L'incontro in argomento apre il sipario sul palcoscenico del nuovo anno che rappresenta un importante obbiettivo raggiunto dal Circolo Culturale “L'Agorà” e nello specifico il traguardo del ventennale di attività in materia di ricerca storica e della cultura.
E per tale occasione è stato adottato lo slogan “NOI per la cultura” che rappresenta  il manifesto programmatico che il sodalizio reggino ha organizzato in occasione del raggiungimento dei venti anni di attività.
E migliore occasione per festeggiare tale anniversario non poteva essere quella di celebrare un altro importante traguardo e cioè il cinquantenario di due importanti personaggi del fumetto d'autore italiano: Diabolik e la fida compagna Eva Kant.
Dopo queste premesse da parte del presidente del Circolo Culturale “L'Agorà” Gianni Aiello, è stata la volta della lettura di un documento stilato da parte del direttore della Astorina Mario Gomboli:«Per un "fumettista" come me, che ha cominciato il mestiere più di quarant'anni fa quando i fumetti erano considerati un sottoprodotto capace solo di distogliere le "giovani menti" da ben più edificanti letture, è ancora un poco stupefacente essere invitato a introdurre un incontro "colto" dedicato al tema. Quando poi l'oggetto dell'incontro è Diabolik, il Re del Terrore, il primo fumetto “nero”, quello che al suo esordio ha collezionato un vero palmares di denunce varie (incitamento a delinquere, corruzione di minore, apologia di reato etc etc) lo stupore diventa prima sconcerto... ma poi soddisfazione. Significa che finalmente il “medium fumetto” ha conquistato quella dignità culturale che figure come Umberto Eco, Oreste del Buono, Ernesto G. Laura già gli riconoscevano (molto poco ascoltati) negli anni ‘70; significa che quella che Hugo Pratt definiva “letteratura disegnata” merita considerazione; significa che le mie figlie non devono più imbarazzarsi dicendo che il loro padre “fa i fumetti”. Mi auguro che analizzerete, criticherete, discuterete dei mille volti del personaggio, dedicherete la meritata attenzione all’originalità della sua compagna, Eva Kant, e a quanto i due (ma soprattutto lei) abbiano sempre rispettato l’intelligenza dei lettori veicolando sotto traccia messaggi molto più validi di quelli che poteva cogliere la superficiale lettura di chi li criticava. Ma questo, signori, è compito vostro. Io posso solo ringraziare voi, e soprattutto Gianni Aiello che qui vi ha raccolti, per l’attenzione dedicata a Diabolik».
La parola è passata alla critica letteraria Cristina Marra che è intervenuta su “Auguri Diabolik!”
Cinquant’anni ma non li dimostra: Diabolik il ladro più famoso del fumetto italiano festeggia il mezzo secolo di vita insieme alla sua compagna e complice Eva Kant. Pochi mesi li separano, se Diabolik appare col primo fumetto l’1 novembre 1962, l’affascinante Eva fa il suo ingresso  nell’episodio “L’arresto di Diabolik” del marzo 1963.
Chi è Diabolik?
 È una pantera!
agile, capace di confondermi nella notte, temuto da tutti, animato dalla stessa ferocia fredda e razionale” della pantera uccisa da King il capo dell’isola in cui il piccolo, senza identità era approdato come unico superstite di un naufragio. “Avrei preso il posto della pantera nera. In un certo senso era un modo per vendicarla. Il mio nome non poteva che essere il suo: Diabolik”.
È un assassino!
Ma uccidere per sadismo, morbosità o stupida mancanza di programmazione non ha senso. Per me l’omicidio è uno strumento per raggiungere un obiettivo. Non voglio certo attribuire un valore etico a questa logica, sarebbe assurdo, ma la distinzione è importante. Perchè se non ho mai problemi a uccidere, mi chiedo sempre se mi porterà un vero vantaggio [...] non sono un serial killer e non provo alcuna soddisfazione ad assassinare una persona, al contrario mi lascia del tutto indifferente [... ] talvolta, a mio insindacabile giudizio, valuto opportuno uccidere per vendetta”,
È un ladro!
