"Eurasia da Lisbona  a Vladivostok: la visione di Putin” è stato il titolo di un'apposita conferenza, organizzata dal Circolo Culturale „L'Agorà”,  nel corso della quale sono state analizzzate le varie vicende ed i personaggi che ruotano intorno alla sfera ed alle linee programmatiche dell'acronimo „Eurasia” , al cui riguardo fu proprio il premier russo ne ebbe a parlare per la prima volta al Forum economico di San Pietroburgo, Spief 2016.
Proprio in quell'occasione Vladirmir Putin ebbe ad affermare che «con i nostri colleghi cinesi stiamo preparando le trattative formali per la creazione di un’ampia partnership commerciale ed economica in Eurasia, con la partecipazione dell’Unione europea e della Cina», mentre successivamente aggiunse a tal riguardo che «questo sarà il primo passo verso la formazione di una estesa unione eurasiatica, la “Grande Eurasia”», che insieme alla linea programmatica che va «da Lisbona a Vladivostok» rappresentano un'altra idea significativa della geopolitica di Vladimir Putin.
Dopo la parte introduttiva di Gianni Aiello la parola è passata a Tatiana Potapova (free lance) che nel corso del suo intervento ha tracciato la vita, la carriera politica del premier russo  e da queste premesse il titolo del suo intervento „Putin è una persona eccezionale”.
Oggi, - esordisce la gradita ospite del Circolo Culturale “L'Agorà” -  si potrebbe discutere all'infinito sul ruolo della scena politica mondiale, il Presidente russo Vladimir Putin.  L'atteggiamento verso di lui ha dell'ambiguo, ed è perfettamente normale, perché è impossibile non fare i conti con una così straordinaria e potente personalità. La capacità unica di Putin come politico influenza il mondo intero. Nei primi otto anni del suo Governo, Putin è riuscito a risollevare il suo paese dalla rovina economica e così facendo, ha restituito alla nazione autostima. Allora,chi è Vladimir Putin? Che cosa lo motiva ad agire, la sua formazione e dove vuole arrivare? Le tappe importanti della sua vita coincidono con punti di svolta della storia del paese. L'infanzia vissuta a San Pietroburgo durante la guerra fredda in piena stabilità dell'era sovietica.  Prima del crollo del paese lui lavora per cinque anni come l'ufficiale sovietico dell'intelligente  esterno a Dresda. Il crollo del paese lo trova nell'amministrazione della sua città natale dove lavorava come giurista civile.  Dopo pochi anni, lavorando nell'amministrazione del Cremlino, ha guardato il collasso dello stato ed ha rapidamente imparato come poter far funzionare i meccanismi del potere negli anni caotici di Eltsin. Ora come presidente, sempre cerca di ripristinare la tanto autostima della gente russa, trovando fonti per questo nella sua esperienza storica - dall'Impero russo, dell' epoca sovietica e nella religione ortodossa. Per Putin, la costante espansione della NATO verso i confini della Russia dal 1999, insieme con le raccomandazioni insistenti di Washington e Berlino, per imporre le loro idee politiche - è un'estensione consapevole della zona di combattimento della guerra fredda.
Per una tale azione un normale Presidente dovrebbe rispondere di conseguenza. L'Occidente sospetta che lui ha in mente solo qualcosa di brutto. Il mio parere ed il parere dei miei amici e che Putin protegga solo gli interessi della nostra patria la grande Madre Russia.  I maggiori Leader dei media per tanti anni passati a controllarlo ed anche oggi è sotto la lente di ingrandimento ad ogni passo che Lui fa', un politico scomodo a tanti, ma comodo per moltissimi altri e sono in tanti a chiedersi chi sara' il suo successore, avra' il suo carisma?  La sua forza morale e fortemente motivata dalla sua fede verso il suo paese. Tuttavia, essi tendono a dimenticare che la maggior parte del popolo russo ha più volte votato per questo uomo. E non dimentichiamo le menzione di esso, che di solito le elezioni in Russia costantemente falsificate. Niente di più falso. I sondaggi in Russia danno un quadro esattamente diverso. La popolarità di Putin nel nostro paese ha raggiunto un livello record, superiore all'80%. In altre parole, Vladimir Putin come un vecchio amico, che è impossibile da dimenticare. Nel discutere ultimi decenni, si tratta di un valore costante, contraddittorio e indispensabile in campo politico.  Guardando le politiche degli Stati Uniti e dell'UE prima di arrivare al potere Trump inavvertitamente approfondire la storia del mondo. Quando un piccolo paese, un piccolo principato è sempre stato più facile da conquistare. Ma paese enorme deve prima essere suddiviso in piccole repubbliche e mantenere con la calma le loro politiche di odio per la Russia. 
