Presso la Sala Conferenze del Museo Nazionale  della Magna Grecia,  si è svolta, a cura del Circolo Culturale l'Agorà, la presentazione della carto guida illustrata "Cronologia dei Regnanti in Calabria e nel Meridione" del dott. Antonio Stiriti, appartenente allo stesso sodalizio reggino. 
La manifestazione ha visto l'intervento del dott. Giacomo Oliva della Sovrintendenza ai Beni Archeologici della  Calabria, dell'arch. Luigi Zumbo dell'Artemis Editrice e dell'arch. Giorgio Lorenzo dello stesso Circolo Culturale, ha registrato una discreta affluenza di pubblico, in cui ha suscitato molto interesse,  nonché l'attenzione degli organi di stampa televisivi e radiofonici  locali.
La cartoguida illustrata, nata con uno scopo divulgativo, è un utile strumento per ripercorrere le numerose vicende che hanno segnato la storia del Mezzogiorno d'Italia e le varie dominazioni e dinastie regnanti che si sono succedute nel corso dei secoli.
Si tratta di un piccolo atlante storico-geografico di facile consultazione che non solo accompagna la lettura del farsi storico, politico e culturale del Sud, ma che, allo stesso tempo, offre un quadro d'insieme dello svolgimento delle vicende in rapporto all'evolversi di quelle che hanno  caratterizzato la nostra Penisola.
Tale ricostruzione può contribuire a facilitare la lettura e la cronologia di quei fatti che spesso sfuggono ad un esame immediato della storia e restituisce un utile quadro d'insieme per comprendere quel passato che è alla base del destino politico del Mezzogiorno e della Calabria.
Un passato che si intreccia con le vicende dell'intera Europa e chiarisce le nostre radici e la stratificazione della nostra Cultura.
E proprio l'aspetto della nostra "identità storica" è stato ampiamente messo in luce dall'approfondito intervento di Giacomo Oliva della Sovrintendenza ai Beni Archeologici, il quale ha auspicato che l'insegnamento della Storia alle giovani generazioni non trascuri di dare  risalto a quegli eventi politico-militari e storico-culturali che hanno avuto per teatro il territorio della nostra Regione, e che costituiscono spesso, più che mere vicende di storia locale, fatti di straordinaria importanza  europea, citando come esempio il caso della battaglia di San Martino.
Il recupero e la valorizzazione di questa identità storica, ha osservato Oliva, è un fatto importante anche per tutti quei giovani che sono costretti, per motivi di lavoro, ad emigrare nelle regioni del Nord, diventando spesso oggetto di superficiali preconcetti, contro i quali può certamente contribuire la consapevolezza e l'orgoglio di essere stati, come calabresi, protagonisti di pagine importanti della storia europea.
Nella parte introduttiva della manifestazione, la necessità di una maggiore consapevolezza del nostro passato a cui ha fatto seguito l'intervento di Luigi Zumbo, amministratore delegato dell'Artemis Editrice, tra le cui pubblicazioni si annovera, tra l'altro, la rivista Daidalos - Beni Culturali in Calabria, il quale ha espresso un ricordo del compianto dott. Carlo Carlino, dirigente editoriale recentemente scomparso  che aveva coordinato la pubblicazione della Cartoguida. Zumbo ha anche evidenziato il dato tecnico che la realizzazione di un tale tipo di pieghevole, che può essere utilizzato da  un'ampia fascia che va dallo scolaro allo studioso, può avere richiesto un paziente lavoro certosino "forse superiore a quello occorrente per scrivere un volume di cinquecento pagine".
L'intervento dell'Autore della Cartoguida,  Antonio Stiriti, ha preso le mosse dalle  motivazioni che lo hanno indotto alla realizzazione di questo tipo di lavoro.