Non rubo per necessità, per avidità o sterile desiderio di possesso [...] Lo scopo dei miei furti è  ben altro. La mia è una sfida a chi possiede beni preziosi e li difende con ogni mezzo [...] A me interessa superare le loro difese. Aggirare gli ostacoli, di qualunque tipo siano, può addirittura darmi più soddisfazione dell’entrare in possesso di ciò che proteggono”.
Diabolik ruba denaro, gioielli, opere d’arte a musei, collezionisti, nobili, ma anche a criminali, narcotrafficanti, contrabbandieri e a tutti coloro che considerano questi beni un investimento o simbolo di potere e successo.
“un solo bene, considerato da molti prezioso, ambito e ricercato, cui viene attribuito grande valore economico, non mi interessa rubare: la droga.”
Alto, magro con due penetranti occhi grigi, il personaggio, ispirato all’attore Robert Taylor compie i suoi colpi indossando una tuta nera, una maschera, a bordo della sua inseparabile Jaguar E-Type nera e non si separa mai dal suo pugnale. “Ogni volta che guido la Jaguar o lancio un pugnale, ritrovo me stesso dei primi tempi con la stessa forza, lo stesso entusiasmo e la stessa carica”.
Queste rivelazioni sulla sua identità appaiono nel volume a lui dedicato e scritto come se fosse un’autobiografia “Io sono Diabolik” (Mondadori, 2010). Tuttavia, già nel fumetto “Diabolik chi sei?” si apprende del suo naufragio da piccolissimo sull’isola abitata da criminali capeggiati da un certo King. Unico superstite, il piccolo è adottato dalla comunità dell’isola e cresce “ in mezzo a uno strano gruppo di uomini di nazionalità ed esperienze diverse” accomunati dalla dedizione al crimine.
Sull’isola, una sorta di laboratorio scientifico, apprende soprattutto tecniche di chimica che gli serviranno per realizzare maschere perfette e poter assumere qualsiasi identità e per mettere a punto il pentothal, un siero della verità da somministrare ai suoi ostaggi. Fuggito dall’isola dopo aver ucciso King che a sua volta voleva carpirgli i segreti delle maschere ed eliminarlo, il giovane Diabolik, dopo un soggiorno in Oriente dove apprende le arti marziali si trasferisce a Clerville dove diventa il re del Terrore per i suoi crimini geniali e per la morte e la paura che semina al suo passaggio.
A Clerville, diventa l’ossessione dell’ispettore Ginko, che tenta ripetutamente di catturarlo. Tra i due, si instaura comunque un rapporto di rispetto reciproco. Entrambi hanno obiettivi ben precisi che diventano una sfida con le proprie capacità intellettive e fisiche.  Entrambi cercano di prevedere e anticipare le mosse dell’altro. Entrambi hanno una K nel nome, una sorta di marchio che li accomuna.
Entrambi amano due donne bellissime. Ginko è una sorta di alter ego di Diabolik, il suo lato buono, la sua parte leale, integerrima e corretta. La passione e il punto debole di Diabolik è Eva Kant, la sua anima gemella. Occhi verdi, fisico statuario, bionda e affascinante, Eva, il cui cognome è un omaggio al filosofo tedesco, è la vedova di lord Anthony Kant.
La donna di Diabolik è una donna emancipata, energica, determinata che lo salverà dalla ghigliottina nell’episodio “L’arresto di Diabolik”.
Sono trascorsi 50 anni da quel primo novembre del 1962 che porta nelle edicole italiane un fumetto innovativo nel contenuto, nel formato e nel prezzo, solo 150 lire: “Diabolik, il Re del terrore” pubblicato da Astorina.
La copertina di Brenno Fiumali ritrae una donna che urla sovrastata dal pugnale di un uomo mascherato. L’iniziale timore degli edicolanti di esporre un fumetto così trasgressivo si rivelerà infondato e Diabolik entrerà nella storia del fumetto italiano e incontrerà il favore di lettori che lo seguono da mezzo secolo.
