É stato presentato nella saletta convegni della Chiesa di San Giorgio al Corso di Reggio Calabria il libro di Vincenzo Cataldo “Cospirazioni, Economia e Società nel distretto di Gerace ed in provincia di Calabria Ultra Prima dal 1847 all'Unità d'Italia”, edito da Arti Grafiche Edizioni di Ardore. 
Il presidente del sodalizio organizzatore Gianni Aiello durante il suo intervento ha evidenziato che «mancava un'opera del genere e ciò costituisce un qualcosa di fondamentale per il  periodo storico in esame e cioè quello risorgimentale che è mancato come rivoluzione giacobina in quanto alcuni personaggi non seppero o non vollero fare come i giacobini francesi, cioè alleandosi con i contadini delle campagne,  gli operai delle città: il "quarto stato".  Chi si ribellò subì danni sia alle cose che agli affetti familiari,  vedi il caso di Bronte, tanto per citare qualche esempio» .
Gianni Aiello nella sua relazione  ha trattato gli aspetti  storici ed economi  della Calabria durante il decennio francese ed il ruolo che avuto la politica amministrativa sul territorio che non consentì profonde modificazioni nella società e nell’economia della regione, in quanto si ebbe un’azione frenante causati dalle azioni di disturbo degli anglo-borbonici, quali la guerriglia, il brigantaggio, la carenza di mezzi  finanziari, la dipendenza dei Regno all’imperialismo napoleonico, il blocco continentale non riuscirono tuttavia a fermare il corso impetuoso delle riforme che, pur tra mille difficoltà, influirono in modo incisivo sul vecchio ordinamento della società e dell’economia.
Vi fu un'azione di bonifica delle aree soggette alla malaria: con decreto di Gioacchino Murat si dispone il prosciugamento delle paludi di Gizzeria, Santa Eufemia,  Seminara, Sinopoli, Santa Cristina, Terranova, Sitizzano e di altri centri minori come Gioiosa.  
Gli amministratori murattiani fecero di tutto pur di garantire una migliore integrazione dell'economia con i luoghi e, relativamente alla zona di Mongiana, si può affermare che l'esperimento non fu vano.     
I tecnici francesi fecero di tutto per realizzare un più civile habitat per i lavoratori: esenzione fiscale, miglioramenti salariali, assistenza medica e farmaceutica, cassa di previdenza per i vecchi e gli orfani.   
Come ricostruiscono gli esperti, infatti, alla fine del 1810 la Mongiana aveva dato un gettito di oltre diecimila ducati, cifra superiore agli investimenti effettuati, basti pensare all’analisi dell’economista Caracosca che ebbe ad evidenziare  i vantaggi per lo Stato,di tali importanti operazioni durante l'amministrazione murattiana, ma il precipitare delle vicende internazionali impedirono l’avvio di una realtà che sarebbe stata destinata al decollo anche al di sopra di un contesto locale.  
Il dott. Domenico Coppola, già direttore dell'Archivio di Stato di Reggio Calabria ha evidenziato la fatica fatta dal prof. Cataldo che ha dedicato otto anni di ricerche per portare al vaglio degli studiosi una mole di documenti inediti reperiti negli archivi di stato di Napoli, Reggio e Catanzaro e in archivi privati, attraverso cui ha potuto ricostruire aspetti finora trascurati o messi nella penombra del periodo risorgimentale e dello stato economico e sociale della provincia di Reggio. 
Coppola ha compiuto un'attenta analisi dei vari capitoli che formano il volume, utile per approfondire le ricerche e la vita della società preunitaria del territorio reggino.
La società nel mezzogiorno, a maggior ragione con la seconda restaurazione borbonica, si presenta ancor più alle dipendenze del potere clericale e nobiliare e la ventata di modernizzazione delle strutture amministrative e di pensiero avvenute con il decennio francese, sembravano assai lontane.
Il distacco tra capitale e provincia (fenomeno antico e pertinenza del regno borbonico, ebbe ad attenuarsi nel periodo francese quando le province assunsero una grande funzione nel  rinnovamento del paese) era infatti sensibilmente aumentato nel 1848.
La necessità di mantenere ad ogni costo un equilibrio economico-sociale nella capitale, la morbosa politica protezionistica di un'attrezzatura industriale in Napoli e nel suo hinterland fino alla valle dell'Irno, la politica di investimenti pubblici limitata alla capitale, la creazione di tutta una rete di società di assicurazioni o marittime con sede in Napoli, il dislivello tra centro e le province, ad eccezione delle Puglie, denota un ristagno dell'economia agricola ed un vero e proprio arresto  della vita civile .
In molte delle rimanenti province del Regno le testimonianze industriali invece erano alquanto labili, a parte l'esistenza di qualche società economica strutturata su modelli d'organizzazione decisamente antiquati. 
Tale  dislivello risulta ancora più evidente in Calabria e nella provincia reggina, dove le uniche espressioni di tipo industriale risultavano essere quelle estrattive (cioè quelle relative all'essenza del bergamotto), sprazzi di agricoltura rurale e gli esempi tessili delle filande  di Reggio e Villa S.Giovanni , la creazione delle regie fonderie della Mongiana, il cui sviluppo, dopo le innovazioni introdotte dall'amministrazione napoleonica, cominciò a subire un lento decadimento.  
Il nuovo Stato italiano, che segue alla caduta politico-amministrativa borbonica, vuole la soluzione dei mali del Meridione senza però investire in infrastrutture quali ferrovie, viabilità ordinaria, servizi ed il distacco tra Nord e Sud si era già manifestato in forma gravissima sin dai primi giorni dell'Unità, con un fenomeno che investì l'intero Meridione tra il 1861 ed il 1865: il brigantaggio.
Le sue cause erano antiche e profonde, ma la delusione creata dal passaggio garibaldino prima e dall’accentramento  amministrativo poi erano i motivi più recenti di questo fenomeno.
Dopo la repressione e la legge marziale, la frattura tra il Sud ed il resto dell'Italia non fece che approfondirsi.
Il prof. Franco Mosino ha tenuto ad evidenziare l'importanza storica del volume, ma anche linguistica poiché esso ha contribuito a chiarire l'origine di certi lemmi presenti nella pubblicazione. 
Ha concluso l'incontro l'autore Vincenzo Cataldo che con questa corposa pubblicazione, ha il merito di costruire le fondamenta della fase risorgimentale nell’area ricadente nel Distretto di Gerace  spaziando nelle sfere della storia sociale, politica ed economica del periodo compreso tra il 1847 e l’Unità, facendo luce su fatti e personaggi fino al momento trascurati dalla storiografia ufficiale che fa ricadere i fermenti di tale periodo storico in altre latitudini geografiche della penisola italiana, come i fatti di Reggio del 7 e del 14 settembre 1847, dove vennero passati per le armi di Domenico Morabito, Giovanni Favaro, Antonio Ferruzzano, Raffaele Giuffrè Billa ed Antonio Alessio,  quelli di Gerace del 2 ottobre 1848 che costò la vita a Domenico Salvatori, Pietro Marzano , Rocco Verduci , Gaetano Ruffo, Michele Bello.

ShinyStat
7 giugno 2001