Innanzi tutto il movente di tipo "socioculturale", di cui si è parlato sopra, cioè la volontà di disporre di un rapido quadro d'insieme del passato della Calabria e del Sud, facendolo risalire alla caduta dell'Impero Romano che per diversi secoli aveva unificato il destino politico-territoriale del Mediterraneo e di buona parte del continente europeo, e seguendo la differenziazione del destino politico del Mezzogiorno rispetto alla rimanente parte della penisola italiana, successivamente alla calata dei Longobardi nel sesto  secolo. 
Questo obiettivo è stato perseguito utilizzando alcune soluzioni grafiche che potessero mettere bene in chiaro certi passaggi piuttosto complessi della successione dei regnanti, soprattutto nel periodo medioevale che occupa ben i tre quinti del pieghevole, e fornendo inoltre, senza appesantire troppo il testo, alcuni spunti per l'approfondimento ed alcune imprescindibili indicazioni bibliografiche.
L'Autore ha premesso anche che tale cartoguida, seppur in una diversa veste grafica, era già stata da tempo pubblicata sul sito internet del Circolo Culturale l'Agorà (vedi pagina "Regnanti"), facendo registrare valutazioni  positive da parte di studiosi anche molto lontani dalla Calabria.
La presentazione della cartoguida nella Sala Convegni del Museo Nazionale della Magna Grecia, non poteva che essere l'occasione più preziosa per illustrare un altro potenziale utilizzo del pieghevole, quello cioè di uno strumento che, affiancato ad una buona guida turistica, potrebbe contribuire ad inquadrare in una cornice di Storia Europea i Beni architettonici ed artistico-culturali presenti nella Regione, soprattutto quando ai classici itinerari archeologici dell'epoca greco-romana vengono affiancati anche gli itinerari delle chiese bizantine e normanne, dei castelli svevi angioini ed aragonesi, delle torri spagnole, delle dimore settecentesche, fino alle costruzioni del periodo borbonico e post-unitario.
Ed a tal proposito l'Autore è passato quindi alla proiezione di una parte rappresentativa di tali testimonianze architettoniche, ponendole in rapporto alla cronologia dei regnanti e talora ad eventi storico-culturali ad esse collegati.
La sequenza delle immagini proiettate, partendo dalle ville romane e dagli edifici termali di epoca tardo-imperiale, e passando per i resti del Vivarium di Cassiodoro o della cripta di S.Fantino di Taureana, è approdata ad una vasta panoramica delle Chiese basiliane del periodo bizantino e normanno, chiese che per le loro peculiarità costruttive e storiche rappresentano tra le testimonianze più preziose del passato architettonico della Calabria.
E' stata poi illustrata anche l'edilizia religiosa relativa alla fase di latinizzazione della Calabria avviata dai normanni, con le immagini delle abbazie benedettine, cistercensi, florensi, e delle più imponenti cattedrali normanne, evidenziando che tali monumenti, sebbene a volte ridotti allo stato  di rudere a causa delle vicende belliche, delle calamità naturali o, peggio, degli episodi di odierna incuria, sono  spesso custodi della memoria di eventi storici di notevole spessore.
La sequenza delle testimonianze architettoniche ha ovviamente compreso anche l'architettura militare, rappresentata dai castelli e dalle torri di difesa e d'avvistamento che sono molto numerosi in tutto il territorio regionale.
Si è quindi passati dalle immagini delle fortezze bizantino-normanne di S.Niceto e di Stilo, ai tanti altri castelli normanni presenti nelle cinque province e che spesso recano le tracce di ricostruzioni in epoche successive, come ad es. i castelli di Squillace e di Gerace.
Si sono, di seguito, potuti apprezzare gli elementi caratteristici della castellologia sveva, come le torri a base poligonale, e di alcune importanti chiese dello stesso periodo, come ad esempio la cattedrale di Cosenza consacrata alla presenza dello stesso Imperatore Federico II.
Del periodo angioino, oltre che gli interessanti manieri, sono state illustrate anche le chiese trecentesche e quattrocentesche dai caratteristici portali e rosoni gotici, come il duomo di Altomonte,  Stilo, Zagarise, Cropani.