Il viaggio di Diabolik parte da un treno, o meglio da un viaggio in treno di Angela Giussani, modella famosa e moglie dell’editore Gino Sansoni, proprietario della casa editrice Astoria. Angela trova sul sedile della carrozza un libro tascabile su Fantomas, in pessime condizioni, con tante pagine mancanti. Da lì scatta l’idea del nuovo progetto editoriale: un fumetto per i pendolari, economico e maneggevole. L’intuizione di Angela e la complicità della sorella Luciana portano alla fondazione della casa editrice Astorina.
Mia sorella non aveva certo il carattere della casalinga” ha svelato Luciana, Miss Sport nel 1948, “così a poco a poco ci venne l’idea di creare una testata tutta nostra. A quel tempo Gino Sansoni aveva la casa editrice di nome Astoria e noi, quasi per gioco, chiamammo la nostra Astorina proprio per far capire che era più piccola, senza troppe pretese”.
Due donne anomale per l’epoca: in quegli anni in cui è raro che una donna guidi l’automobile, Angela ha il brevetto di pilota d’aereo.
Due donne della borghesia milanese che diventano imprenditrici e si accollano tutti gli onori e oneri di una scelta coraggiosa. Due donne innovative e rivoluzionarie che certamente trasmettono tanto delle loro personalità ai personaggi.
Con “Diabolik”, non solo compare nel panorama del fumetto il personaggio di un criminale nel ruolo di protagonista ma anche un nuovo modo di strutturare il fumetto. Le vignette, infatti, non sono più articolate in strisce ma se ne trovano due o tre per pagina, con campi lunghi e dialoghi ben articolati. Dopo il primo numero scritto da Angela con il disegnatore Zarcone, misteriosamente scomparso dopo la pubblicazione, dal numero 14 in poi i testi sono firmati in coppia dalle sorelle Giussani.
Anche dopo la morte delle creatrici, Angela muore il 12 febbraio 1987 e Luciana il 31 marzo 2001, il personaggio, ormai entrato nell’immaginario di diverse generazioni, continua la sua rivoluzione e la sua evoluzione. Infatti, le storie contemporanee sono strettamente legate all’attualità sociale, politica e storica e affrontano problemi e mali come la droga, la corruzione, la mafia.
Non solo fumetto però. L’effetto Diabolik non sfugge a cinema, televisione, radio e anche alla narrativa.
Nel 1967, il ladro mascherato arriva sul grande schermo col film italo-francese “Diabolik” prodotto da Dino De Laurentis e Mariano Productions per la regia di Mario Bava, interpreti John Philip Law, Marisa Mell e Michel Piccoli.
Più recentemente, al ladro mascherato vengono dedicate una serie di telefilm e una serie di cartoni animati.
I quaranta episodi di cartoni animati prodotti da Saban International “Diabolik – Track of the Panter”, hanno per protagonista un Diabolik meno feroce.
Nella narrativa, Diabolik irrompe con quattro romanzi imperdibili non solo per gli appassionati ma anche di grande interesse e curiosità per chi non ama i fumetti ma vuole leggere le imprese ed i colpi del Re del terrore. Edito da Sonzogno nel 2002 e ripubblicato nel 2006 da Alacràn edizioni con tavole inedite di Giuseppe Palumbo, Diabolik arriva in libreria con “La lunga notte” primo dei romanzi che lo scrittore Andrea Carlo Cappi sviluppa intorno alla figura del ladro dagli occhi grigi come l’acciaio del suo pugnale: “Alba di sangue”, “L’ora del castigo”, “Eva Kant. Il giorno della vendetta” (il primo titolo è attualmente disponibile anche in versione ebook su www.dbooks.it).
Il passaggio di Diabolik dal mondo dei fumetti alla narrativa rappresenta un unicuum. Altri criminali sono stati protagonisti di romanzi, trasferiti poi in fumetto.