Questo è ciò che è accaduto nell'Ucraina. Dove negli ultimi decenni strenuamente un sistematico lavaggio del cervello della popolazione ha avuto luogo, prendendo costantemente posto sulla persecuzione russa nelle loro teste martellando il popolo russo come il nemico dell' ucraino. Lei d'accordo con me, ch’è ridicolo sentire su di esso, perché abbiamo radici comuni. Siamo un popolo!  Crisi dell’Ucraina in misura ancora maggiore dato Putin vede il male incarnato. Il conflitto intorno Ucraina fin dall'inizio è un racconto stilizzata del bene e del male, della lotta eroica della comunità mondiale democratico contro le macchinazioni oscure del despota russo. I giornalisti occidentali immaginano che Putin sia un uomo che vuole solo ripristinare il crollo dell'Unione Sovietica - a spese degli stati baltici e della Polonia. Allo stesso tempo, per loro non importa che un tale scenario è più che improbabile, perché questi paesi sono stati a lungo parte della NATO, e un simile tentativo, secondo il Trattato NATO, avrebbe immediatamente una nuova guerra mondiale.Penso che in termini di politica estera 2016 è stato il maggior successo per Vladimir Putin, per tutti i suoi anni al potere.
Lui riafferma la Russia come il di paese potere in Medio Oriente;
L'Occidente ha cominciato a mostrare segni di una spaccatura nella questione ucraina;
il referendum in Gran Bretagna approvano i sostenitori di uscita dall'UE;
apertamente politico filo-russo, è stato eletto presidente degli Stati Uniti.
La questione delle sanzioni.  Molti paesi, dall’Italia alla Bulgaria, vorrebbero annullare le sanzioni anti-russe al più presto possibile e votano per loro solo perché non vogliono evitare il confronto aperto. Le sanzioni sono sempre più assomigliano ad una mela della discordia per l'UE. Facendo riferimento alle statistiche italiane. La maggior parte della popolazione, anche, si oppone a sanzioni. Si ottiene per l'economia italiana. Particolarmente colpita la produzione agricola. Molte aziende che forniscono beni in Russia hanno subito gravi perdite. L'Italia per colpa delle sanzione europee contro la Russia ci ha rimesso in termini economici qualcosa come 4000 miliardi di euro,un colpo duro che difficilmente si potrà salvare, visto che la Russia guarda verso la Cina e l'India come suo partner possibili. Anche a causa delle sanzioni è diminuito il numero di turisti russi. nel 2016 c’è stato il trend di crescita. Gli italiani sperano che nel 2017 la crescita del flusso turistico dalla Russia aumenti del 15%. Tutti comprendiamo che il significato delle sanzioni non solo per punire la Russia, ma anche per dimostrare l'unità dell'Occidente, sia europea che transatlantico.  Il Cremlino sta guardando con maggiore interesse le elezioni generali in Francia e Germania. I due principali candidati - Fillon e Marine Le Pen - sintonizzati per la Russia più favorevole rispetto l'attuale presidente Françoise Holland. Mosca spera che la nuova leadership di Parigi ammorbidisca la linea dura di Angela Merkel, soprattutto nel numero di sanzioni. In conclusione, ripeto le parole di Putin, che la Russia è sempre pronta per una discussione aperta e costruttiva, anche se negli ultimi tempi hanno visto doppi standard e una chiara divisione tra amici e nemici.