Passando al periodo aragonese si è dato risalto alla netta somiglianza costruttiva di tutti i castelli di tale periodo (Reggio, Pizzo, Belvedere, Castrovillari ecc..) con i torrioni dalle basi scarpate ed i caratteristici collari di archetti e beccatelli sotto le merlature.
Della lunga dominazione spagnola, durata ben due secoli, è stata proiettata una serie separata di castelli, chiese e palazzi rispettivamente del Cinquecento e del Seicento e di alcune torri costiere di difesa volute dal vicerè Pietro di Toledo. 
Dei castelli spagnoli si è potuta notare la sempre maggiore robustezza dei bastioni e la comparsa delle bocche da fuoco, espressione  delle necessità imposte dal potenziale distruttivo delle nuovi armi. 
Si è passati quindi alle chiese del periodo spagnolo che hanno visto il passaggio dallo stile rinascimentale del '500 (es. la chiesa di S.Michele a Vibo) a quello barocco del '600 che trova un'espressione molto rilevante nella chiesa di S.Domenico a Taverna. 
Tra i palazzi del periodo spagnolo è stato sicuramente molto ammirato il Palazzo Martirano di Aieta, con il suo stupendo loggiato cinquecentesco. 
L'excursus sui monumenti del '700 ha fatto evidenziare come i castelli costruiti o ristrutturati in questo secolo (Nicotera, Roccella, S. Lorenzo Vallo ecc.) acquisivano sempre maggiormente il carattere di residenze feudali più che strutture militari di difesa così come, in tema di edilizia civile, la proiezione dell'elegante Villa Caristo di Stignano ha fatto respirare lo spirito illuministico settecentesco che, evidentemente, aveva raggiunto tutti gli angoli del regno di Napoli durante il periodo borbonico, periodo che era stato preceduto, nei primi decenni del secolo, dalla dominazione austriaca.
L'800 ha visto succedersi tre periodi: l'amministrazione francese, la seconda fase borbonica  e, dal 1860, lo Stato post-unitario. 
Tra le testimonianze architettoniche di questo secolo, è stata proposta, oltre ad una panoramica dei castelli ristrutturati nell'800 (Corigliano, Caccuri, Bagnara, Catanzaro), anche una sequenza di chiese costruite ancora in  stile barocco, per il ritardo tipologico spesso caratterizzante la nostra Regione, ed una serie di palazzi, alcuni dei quali interessanti per le  loro caratteristiche architettoniche come Palazzo Fazzari di Catanzaro, Palazzo Aloe di Cittadella del Capo o Palazzo Galluppi di Caria, mentre altri , come il Villino di Caccia della Ferdinandea di Stilo, importanti per il loro significato storico ed industriale nella Calabria borbonica.
La sequenza di testimonianze architettoniche è infine giunta, per completezza, fino al primo '900, prendendo particolarmente in considerazione, per questo periodo, la città di Reggio Calabria, ricostruita interamente dopo il sisma del 1908, secondo gli stili liberty, neoclassico, neogotico e razionalista.
Ha fatto infine da cornice alla sequenza di monumenti proiettati, l'intervento dell'architetto Giorgio Lorenzo ha espresso alcune interessanti note tecniche di commento agli stili architettonici che si sono succeduti nella nostra Regione, nel corso dei secoli.
L'architetto ha osservato innanzi tutto come, in Calabria esistono sia interessanti testimonianze architettoniche che recano più fasi costruttive nel corso dei secoli ma anche monumenti di un preciso periodo storico, come ad esempio i reperti archeologici del periodo romano-barbarico, o la grande villa romana padronale di Casignana (RC), con i pertinenti cinque impianti termali, le terme romane di Reggio scoperte nel 1886 (in cui sono stati rinvenuti una piscina ellittica, un calidarium e un pavimento a mosaico bianco e nero), la cripta di S. Fantino a Taureana di Palmi,   la Tomba di Cassiodoro con la chiesa di San Martino a Copanello di Stalettì.
