
 Prendendo  spunto dalla citazione  "L'arte  non è altro che la forza di suggestione di un particolare", di Corrado  Alvaro, si è voluto inserire, nel contesto della manifestazione, una serie di  sensazioni visive, quindi quindi artistiche,   creando qualcosa di particolare e sperimentale al contempo.
Queste  attitudini artistiche sono state supportate dalla dinamicità di alcuni mimi,  dal gioco tenue delle luci delle candele, dalla proiezione di diapositive  relative ad aspetti suggestivi e storici della città dello Stretto.  
Altre  proiezioni si intrecciano in simultanea e riguardano alcuni filmati  dell'espressionismo tedesco, quali frammenti de   "Il gabinetto del dottor Caligari" (1919) di Robert  Wiene o "Metropolis" (1926) di Fritz Lang o le scene a lume di  candela estrapolate da "Barry   Lyndon" (1975) di Stanley Kubric o da quelli relativi a "I misteri dei  giardini di Compton House" (1982) di Peter Greenaway:le sequenze ed i  vari fotogrammi hanno fatto da supporto alle opere esposte da alcuni artisti  reggini. 
L'uso  della luce come espressione simbolica forse è la chiave di lettura del successo  della manifestazione caratterizzata da immagini, proiezioni ed attori che hanno  attirato l'attenzione e la curiosità dei visitatori avvolti dalle dissolvenze  visive causate dalla luce naturale, a lume di candela: i locali erano  volutamente privi di illuminazione  artificiale è ciò ha prodotto dissolvenze nelle sagome dei cavalletti assorbiti  dalla velocità della  proiezione  multimediale. 
L'arte in  movimento, quella del cinema, può considerarsi come una sorta di  "prosecuzione della pittura" che con i suoi colori espressivi ben si  lega ad una citazione di Robert Bresson: «Il cinema non deve esprimersi per  immagini, ma attraverso rapporti di immagini. Così come un pittore non si  esprime per colori ma attraverso rapporti di colore» .