È stata la volta del prof. Daniele Macris che ha rilevato interessanti le occasioni culturali , stimolate dall’attività del Circolo Culturale “L'Agora” e che non contempo costituiscono un appuntamento per chi voglia leggere ed interpretare in modo originale ed autonomo i tempi che viviamo.
Il ruolo della Russia, tornato prepotentemente alla ribalta dal 2014, ha rischiato di divenire marginale, se non insignificante, in conseguenza di progetti geopolitici che miravano, e mirano, a relegarla al rango di potenza regionale. Tali manovre, letteralmente ridicole dal punto di vista storico-geografico, sono state supportate da tutto il cosiddetto “main stream” , che si compiace nel costruire ed imporre realtà virtuali parallele.
La ragionata ed approfondita biografia di Sangiuliano ricapitola con dovizia di notizie e di particolari l’avventura umana e politica del  grande statista russo, senza alcun dubbio tra le figure più significative del nostro tempo per capacità di lettura del reale e di ideare il futuro su basi completamente nuovo.
La narrazione si svolge con sapiente dosaggio degli ingredienti biografici, che vengono presentati in modo equilibrato, senza effetti spettacolari: in verità un raro esempio di professionalità a riguardo di decine di “pennivendoli” , per i quali la dignità non è che un concetto vuoto.
Davanti agli occhi del lettore scorrono le immagini dell’infanzia e dell’adolescenza in quartieri proletari di una Leningrado ancora con le ferite del lunghissimo assedio nazista, in una famiglia normale, ma fortemente provata dalla guerra. La formazione di Putin deve essere compresa in questo orizzonte spazio-temporale. Le sue doti di riflessione ed intelligenza lo indirizzano verso studi universitari di serietà e rigore e, quindi, al servizio nel KGB, che lo segnerà in maniera indelebile. Il crollo dell’URSS lo coglie, con la sua famiglia, in Germania orientale  e lo obbliga ad un cambiamento radicale di situazione e di prospettive, senza certezze né illusioni.
La situazione è veramente grave. Leningrado ritorna ad essere S.Pietroburgo, ma i problemi non si risolvono con la ridenominazione. Putin si avvicina al suo ex professore d’Università Sobchak e diventa vicesindaco della città, imparando a conoscere una gigantesca macchina amministrativa.
Gli anni pietroburghesi costituiscono il necessario rodaggio per l’avvicinamento alla dilaniata Mosca di Eltsin, caro, per ovvi motivi, all’Occidente, ma altrettanto inviso, a ragion veduta, al popolo russo.
L’ascesa al potere, anche con alcune garanzie per l’uscente Eltsin, si inserisce nel quadro drammatico dell’economia russa dopo la terribile crisi del 1998, conseguenza di politiche neoliberiste assolutamente non indicate. Intanto le infiltrazioni arabo-americane nel Caucaso e non solo mirano a portare la “guerra santa” in Russia, ben prima degli esperimenti in Asia ed Africa.
La reazione di Putin ai tentativi islamici è dura ed inequivocabile. La II guerra di Cecenia segna la ripresa militare della Russia, coronata poi nel 2008 dall’umiliazione dell’arrogante e teleguidata Georgia.
Proprio il breve conflitto russo-georgiano fa intravedere sempre più chiaramente la mano straniera in determinate situazioni, che tendono a mettere in difficoltà la Russia.
Questo progetto di accerchiamento, ispirato sin dal 1996 da Brzezinski , vede l’Ucraina come fase fondamentale per limitare lo spazio d’influenza ex sovietico: la prima rivoluzione arancione del 2004, che impose l’elezione di Yuschenko, era miseramente fallita per l’inettitudine dell’uomo, mentre nel 2013 il gioco si fa più duro, anche per le incipienti difficoltà globali degli Usa.
