Ritorna il Circolo Culturale L’Agorà presieduto da Gianni Aiello con un interessante percorso storico .
L’incontro rientra nelle tematiche relative al novecento,  periodo che il sodalizio organizzatore ha inserito nel proprio palinsesto culturale da alcuni anni, il cosiddetto “secolo breve” come è stato definito da Eric Hobsbawm che a tal proposito disse che «… nessuno può scrivere la storia del ventesimo secolo allo stesso modo in cui scriverebbe la storia di qualunque altra epoca …» .
Esso è stato definito come il periodo più violento della storia dell’umanità, in tale epoca si sono susseguiti diverse guerre, crisi economiche, rivoluzioni nella società e nella cultura e l’avanzare sul palcoscenico della storia del “quarto stato” e delle donne.
Nel corso del suo intervento Gianni Aiello ha evidenziato ai  presenti i protagonisti ed i gruppi facenti parte delle opposte fazioni di quella battaglia tra cui lo speciale corpo di truppe tedesche, il DAK (Deutsches Afrikakorps), comandato da Erwin Rommel.
Alberto Cafarelli dal canto suo ha ricordato, nel corso dell’intervento del valore dei soldati italiani come i numerosi reggini facenti  parte della “Brigata Brescia” ma anche quello dei  bersaglieri del 7o, 8o, 9o e 12o reggimento, dei paracadutisti della Folgore e della Pavia e degli uomini delle divisioni corazzate Ariete e Littorio. 
A fronteggiarsi nel deserto egiziano,  inoltre, erano due ben definite strategie, espresse da due comandanti carismatici, il feldmaresciallo Rommel, per gli italo-tedeschi, e il generale Montgomery, per i britannici.
Il tema centrale è stato trattato in modo scientifico  dal professore Mario Spizzirri ell’Università degli Studi di Cosenza che ha parlato dei due strateghi e degli accorgimenti tattici adottati dai medesimi.
Innanzitutto c’è da precisare che la battaglia in questione ebbe a verificarsi in due date ben distinte e nella fattispecie quella dal 1° al 27 luglio del 1942 e la seconda dal 23 ottobre al 3 novembre dello stesso anno.
Lo scacchiere della Prima battaglia di El Alamein vide come protagonisti l’Afrika Korps di Erwin Rommel e l’ottava armata britannica comandata da Claude Auchinleck che si fronteggiarono nell’arco di circa quattro settimane ottenendo risultati alterni, come la conquista di Marsa Matruk da parte delle forze dell’Asse o quella di Tel el Eisa da parte dei britannici che con quella operazione catturano circa un migliaio di prigionieri dell’Afrika Korps.
Ma le alterne vicende delle operazioni militari caratterizzate anche dalla strategia di Rommel causarono la sostituzione di Claude Auchinleck con il nuovo comandante Bernard Montgomery: questo cambio al vertice diede inizio alle operazioni della Seconda battaglia di El Alamein.
Il secondo epilogo vide impegnati da una parte il 10°, il 13° ed il 30° Corpo Britannico, supportate da divisioni australiane (Nona), neozelandesi (Seconda), sudafricane (Prima), indiane (Quarta) e inglesi (1a, 7a e 10a corazzata, 44a, 50a e 51a di fanteria), la brigata della Francia libera ed una greca, che costituivano l'Ottava Armata.
Dall’altra  i tre corpi d'armata italiani, il X, il XX ed il XXI , l'Afrika Korps , diverse divisioni di fanteria non motorizzata quali “Pavia”, “Brescia”, “Bologna” e “Trento”, due corazzate italiane “Ariete” e “Littorio” e due  tedesche la 15a e la 21a Panzer Divisionen.
Completavano lo schieramento le tre meccanizzate “ Trieste”, la “90°” e la “164°”, la Divisione Giovani Fascisti, la Divisione Paracadutisti Folgore e la Brigata Paracadutisti Ramcke.
Ad EL ALAMEIN, una località egiziana,a  circa 100 Km da ALESSANDRIA D'EGITTO, dal 23 ottobre al 4 novembre del 1942, si svolse una delle più importanti battaglie della 2^ Guerra Mondiale.
Per oltre 10 giorni in quella strettoia desertica, tra la litoranea de l'immensa depressione di EL QATTARA, si scontrarono due potenti schieramenti: l'armata italo-tedesca e quella britannica. La prima, agli ordini del generale-feldmaresciallo Erwin Rommel, era giunta a quel fatale appuntamento, ormai, "spompata" da battaglie e scontri vittoriosi nei deserti nordafricani e in grave inferiorità di  uomini, mezzi, armamenti e aviazione, rispetto agli avversari.
I rinforzi, provenienti, per lo più, dall'Italia erano, infatti, sempre più scarsi perché il MEDITERANEO era dominato dalla flotta inglese che contava sulla munitissima base di MALTA.
