato la “cancellazione” di due Città dove, ancora oggi, si registrano i segni nelle popolazioni di Hiroshima e Nagasaki.
Alla corsa verso il nucleare parteciparono numerosi scienziati tra cui ricordiamo: Enrico Fermi, Robert Oppenhaimer, Albert Einstein, Leó Szilárd, e molti altri, tra cui Otto Frisch e Fritz Peierls,Arthur Holly Compton, Robert  Serber, Hans Bethe, John Van Vleck, Edward Teller, Felix Bloch, Richard Tolman ed Emil Konopinski.
Gli intenti del presidente statunitense Harry Truman erano ben chiari sull'utilizzo dell'atomica nei confronti del Giappone, nonostante tra gli scienziati sorse la questione morale sull’utilizzo della stessa e nell'entourage di quel progetto nucleare, un nucleo di scienziati capeggiato dall'ungherese  Leó Szilárd, tentò di persuadere il Presidente Truman da quella scelta.
Le linee programmatiche del gruppo di Leó Szilárd erano quelli di sganciare la bomba atomica in un area desertica a scopo puramente dimostrativo ma il presidente statunitense fu irremovibile, anche perché sostenuto dallo scienziato Robert Oppenhaimer.
La domanda che ci si pone è quella se era veramente necessario l'utilizzo di quelle armi nucleari, visto che il Giappone aveva accettato la richiesta di “resa incondizionata”, e  che  l'esercito giapponese era ormai numericamente ridimensionato per le numerose perdite subite e la flotta e l’aviazione non potevano certo costituire un problema per  gli Stati Uniti.
Quindi, continua l'Onorevole Aloi, resta inconcepibile quell'inutile efferatezza inferta,  su una popolazione inerme composta da donne, vecchi e bambini, ormai allo stremo, tenuto conto che la maggior parte degli uomini era sotto le armi.
Proseguendo nella sua esposizione, l'On. Natino ALOI ha richiamato un lungo dialogo tra Claude Eatherly, uno dei piloti che lanciarono la bomba atomica su Hiroshima ed il filosofo tedesco Günther Anders. (1)
Si tratta di una corrispondenza epistolare tra i due data dal giugno al luglio del 1959, periodo in cui l'ex pilota statunitense era ricoverato presso  il A. F. Veterans Administration Hospital Waco, Texas.
A seguito di tali contatti, che assunsero con lo scorrere del tempo, un maggiore rapporto epistolare  scaturì un amicizia tra i due, tanto che qualche anno dopo avvenne l'incontro tra  il filosofo tedesco Günther Anders e l'aviatore Claude Eatherly.
Ed è in questo drammatico – sul piano umano – colloquio, contenuto nel volume “Il pilota di Hiroshima ovvero la coscienza al bando”, che si coglie la crisi profonda attraversata dal pilota Eatherly cui però – attraverso i trasferimenti da un ospedale psichiatrico all'altro – si è cercato – da parte del suo paese, di dimostrare che la crisi del pilota era in ordine patologica, e non, come era nella realtà, di coscienza!
In una lettera datata 3 giugno 1959  Anders consigliò ad Eartherly di inoltrare una missiva ai sopravvissuti di Hiroshima con la quale esprimeva il suo profondo rammarico per quel che accadde:  […] Il prossimo 6 agosto la popolazione di Hiroshima celebrerà, come tutti gli anni, il giorno in cui "è avvenuto". A quegli uomini Lei potrebbe inviare un messaggio, che dovrebbe giungere per il giorno della celebrazione. Se Lei dicesse da uomo a quegli uomini: "Allora non sapevo quel che facevo; ma ora lo so. E so che una cosa simile non dovrà più accadere; e che nessuno può chiedere a un altro di compierla"; e: "La vostra lotta contro il ripetersi di un'azione simile è anche la mia lotta, e il vostro 'no more Hiroshima' è anche il mio 'no more Hiroshima`, o qualcosa di simile può essere certo che con questo messaggio farebbe una gioia immensa ai sopravvissuti di Hiroshima e che sarebbe considerato da quegli uomini come un amico, come uno di loro. E che ciò accadrebbe a ragione, poiché anche Lei, Eatherly, è una vittima di Hiroshima. E ciò sarebbe forse anche per Lei, se non una consolazione, almeno una gioia. Col sentimento che provo per ognuna di quelle vittime, La saluto [...]