Proprio il 2014 è l’anno della svolta: la Russia esce dall’angolo per garantire i Russi e russofoni della Crimea e del Donbass. La Crimea con referendum torna a casa. Il Donbass, invece, sin avvia ad una lotta drammatica che, però, metterà in grave difficoltà il governo neonazista ucraino.
Ad oggi la figura di Putin conserva un alone di mistero, unitamente ad un’ammirazione popolare smisurata, a dispetto degli stereotipi politici propagandati dal “non pensiero unico”.
Putin ha saputo restituire dignità al suo popolo e ha contribuito a fornire una chiave di lettura della storia russa tra continuità e discontinuità, cosa non a tutti chiara: tali meriti lo rendono apprezzato ed amato, certamente un ciclope della politica internazionale in un momento in cui spesso l’Europa stenta a mettere insieme un suo pensiero originale.  
Ritornando a quanto analizzato nel corso della conversazione culturale organizzata dal sodalizio culturale reggino, concludiamo questo resoconto con quanto riportato nel saggio oggetto della giornata di studi sul premier russo: […] la storia politica e personale di Vladimir Putin è ancora tutta da scrivere. Il personaggio è lontano dall'essere storicizzato, la sua attualità è viva, pronta a riservare sorprese. È un fatto che la Russia sia ridiventata un grande protagonista della geopolitica globale,recuperando il ruolo perso dopo il crollo dell'URSS. Il ritorno della Crimea  è un fatto che sarà difficilmente reversibile. Agli inizi del 2015 Putin appariva stretto in una morsa terribile, fatta di isolamento,sanzioni economiche,crollo dei prezzi delle materie prime energetiche,svalutazione del rublo,inflazione,conseguente caduta del PIL. Qualche analista sui giornali giungeva a presagire una sua caduta. Partendo da queste sfavorevoli premesse, con abili mosse,invece, il leader russo ha riguadagnato un ruolo centrale. Lo ha fatto in Medio Oriente, inserendosi nelle incertezze dell'Occidente e assumendo, di fatto, la leadership della guerra all'ISIS. L'ex premier italiano ed ex presidente della Commissione UE Romano Prodi ha osservato: «La cosa singolare è che la Russia versa in acque economiche molto tempestose ma nonostante ciò Putin dimostra una forza politica ancora determinante sullo scacchiere occidentale». Giudizio condiviso sostanzialmente dall'ex ministro e fondatore di Médecins Sans Frontièers, Bernard Kouchner, che ha affermato: il leader russo «si è dimostrato un grande giocatore di scacchi». L'analista Ian Bremmer, fondatore e presidente di Eusaria Group, think-tank di politica internazionale, è ancora più netto «Oggi vince Putin, un vero trionfo geopolitici il suo». Putin ha anche smentito chi lo accusa di un ritorno al passato con un gesto di alto valore simbolico. Ha ordinato la costruzione di un grande monumento dedicato a tutte le vittime delle repressioni politiche della storia della Russia. L'opera, commissionata allo scultore Georgy Frangulyan, s'intitolerà Il muro del dolore e sarà collocata in una strada intitolata ad Andrej Sacharov. In un'intervista al network americano CBS,Volodja, nell'affrontare il tema del suo futuro politico ha risposto alla domanda che molti si fanno su cosa accadrà nel 2018, alla scadenza del suo mandato presidenziale. La Costituzione gli consente una rielezione, ma lui ha risposto: «Per prime,naturalmente, ci sono le regole previste dalla Costituzione, che non saranno violate da parte mia. Molto dipenderà dalla situazione specifica del paese, nel mondo e dai miei sentimenti». […] (1)
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24 maggio 2017
la conferenza
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A. POLITKOVSKAJA, “Proibito parlare. Cecenia, Beslan, Teatro Dubrovka: le verità scomode della Russia di Putin”, Mondadori, 2007 ;
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(1) G. SANGIULIANO, “Putin. Vita di uno zar”. Mondadori, 2015, pp.267-268