Del resto suoi predecessori letterari sono Fantomas, il re del  crimine della coppia formata da Pierre Souvestre e Marcel Allain e ancora prima, a fine Ottocento il criminale Rocambole è protagonista di 1484 puntate di romanzi d’appendice.  A
rsène Lupin è il gentleman cambrioleur, uno svaligiatore gentiluomo creato in Francia da Maurice Leblanc nel 1905. I colpi e i furti di Lupin sono spesso portati a termine brillantemente grazie ai travestimenti e alle fughe incredibili di cui è capace. Anche un campione di cricket, tanto amato dagli inglesi, la notte può trasformarsi in ladro, è il caso di Raffles. Scritto da Ernest William Hornung, cognato di Arthur Conan Doyle, il personaggio di Raffles ispirerà Phantom a cui darà la caccia l’ispettore Closeau nella serie della Pantera Rosa. 
Un altro ladro che come i già citati troverà negli anni Trenta il favore dei lettori e ispirerà film e serie di telefilm è Simon Templar, conosciuto come “Il Santo” di Leslie Charteris.
Negli anni Cinquanta la Francia che ha il primato di pubblicare opere su grandi ladri è ricordata per i romanzi “Rififi” di Auguste Le Breton e “Grisbi” di Albert Simonin.
La realtà letteraria d’oltreoceano è condizionata da un Codice che regolamenta le trame dei film in cui i rapinatori devono morire o non godere del ricavato del loro colpo. Quindi film e narrativa non si allontanano da queste direttive: “Colpo grosso” di Lionel White del 1960, portato sul grande schermo da Kubrick o “Le iene” di Quentin Tarantino del 1992.
Fa eccezione Richard Stark col suo ladro spietato e non gentiluomo, Parker. Dagli anni Settanta in poi i rapinatori diventano sempre più presenti sia in letteratura che nel cinema.
Tanti i ladri letterari, dunque, ma nessuno è come Diabolik!
Il suo sguardo di ghiaccio, la sua calzamaglia nera, la sua Jaguar sono diventati talmente diffusi e conosciuti da interessare anche il mondo della moda e della pubblicità.
Ma perchè Diabolik piace tanto? Certamente non è solo il suo aspetto ad attrarre. Diabolik dietro la sua infallibilità nasconde uno studio accurato dei luoghi o delle persone da derubare, preparazione di maschere e quindi conoscenza approfondita della chimica.
La sua è una vita riservata senza sfoggio della ricchezza accumulata, una vita randagia, costellata da continui cambiamenti di residenza e d'identitá. Diabolik non é solo un criminale, é anche un uomo romantico innamorato della propria donna per la quale darebbe la vita, é molto intelligente e ha una buona cultura.
Le Giussani non hanno creato un personaggio del tutto negativo, le ragioni dei suoi crimini sono spesso ripetute nei fumetti. La sfida con se stesso, con la sua intelligenza e con la sua forza e agilità fisica rappresentano il lato positivo di un eroe negativo.
La parola è passata ad Antonio Megali che ha relazionato su “I cinquant’anni di Diabolik”
Il 1962 è l’anno della rivoluzione nella storia del fumetto italiano.  Il primo novembre appare nelle edicole  un nuovo eroe di carta, un ladro criminale in calzamaglia nera: Diabolik. Prezzo di copertina : 150 lire. Negli anni precedenti gli appassionati del genere leggevano Capitan Miki, il Grande Blek, Tex Willer e naturalmente, le creazioni di Walt Disney.
In questi fumetti l’eroe protagonista si pone a servizio della giustizia e riesce sempre a trionfare sul male rappresentato da indiani o fuorilegge. Le storie obbediscono a regole precise che si ripetono seguendo uno schema fisso, apprezzato dai lettori che in fondo non amano le novità.
Il linguaggio è accessibile a tutti, anche alle persone meno colte che non fanno attenzione alle qualità della pubblicazioni. I fumetti dovevano solo divertire, le trame essere piacevoli e non suggerire analisi sociologiche o di costume, né ispiravano, come avverrà in seguito, artisti e scrittori di fama. Poi, in quel novembre 1962, avviene la svolta con l’apparizione di questo personaggio creato da Angela e Luciana Giussani.  Inizia un nuovo genere: il “fumetto nero”.
