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5 febbraio 2020

Ciò che è stato inserito nel contenitore relativo ai “Fatti del ‘70”, rappresenta il primo tema di tale periodo storico che è considerato tra i più controverso del Novecento della Penisola italiana.
Il Circolo Culturale “L’Agorà” non è nuovo all’analisi di queste argomentazioni, come documentato nella pagina del proprio portale, denominata REGGIO ’70, dove sono consultabili in scrittura e video tali aspetti, caratterizzati da una chiave di lettura alquanto eterogenea su tali vicende.
In  occasione del 50° anniversario della rivolta di Reggio, il “Circolo Culturale “L’Agorà” aveva in cantiere una serie di iniziative progettuale organizzate proprio per la  ricorrenza dei “fatti” della più lunga rivolta urbana d'Europa, quella che ebbe a riguardare Reggio Calabria dal 1970 al 1971.
Ma tali intendimenti non si sono potuti realizzare per i, purtroppo conosciuti, motivi pandemici da COVID 19 e pertanto, tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19, tali iniziative, insieme all’intera attività associativa del sodalizio culturale reggino, proseguiranno in remoto.
Ritornando al tema in argomento, le conseguenze dei “fatti di Reggio” accentuarono il divario all’interno della stessa regione calabrese, creando malcontenti, insofferenza nei confronti del governo centrale e delle altre istituzioni, visto anche il venir meno delle aspettative che erano state prospettate alla Città.
Quello che accadde a Reggio Calabria rappresentò uno dei periodi tra i più complessi che l’Italia repubblicana ebbe ad affrontare e la rivolta di Reggio rappresenta la ribellione urbana più lunga che la storia della nostra repubblica ricordi, con migliaia di feriti, arresti, diverse vittime sia tra i civili che tra le forze dell’ordine.
Diversi sono gli accadimenti che si verificarono nella Città dello Stretto e che ancora su molti dei quali cala una fitta serie di interrogativi ancora irrisolti. Una pacifica manifestazione di dissenso che viene repressa violentemente, attentati dinamitardi, eversione, la repressione che avvenne sia nei confronti della Città che nei confronti dei suoi abitanti, processi, sono alcuni dei quesiti, che a distanza di tempo sono avvolti da una fitta coltre di mistero.
 “Testimonianze” è il titolo del primo di una serie di incontri organizzati dal sodalizio reggino ed ai quali parteciperanno studiosi, rappresentanti istituzionali, organizzazioni culturali e di ricerca, come ad esempio la Fondazione “Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico”. Dopo i saluti da parte del presidente di AAMOD Vincenzo Maria Vita, la parola è passata a Gianni Aiello (presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”) che ha effettuato una breve analisi sull’incontro. Testimonianze sarà un contenitore, all’interno del quale saranno ospitati persone, alcune delle quali non più presenti nella vita terrena, ma che in quelle occasioni ricordano fatti, frangenti, uomini deceduti in quel periodo storico in circostanze violente.
Nella notte di mercoledì del 15 luglio 1970, in via Logoteta, una traversa del Corso Garibaldi di Reggio Calabria, viene rinvenuto il cadavere di un uomo. Si tratta del Signor Bruno Labate, reggino di 46 anni, frenatore delle ferrovie dello Stato italiano, iscritto alla CGIL. Le circostanze della sua morte non saranno mai chiarite.
L’autopsia parlerà di morte per compressione del torace con impedimento del mantice respiratorio. Tali frangenti non si chiariranno nemmeno in seguito agli accertamenti giudiziari, dai quali non emerse alcun responsabile.
Quei fatti di Reggio, quel triste episodio, le parole della madre, altre testimonianze, fanno riflettere e devono fa pensare. A tal riguardo si vuol ringraziare per la disponibilità e/o sensibilità dimostrata della Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.
Tali sequenze visive sono estrapolate dal documentario “REGGIO CALABRIA” a cura di Gian Maria Volonté ed altri autori a cura della casa di produzione IL COLLETTIVO ed edito nel 1972. SUCCESSIVAMENTE, alcuni aspetti di tale documentario saranno inseriti in un’altra produzione, questa volta a cura del regista Paolo Pietrangeli, avente come titolo “Tre donne in nero” edito nel 1996.
Da queste cifre il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza la prima iniziativa che nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 5 febbraio. 

la conferenza