Ciò che accadde tra il 6 ed il 9 agosto del 1945 nella terra del Sol levante rappresenta la crudeltà della guerra, soprattutto nei confronti della gente inerme, che ha inferto al genere umano ed i cui segnali sono presenti nella memoria collettiva di tutto l'emisfero terracqueo e non per ordine d'importanza anche nei hibakusha, i sopravvissuti che portarono e portano con sè i devastanti segni sui loro corpi delle conseguenze delle radiazioni emesse dalle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. (2)
A tal proposito il premio Nobel giapponese della letteratura Kenzaburō Ōe ebbe a dire nei loro confronti: «Coloro che non si suicidarono nonostante avessero tutte le ragioni per farlo; che hanno salvato la dignità umana in mezzo alle più orrende condizioni mai sofferte dall'umanità».
A 70 anni dall'esplosione dell'atomica, le città di Hiroshima e Nagasaki sono state completamente riedificate e rimangono alcune tracce strutturali di quella tragedia, l'Hiroshima Prefectural Industrial Promotion Hall, un centro esposizioni costruito nel 1915, oggi adibito a museo della memoria e riconosciuto dall'Unesco come patrimonio dell'umanità. 
L'ex aviatore statunitense scrisse ai superstiti di Hiroshima, i quali inoltrarono una lettera di risposta con la quale replicarono che anche lui era un ulteriore vittima di quel che avvenne in quell'estate del 1945.
Quella comunicazione fu per Claude Eatherly un modo per riappacificarsi con la propria coscienza.
A conclusione del suo intervento l'On. Natino Aloi ha formulato una dura considerazione storico-morale nei riguardi di chi, usando l'arma atomica, al di là del risultato della guerra, ha inferto un duro colpo all'intera umanità.
ShinyStat
2 ottobre 2015
la manifestazione
(1)http://www.presentepassato.it/Dossier/900barbaro/hiroshima4_eatherly_anders.htm

(2) http://www.huffingtonpost.it/2015/08/06/hiroshima-nagasaki-person_n_7946880.html

M. HACHIYA, Diario di Hiroshima, 6 agosto - 30 settembre '45, Feltrinelli,  1955;
G. ANDERS, Essere o non essere. Diario di Hiroshima e Nagasaki,Einaudi,1961;
K. BRUCKNER, Il gran sole di Hiroshima, Giunti Marzocco,  1962;
G. ANDERS-C. EATHERLY, Il pilota di Hiroshima, ovvero: la coscienza al bando, Einaudi, 1962;
M. ROUCHÉ, Oppenheimer e la bomba atomica, Editori Riuniti, 1966;
R. JUNGCK, Gli apprendisti stregoni,  Einaudi, 1971;
M. C. SMITH, Los Alamos, Mondadori, 1986;
A. TODARO, Arma totale. Italia editrice, 1997;
R. FEYNMAN, Sta scherzando, Mr. Feynman!, Le Ellissi, 1988;
M.IBUSE, La pioggia nera, Marsilio Editori, 1993;
S. MAURIZI, Una bomba, dieci storie. Gli scienziati e l'atomica,  B. Mondadori, 2004;
R. RHODES, L'invenzione della bomba atomica, Rizzoli,2005;
K. ŌE, Note su Hiroshima, Alet Edizioni, 2008;
A. CURCIO, Le icone di Hiroshima. Fotografie, storia e memoria , Postcart, 2011;
N. P. TAKASHI, Le campane di Nagasaki, Luni Editrice, 2014.