Nuovo non solo per i caratteri del protagonista, ma perché per la prima volta è stato pensato per lettori adulti. Nuovo anche il formato, pocket o Diabolik come d’allora si chiama, che prevede due vignette per pagina. Secondo una versione le due sorelle osservando i pendolari sui treni, concepirono l’idea di una pubblicazione in formato tascabile che potesse essere letta durante il viaggio. Secondo un’altra versione-compatibile con la prima-le Giussani avrebbero avuto l’ispirazione leggendo una copia di Fantomas abbandonata su un sedile del treno .
Ma chi erano le sorelle Giussani? Milanesi, di famiglia borghese, Angela aveva una vaga rassomiglianza con Grace Kelly- poi riportata sul volto di Eva Kant-ed era moglie dell’editore Gino Sansoni. Luciana invece non era sposata, scelta forse dipendente da una delusione d’amore. Lavoravano insieme giorno e notte per rispettare il ritmo delle pubblicazioni. Non nascondevano le simpatie per gruppi anarchici e finanziavano comunità per  tossicodipendenti, oltre ad occuparsi della gestione di quella che diventerà la casa editrice Astorina.
Torniamo al re del terrore. Anarcoide, amorale, nasce, come disse Angela Giussani in contrasto al perbenismo imperante nel mondo dei fumetti:”Un grande ladro illegale che si diverte perseguitando i grandi ladri legali”.
Nel campo letterario il riferimento è al feuilleton e ai grandi romanzi dell’ottocento francese. Precursori pertanto si possono considerare, oltre al già citato Fantomas , Rocambole e Arsenio Lupin: opere prive di valore artistico, ma rispecchianti il gusto dell’epoca. Numerosi, nella storia del fumetto, sono anche i protagonisti mascherati, soprattutto americani.
Ricordiamo Phantom, Batman, Bob Kane, tutti però  eroi positivi. Disegnato sul volto di Robert Taylor, Il nostro ha un solo scopo: rubare ai ricchi.
Ma, contrariamente di Robin Hood, il ricavato non lo distribuisce ai poveri. Non ha scrupoli, ma s’impone certe regole. Non uccide vecchi e bambini né per sadismo: lo fa solo per raggiungere uno scopo o una vendetta. Ѐ riconoscente nei confronti di coloro che l’hanno aiutato; è leale e mantiene la parola data. Usa preferibilmente il coltello che scagliato, emette uno “swissss”, ma non disdegna il veleno e lo strangolamento.
Quello che sappiamo sulle sue origini è ben poco. Ricuperato da una scialuppa di salvataggio di una nave affondata nell’oceano, cresce su un’isola in mezzo  a circa trenta uomini che hanno in comune l’esercizio del crimine. Il capo si chiama King, al quale Diabolik , dopo averlo ucciso, ruberà il tesoro. Poi si costruisce un’identità e si stabilisce a Clerville, una città immaginaria che sarà la sua residenza quando non si allontana per andare in un altro posto di mare: Ghenf.
Ma la permanenza in questa città non è mai lunga perché è costretto sempre a scappare e a cercare uno dei suoi innumerevoli rifugi. Non si fida di nessuno. Nel tempo ha costruito una sorta di mitragliatrice di pugnali, ad aria compressa, comandata a distanza.
Ha anche a disposizione vari tipi di aghi, imbevuti di cianuro o di sonnifero o di curaro con cui paralizza gli avversari per breve tempo, riuscendo a nasconderli in bastoni da passeggio, penne stilografiche e nelle stanghette degli occhiali. Non ama la armi da fuoco, né gli esplosivi.
Per le casseforti usa acidi molto potenti che corrodono qualunque tipo di metallo. Costruisce personalmente  i suoi radio-orologi, con i quali può comunicare a distanza. Si serve di un siero della verità che costringe le sue vittime a rispondere a tutte le domande poste.
Ha sintetizzato una droga dell’oblio che fa dimenticare alle persone l’interrogatorio subito.