Valga per tutti l'esempio che le scarsissime riserve di carburante, indispensabili per automezzi e carri armati, dopo la loro partenza dei porti italiani, se avevano la ventura di giungere in Africa, impiegavano spesso numerosi giorni per arrivare alle forze combattenti! l'Armata britannica (l'8^), invece, oltre che contare su riserve inesauribili in uomini (in quel frangente 210.000 contro i circa 100.000 avversari, mezzi, armamenti ( di gran lunga più qualitativi di quelli nemici), aviazione ( i
cieli erano appannaggio degli Spitfire e degli Hurricane della RAF) poteva, ormai, contare su un comandante, il generale Montgomery,   coriaceo, flemmatico ma duro che non voleva più sentir parlare di ritirate e aveva capovolto la strategia da attuare nei confronti di un generale, quasi imprevedibile come Rommel.
Montgomery, infatti, voleva inchiodare l'armata italo-tedesca a El Elamein, logorarla dopo alcuni giorni di martellamenti senza posa e, poi, incuneate le sue fanterie nel punto, presunto più debole dello schieramento avversario (la congiunzione fra le truppe italiane e quelle tedesche) chiuderla in una sacca e distruggerla.
Il piano, quasi riuscì!
All'inizio dello scontro, nella notte del 23 ottobre, oltretutto, Rommel non era in Africa poiché, essendo ammalato, era degente in una clinica austriaca.
Di fronte all'eccezionalità dell'attacco e alla gravità delle difficoltà manifestatesi nell'armata italo-tedesca fin dal 24 ottobre, Rommel venne invitato a ritornare con urgenza  assoluta in Africa ove giunse nel pomeriggio del 25 dello stesso mese. 
Al generale tedesco, denominato "la volpe del deserto", non mancò molto tempo per rendersi conto delle intenzioni dell'avversario al quale poteva opporre soltanto il valore e l'eroismo dei suoi reparti (superiore ad ogni previsione fu la combattività delle truppe italiane in particolare della "Folgore" e dell'Ariete...) e l'arrivo di immediati, urgenti rinforzi.
Purtroppo le sue richieste, in tal senso, incontrarono soltanto retoriche, generiche promesse. 
Intuite le difficoltà sempre più gravi del suo antagonista al quale era impedito qualsiasi movimento tattico, Montgomery decise di rafforzare la pressione e far saltare la "cerniera" delle truppe italo-tedesche nei punti critici.
A quel punto Rommel, per evitare la totale distruzione dell'Armata, ormai tutta in linea, chiese l'autorizzazione per effettuare una ritirata strategica da quel "cul de sac" e tentare da altra posizione un ipotetico contrattacco.
Ma da Roma e da Berlino gli si impose di resistere in attesa dei rinforzi anzi una sua richiesta, rivolta direttamente ad Adolph Hitler, aveva provocato un furibondo, retorico, negativo messaggio del comandante supremo nazista il quale comandò a Rommel di resistere e di indicare ai suoi uomini una sola via: la vittoria o la morte. 
Rommel, viste, ormai, gravi le perdite e desideroso di sganciare, almeno, gran parte delle truppe tedesche da quella sacca infernale, nel pomeriggio del 4 novembre 1942, disobbedendo palesemente ad Hitler, ordinò la ritirata. 
Quest'ultima fu effettuata secondo i piani anche perchè in retroguardia rimasero i "titani" della "Folgore" e Montgomery si convinse a non chiedere troppo alla fortuna .
Infatti i componenti della “Folgore” furono gli estremi difensori della battaglia di El Alamein: i coraggiosi paracadutisti italiani nell’impari  lotta tennero testa il 13° Corpo d’armata britannico resistendogli per tredici giorni e meritandosi in seguito l’onore delle armi.
Il bilancio della battaglia fu sensatissimo, infatti la divisione “Folgore” contava all’incirca trecento unità  rispetto alle cinquemila unità: un bilancio pesantissimo pagato dagli italo-tedeschi che ebbero perdite intorno alle 10.000 unità, 15.000 feriti, 34.000 prigionieri, intere divisioni. per lo più  italiane,  distrutte o ridotte al lumicino.
Mentre i britannici, 13.500 tra morti e feriti.
Il teatro bellico  dell'Africa Settentrionale non sarebbe stato più un grosso problema per gli Alleati.
Dopo quell'immane scontro si contarono, da entrambi gli schieramenti, migliaia di morti, feriti e dispersi.
Per parte italiana vennero considerate distrutte alcune divisioni.
La strategia di Montgomery era stata vincente ma non in senso assoluto anche perché l'armata  italo-tedesca sconfitta, ma ancora dotata di vitalità, riuscirà ad essere presente in Africa del Nord,  pur tra alterne fortune, fino al maggio 1943.
Di Rommel, generale di grande inventiva, in fondo, i britannici continuarono a d avere rispetto e timore ancora per molto altro tempo dopo EL ALAMEIN.
Il teatro bellico  dell'Africa Settentrionale non sarebbe stato più un grosso problema per gli Alleati.
I risultati della battaglia di El Alamein consentirono ai vincitori il controllo del Mediterraneo, aprendo, quindi la via al nuovo fronte: lo sbarco in Sicilia, preceduto  dagli sbarchi anglo-americani sulle coste atlantiche del Marocco  e su quelle mediterranee dell’Algeria.

ShinyStat
4 marzo 2004