Delle chiese basiliane del X, XI e XII secolo, è stato evidenziato come esse fossero prevalentemente ad una navata principale con abside semi circolare, e  che lo stile bizantino si può notare soprattutto nelle caratteristiche costruttive delle facciate e delle murature che erano principalmente in mattoni pieni, talora interposti a pietre conce e spesso contornati da lesene.
Tra le cattedrali normanne si è soffermato su quella di Gerace, considerata il più grande edificio ecclesiastico della Calabria con pianta a croce latina, transetto e cupola, a tre navate separate da colonne classiche prelevate dai tempi di Locri.
Lorenzo ha anche commentato lo stile "gotico" portato dai Normanni presente nelle varie chiese e cattedrali illustrate con gli archi interni a "sesto acuto", mentre, dei castelli di questo periodo ha evidenziato l'impianto planimetrico, costituito da torri cilindriche in muratura in pietra, caratteristica di difesa essenziale per l'architettura militare dell'epoca.
Anche durante la successiva dominazione sveva, le caratteristiche strutturali dei castelli avevano una configurazione planimetrica ed altimetrica imponente e molto difensivistica, come l'architettura militare di quel periodo lo imponeva e come si evince dal Castello di Roseto Capo Spulico che conserva le alte torri dalla forma poligonale.
Tra gli edifici ecclesiastici del periodo svevo, è stata evidenziata la chiara lettura "gotica" della Cattedrale di Cosenza, presa come esempio.
Sono state quindi commentate le caratteristiche planimetriche dei castelli angioini a pianta generalmente rettangolare con le torri cilindriche agli angoli, e spesso come ultimo baluardo difensivo una "Torre maestra" o "mastio" al centro, ed è stato poi individuato lo "stile gotico" delle facciate delle chiese dello stesso periodo, con i rosoni centrali ed i portali d'ingresso con archi a sesto acuto.
Tra le chiese del periodo aragonese è stata commentata quella di S.Bernardino, a Morano Calabro, che è ad unica navata coperta da un soffitto ligneo e col presbiterio dalle volte a crociera e, tra i palazzi quattrocenteschi, il bel "Palazzo De Nava" a Scilla, detto "Palazzo Scategna", con il portale principale in pietra di Siracusa e che è attualmente in di restauro
Delle torri di avvistamento del '500 collocate su tutta la fascia costiera calabrese (dette torri cavallo) è stata fatta notare la  configurazione planimetrica a forma molto più frequentemente circolare, ma anche talora  a pianta quadrata, come  la Torre del Balì di Malta a S Eufemia Lamezia (CZ) e la Torre "Crawford" di S. Nicola Arcella (CS).
Lorenzo ha quindi fatto osservare l'impianto rinascimentale nei prospetti d'alcuni edifici ecclesiastici del'500 come la chiesa di Michelizia a Tropea e la chiesa di San Michele a Vibo (esempio di maggior rilievo, per questo stile, in Calabria) ed inoltre ha commentato chiese barocche del seicento dalle pregevoli decorazioni in stucchi agli interni, e la maestosa cupola della chiesa di San Domenico a Stilo che padroneggia l'intera struttura richiamando quelle di grandi maestri come il Brunelleschi.
L'architetto ha proseguito il commento agli stili architettonici di chiese, castelli e palazzi, per grandi linee per ovvi motivi di tempo, fino al'900 soffermandosi , a proposito del ritardo tipologico nella Calabria dello XIX secolo, all'esempio della Chiesa di S.Pietro in Reggio, costruita intorno alla metà dell'800, secolo del neoclassicismo, su un modulo chiaramente settecentesco, e quindi ancora barocco.
A proposito del '900 ha infine osservato che lo stile liberty, ampiamente utilizzato per la ricostruzione di Reggio dopo il sisma del 1908, era una corrente nata in Belgio con  "l'art nouveau" ed è anche di provenienza d'oltralpe  lo stile "razionalista" con cui furono costruiti gli edifici del periodo fascista nella stessa città.

ShinyStat
11 dicembre 2004