Famosa la sua auto d’epoca, la Jaguar E-Type nera, motore a sei cilindri, cilindrata 3781 cc., carrozzeria spider o coupé, velocità 256 Km/h. Come è noto può assumere le sembianze chi
Per questo è conosciuto anche come l’uomo dai mille volti. Ha uno zaino dove mette gli arnesi da lavoro  e sempre indossa una tuta aderente e nera , quasi una seconda pelle, che lo rende simile a quella pantera di nome Diabolik che viveva nell’ isola abitata da criminali e da cui ha preso il nome. Ha una fidanzata, sua complice e naturale completamento: Eva  Kant. Bionda, bellissima, con occhi verdi appare proprio nel marzo 1963.
Infondo li unisce l’infanzia difficile e senza amore la ribellione verso un mondo che giudicano disumano e corrotto. Una delle sorelle Giussani, Luciana, quando le chiedevano del personaggio rispondeva :”Io non ho mai sognato di assomigliare ad Eva Kant, ma di essere lei, sì”. Nella sua prima apparizione viene presentata come la vedova di Lord Anthony Kant, ambasciatore del Sudafrica, morto in tragiche circostanze.
Non è il classico colpo di fulmine, ma i due capiscono dal primo momento di essere complementari, di avere la stessa etica. Lei è figlia illegittima di Lord Rodolfo Kant. Sua madre non era nobile e per questo le era stato impedito di sposare l’innamorato. Rimasta  orfana, per vendicare la madre e per avere il titolo negatole, va a nozze col cugino Anthony senza farsi riconoscere. Anche Eva sa essere spietata, cinica e determinata.
Ama essere elegante e i gioielli di classe; raccoglie i capelli in uno chignon; si veste di nero. Nonostante il fascino di Eva non lasci indifferenti gli uomini e quello del suo compagno le donne, la loro reciproca fedeltà non è mai stata in pericolo. Nell’intervallo tra un colpo e l’altro la coppia conduce una vita normale.
Eva può anche cucinare e dare un’occhiata all’oroscopo mentre Diabolik legge il giornale, ma non possono permettersi di avere amici. Sono completamente indifferenti al matrimonio pur giudicando indissolubile il loro legame.
Il miglior nemico del nostro eroe è l’ispettore Ginko della squadra omicidi di Crerville uomo tenace e geniale.
Nel corso delle storie è capitato che Diabolik si sia sostituito a lui e qualche volta avrebbe potuto anche ucciderlo, ma senza il nemico sarebbe venuta meno la molla che lo spingeva a compiere delitti. In fondo l’uno non può esistere senza l’altro. Ginko è alto, magro, con capelli scuri, una fossetta sul mento presa da Robert Mitchum, fuma la pipa e ha una Citroёn Ds 19. In qualche occasione i due nemici si sono trovati sulla stessa trincea contro avversari comuni. La fedeltà di
 Ginko alla legge e allo Stato lo rende eterno perdente nella lotta con Diabolik, che invece non rispetta le regole e agisce fuori dalla morale e dalla legge.
L’ispettore ha una compagna: Altea von Waller, vedova del duca Federico di Vallenberg .
Una donna forte, bruna, occhi scuri, colta, elegante, intelligente e di nobili origini. Come Eva, non abbandona mai il suo uomo, anche se rischia la vita e spesso viene rapita e usata come merce di scambio.
Contrariamente a quello che si crede, all’inizio il nuovo comic  fu accolto con scarso entusiasmo da parte degli appassionati. Il successo commerciale esplose dopo qualche anno anche perché diventò la lettura preferita dalle donne. Sin dalla sua prima apparizione scoppiano le polemiche, con l’accusa di istigazione alla violenza e di turbare gli animi dei lettori. Tutto in linea con quanto avveniva fino agli anni sessanta, quando i fumetti venivano considerati dannosi all’educazione dei giovani, quasi esclusivi consumatori del genere. Il fumetto era “idiota e anche antieducativo”, strumento “ispiratore di pigrizia mentale”, dal momento che il disegno- e non lo scritto- influenzava il lettore.
Esisteva un Indicatore della Stampa periodica che divideva le testate in “raccomandabili”, “leggibili”, “leggibili con cautela” ed “escluse”. Se il prodotto era per ragazzi le donne dovevano apparire asessuate. A differenza degli Stati Uniti dove assumeva una funzione sociale ed era considerato un mezzo di comunicazione e dove formava” la base comune della cultura nazionale”, come scrisse Giuseppe Prezzolini.  Infatti i personaggi famosi non avevano difficoltà ad ammettere di leggere Dick Tracy o Steve Canyon, consapevoli che i comic riflettevano la realtà della società americana, compreso la caratteristica matriarcale. Nelle storie quasi sempre sono le donne a comandare.
