

Nella settimana che caratterizza "la giornata  della memoria" il sodalizio culturale ha reggino ha inteso organizzare la  manifestazione su indicata in oggetto proprio come prima giornata all'interno  dell'edizione 2008 dei "Pomeriggi   Culturali" .
    Durante il suo intervento Gianni Aiello, presidente  del Circolo Culturale "L'Agorà" ha   delineato brevemente il periodo storico relativo alla tematica della  manifestazione, soffermandosi sulla cacciata degli ebrei dal Regno di Napoli.
    Secondo il rappresentante legale del sodalizio  culturale reggino quella fu un'operazione fatta ad opera delle “lobbies”  del periodo alle quali dava "fastidio economico" la presenza degli  ebrei nel territorio meridionale proprio per la loro azione produttiva che  intralciava non poco i loro affari finanziari.
    Prima che la parola venga data alla relatrice, è  stato fatto visionare ai presenti un annullo   filatelico fatto a Reggio Calabria nel 1988 in ricordo della  stampa avvenuta nella Città dello Stretto pubblicata nel 1475 e relativa al  "Commentarius in Penthateucum",  libro stampato in lingua ebraica.
    La parola poi è passata a Filomena Tosi  che ha effettuato un'attenta analisi  sul periodo storico, religioso, politico ed economico  inerente la presenza ebraica a Reggio Calabria.
    Secondo Strabone, geografo greco del I sec. a.C.,  già al tempo di Silla, 85 a.C.,  non vi era  quasi luogo in cui gli Ebrei  non fossero giunti, la disastrosa distruzione del Tempio di Gerusalemme, nel 70  d.C., e il conseguente inizio della diaspora accentuarono questa diffusione  capillare degli insediamenti ebraici.
    A Reggio, luogo particolarmente adatto ai commerci  per posizione, circola una leggendaria notizia circa la fondazione della città  operata da Aschenez, discendente diretto di Mosè; il caso di Reggio in Calabria  non fu isolato, anche  Bisignano sarebbe  stata fondata da Bescio Aschenazzi pronipote di Noè e figlio di Gomer,  primogenito di Jafet. 
    A quanto riporta Tito Livio, fu l’antica Besidiae  (luogo incolto); per Polibio, si chiamava Bandiza; successivamente, venne  conosciuta come Besidias, Besidianum; sotto i   Bruzi, come Bescia.
    Il primo dato certo della presenza ebraica nella  Città dello Stretto fu fornito dal ritrovamento di un frammento lapideo che riporta  l’iscrizione greca    twn   				Ioudawn  integrata con proseuch: luogo di preghiera, sinagoga. 
     L’elemento fu  rinvenuto tra i materiali di scarico provenienti dalla ricostruzione di  Reggio dopo il terremoto, si può datare al IV  sec. d.C.
    Tra V e X sec. d.C. le fonti tacciono sul numero e  distribuzione delle comunità ebraiche della Calabria.
    Per l’XI sec. il brebion della chiesa metropolita  (il brebion era documento che informava della consistenza dei beni posseduti  dalla Chiesa nella varie diocesi) riporta una   notizia di difficile interpretazione.
    La pergamena riferisce della presenza di una non  meglio precisata Ebraikh in un ambito territoriale definito Soumpesa (di cui si era  occupato anche  l’archeologo medievista, dott. Francesco Cuteri), ora, tale toponimo pur  appartenendo alla Calabria Meridionale. 
    Anche il termine  Ebraikh si ammanta di un significato ancora oscuro, per il  Prof. Franco Mosino potrebbe trattarsi di una donna ebrea dimorante nel  territorio di Soumpesa  ma dato il  periodo, in cui frequenti erano gli insediamenti ebraici, sembra improbabile  che venga registrata la presenza di una sola persona ebrea.
    Potrebbe trattarsi, sempre per Mosino, di una  giudecca o di una sinagoga. 
    La giudecca, per lui, sarebbe stata indicata come ioudaikh , in Occidente le prime giudecche sono attestate  con questo nome proprio a partire dall’XI sec. (Cortellazzo Zolli, DELI).
    Nel 1127 Federico II attribuisce alla Chiesa reggina  una speciale concessione per cui essa   aveva giurisdizione civile e penale sugli ebrei di Reggio, la Chiesa  acquisiva anche il diritto di esigere il dazio sulla tintura della seta.
    Ancora fra il 1170 e il 1180 era attivo a Reggio il  cantore Mosè, l’ufficio di cantore presso una sinagoga era piuttosto importante  perché comportava anche la vigilanza sulla conservazione dei Libri Sacri e la  scelta delle nuove preghiere da usarsi nella liturgia. 
     Di Mosè da  Reggio rimane un solo raffinato ed erudito componimento non liturgico, bensì  dedicato ad un amico che volle conservarlo nella sua raccolta poetica.
    Con il XIII sec. le notizie relative ai Giudei di  Calabria, quindi di Reggio, si fanno sempre più numerose ed essenzialmente  riguardano imposizioni fiscali.