Il successo di Diabolik purtroppo diede l’avvio ad una serie di pessime imitazioni. Così nelle edicole fanno la loro comparsa Kriminal, Satanik e Max Bunker che hanno ancora una loro dignità, poi Sadik , Zakimort, Demoniak , Masok, Makabar, tutte con la “K”, pubblicazioni scadenti che per fortuna hanno avuto vita breve, mentre ,del nostro eroe mascherato ne parliamo ancora dopo cinquant’anni. Più successo delle imitazioni hanno avuto le parodie. Alcuni autori hanno usato “l’effetto eco “ del nome di Diabolik per creare nuovi personaggi. Ѐ il caso di Cattivik di Bonvi, poi continuato da Silver e Paperinik di G.B. Carpi. Passiamo ora a ricordare alcune curiosità sul nostro personaggio. Ha avuto successo anche fuori Italia. Infatti le sue avventure sono state pubblicate in Francia, Argentina, Belgio, Brasile, Spagna, Danimarca e perfino in California, negli anni ottanta, sono state presentate edizioni amatoriali. Diabolik ha collezionato numerosi record.
E’ stato il primo personaggio del fumetto italiano a cui è stata dedicata una canzone (Betty Curtis 1966). Il primo  a diventare un film con la regia di Mario Bava, con John Phillip Law nella parte di Diabolik, Marisa Mell in quella di Eva e Michel Piccoli dell’ispettore Ginko. La parte del protagonista era stata rifiutata da Alain Delon. Il primo ancora con una parodia cinematografica, Arriva Dorellik con Johnny Dorelli, Margaret Lee e regia di Steno. Il primo apparso in un videogioco per computer.
Per fini commerciali la sua immagine apparsa su magliette, pupazzi, portachiavi in plastica calendari: è del 1976 una raccolta di figurine e del 1971 la nascita del Club di Diabolik
E’ stato usato per campagne contro la droga, il doping, la guida pericolosa, l’abbandono degli animali.
La testata ha collezionato varie denunce per corruzione di minore, incitamento a delinquere e per oscenità perché su una copertina appariva una nuotatrice in bikini (nel 1967!). Nel marzo 1965 un numero della Domenica del Corriere viene ricordato per avere avuto in copertina un disegno di Diabolik di Walter Molino.
L’ispirazione era legata a un curioso fatto di cronaca: un marito stanco di essere trascurato dalla moglie che passava il tempo leggendo fumetti, decise di travestirsi da Diabolik per spaventarla.
Per lo shock subito la donna fu ricoverata in una clinica per malattie nervose.
Nelle storie del nostro spesso si fa riferimento a temi sociali. Ma in un caso le autrici si schierarono apertamente: fu nel maggio 1974 contro il referendum abrogativo del divorzio. Nella seconda di copertina dell’albo apparve una scheda che invitava a votare NO.
Una delle critiche rivolte a Diabolik è quella di essere ripetitivo. In realtà il 50 anni di vita il personaggio ha subito un’evoluzione, manifestando un coinvolgimento verso problemi sociali come i diritti dei minori, la tossicodipendenza, la lotta alla mafia. E la stessa Eva, ai tempi del Movimento di liberazione della donna, dimostra una ribellione e una autonomia nei confronti del suo compagno. Di più, Diabolik, con gli anni, riesce ad attenuare la sua disumanità e la sua violenza, per avvicinarsi alla pubblica morale e ai buoni sentimenti. A mezzo secolo di distanza, piaccia o non piaccia, il ladro criminale conserva il suo fascino per la sua originale personalità, per la sua sfida alle convenzioni, per la sua imprevedibilità, per le sue avventure paradossali, per il suo impasto di grandezza e cinismo.

ShinyStat
14 marzo 2013

“Diabolik” a cura di Alfredo Castelli e Mario Gomboli aster-dardo (1974);
G. Strazzulla- Fumetti di ieri e di oggi- Cappelli 1977;
F. Fossati –I fumetti in cento personaggi- Longanesi 1977;
L-Gullo, Un buon cattivo, nostra intervista alle sorelle Giussani, autrici di Diabolik, la Città Futura, n° 5, 1 febbraio 1978 ;
"Diabolik" Paolo Ferriani-Franco Spiritelli collana "I quaderni del fumetto italiano" (grandi eroi) n°8 Paolo Ferriani editore (1992) 2° edizione (1996);
"Grande enciclopedia illustrata" Salvatore D'Angelo e Paolo Ferriani collana "I quaderni del fumetto italiano" (grandi eroi) n°9 Paolo Ferriani editore (1992);
"Diabolik" (Mondadori) (1993);
“Diabolik” Simona Vassetti Alessandro Tesauro editore archivio comics n°4 (1995);
“Un giallo in maschera” a cura di E. Linari glamour international production (1996); catalogo della mostra omonima "Strisce di storia" a cura di Patricia Martinelli editrice Astorina. (1996) catalogo della mostra omonima;
"Collezionare Diabolik" Salvatore D'Angelo e Andrea Agati ripostes (1997);
"Da diabolik a diabolikmania" Andrea Agati diabolik club (1997);
"L'uomo dai mille volti" Autori vari lo scarabeo edizioni d'arte (1997);
"Diabolik" Luigi Codazzi-presentato da Carlo Lucarelli rcs libri I classici del fumetto BUR (1999);
Diabolik- Bur Rizzoli 1999;
Angela e Luciana Giussani, “I grandi colpi di Diabolik” , Arnoldo Mondadori, 1999;
"Sulle tracce della pantera" a cura di Valentina Semprini cartoon club (2000);
"40 anni in nero" 4 volumi a cura di Mauro Giordani e Gisello Puddu editoriale Mercury 2001;
"Il mito Diabolik" a cura di Carlo Scaringi collana superstar Gremese editore (2003);
I classici del fumetto di Repubblica Diabolik-Eva Kant 2003;
Italiane volume III°- Dipartimento per l’Informazione- Roma 2004;
"index illustrato 1-100" Andrea Agati e Aberto Caroscio collana "I quaderni del fumetto italiano" (grandi eroi) n.24 Paolo Ferriani editore (2005) ;
"Guida alle pubblicazioni extra" Lorenzo e Roberto Altariva Diabolik club-Clerville book 11-23 (2006-2011) 2 volumi;
"L'uovo alla Diabolik" a cura di Egisto Quinti Seriacopi Dada editore (2006) catalogo della mostra omonima;
Diabolik in the world" Roberto Altariva e Andrea Agati Diabolik club lotti 1-2-3-4-5,(2007-2011) ;
"Le regine del terrore" Davide Barzi edizioni db (2007) 2° edizione (2009);
"Cronistoria di un film" Roberto Altariva Diabolik club-Clerville book 18 (2008);
"Diabolik-Eva Kant: una vita vissuta diabolikamente" a cura di Vincenzo Mollica e Mario Gomboli provincia di Roma (2009) catalogo della mostra omonima ;
"Guida al merchandising di Diabolik" gli allegati Lorenzo Altariva Diabolik club-Clerville book n°20 (2009);
"Gino Marchesi: L'uomo che diede un volto a Eva Kant" Davide Barzi, Comune di Brembio, libro-catalogo della mostra dedicata a Gino Marchesi, 2009;
"Io sono Diabolik" l'autobiografia Mondadori (2010);
Io sono Diabolik-Oscar Mondadori 2012.

"Viviamo in un mondo terribile cara marchesa, i giornali non parlano che di delitti! la cosa più grave è che sono stati commessi dalla stessa persona e il criminale è sempre riuscito a fuggire..."

Il re del terrore”, 1 novembre 1962

Diabolik, regia di Mario Bava, 1968;
Diabolik (Diabolik-Track of the Panther), serie animata televisiva di 40 episodi , 2000.