    Oreste Dito riporta per il 1306 un singolare  incidente occorso agli Ebrei reggini; essi occupavano un proprio quartiere,  fuori le mura, nella parte bassa della città, che comunicava con la Marina ed il  resto della città mediante un unico accesso: la porta Anzana; ebbene la  sinagoga sorgeva fuori quest’area, proprio nel mezzo dei quartieri cristiani,  negli immediati pressi della chiesa di Santa Barbara. 
    Ben presto i Reggini di fede cristiana divennero insofferenti  a questo forzoso e sgradito contatto, inoltre, spesso, i riti celebrati nella  chiesa di Santa Barbara spesso venivano disturbati dalle cerimonie che si  svolgevano  nella contigua sinagoga. 
    I Cristiani pertanto volevano la distruzione del  luogo di culto giudeo e che fosse ricostruita   nella giudecca.
    Le richieste furono accolte ma si stabilì che i  Cristiani pagassero un compenso ai Giudei sia per l'eventuale distruzione, sia  in caso esso fosse convertito in chiesa cristiana.
    Il Commentarius in Pentateuchum, del 1475, era  la prima opera stampata in Calabria, a Reggio  Calabria, presso la tipografia dello stampatore israelita Abraham ben Garton  ben Isaac. 
    Alla Città dello Stretto spetta anche il vanto di  avere avuto fra i primi editori in Italia ad   avere dato alle stampe un libro in caratteri ebraici mobili.
    Con gli editti di espulsione del 1492 dai domini di  Ferdinando il Cattolico (Spagna e Sicilia) a Reggio si riversò un autentico  fiume di profughi, la città divenne un punto di raccolta e transito e presto  qui si formò una comunità ebraica di origine siciliana distinta da quella  autoctona.
    A testimonianza sono due codici manoscritti l’uno  contenente il trattato terapeutico Orah Hayym (Il cammino della vita) opera di  Mosè di Narbonne , detto Maestro Vidal Belsom, nel 1392, ne fu terminata la  trascrizione nel dicembre 5265 e.v.: 1504, il copista anonimo annota: "fu  portata a termine questa trascrizione il giorno quinto [giovedì], il 5 di tevet  dell’anno 5265 dalla creazione, l’anno   tredicesimo dalla nostra espulsione dall’isola di Sicilia, dal regno di  Spagna, qui in Reggio capoluogo della Calabria".  
    Il secondo codice fu terminato nel 5268 e.v.  (1508) contiene il trattato di medicina  Shoshan ha-Rufah del maestro Bernardo di Gordon, l’amanuense   Samuele ibn Musa ricorda l’espulsione dei  Giudei dalla Spagna ad opera del re nell’anno Mezarech Israel (colui che  ha  disperso Israele).
    L’istintiva diffidenza verso lo straniero, nel caso  degli Ebrei unita alle differenze religiose, ha sempre alimentato divisioni e diverbi,  nel XVI secolo, pur tuttavia, le autorità cercavano di appianare questi  dissidi, fra i documenti conservati all’Archivio di Stato di Napoli ve ne sono  diversi a testimonianza del clima del periodo, in particolare uno, datato 10 maggio  1494, registra un intervento della 
    Sommaria in difesa degli Ebrei di Reggio contro il  luogotenente del magnifico Ettore Caracciolo che aveva preso a trattarli con  durezza, arrivando a pesanti umiliazioni tirando loro barba e capelli.
    Le autorità napoletane intervennero dunque  avvertendo che qualora la “Maestà del Signor Re intendesse simili cose li  dispiaceranno grandemente”.
    L’editto del 23 novembre 1510 espelle gli Ebrei e i  cristiani novelli dal Regno di Napoli.
    Gli Ebrei di Reggio, alla vigilia dell’esodo,  dimostrarono ancora una volta la propria   generosità; il 25 luglio 1510 gli Spagnoli conquistano Tripoli, gli  Ebrei ivi residenti,  riescono in gran  parte a fuggire, molti però  sono  catturati e venduti in vari mercati, fra cui Reggio, la Comunità reggina si  affrettò quindi a riscattare i correligionari ma i doganieri cercarono di  imporre una serie i dazi aggiuntivi per tramutare il riscatto in una vera e  propria vendita. 
    I Giudei di Reggio ricorsero quindi alla Sommaria  rievocando un caso simile e il 28   febbraio 1511 ottennero giustizia.
    Dopo il 1511 occasionalmente, anche richiamati dalle  stesse città da cui erano stati espulsi,   gli Ebrei tornarono finché nel 1541 Carlo V non ordinerà loro di  lasciare definitivamente il viceregno.
    Con gli Ebrei furono espulsi anche i cristiani  novelli, fra essi Giovanni de Cagliari, diacono della cattedrale, il quale  aveva chiesto di poter restare a Reggio nonostante la sua  ascendenza giudaica.
    Il 10 settembre 1515 Napoli rispose rimettendo la  questione ai magistrati (auditores) di Calabria:  “Magnifici viri, per parte de dyacono Ioanne  de  Cagliare, habitante in Rigio, ne è  stato dato lo  incluso memoriale in lo  quale como vedete narra per essere ipso figlio de christiani et longo  tempo havere servuto la ecclesia catedrale de  Rigio, come al presente serve como ad diacono, 
  contende non comprehenderese in la regia pragmatica  licet suo patre et matre siano christiani novelli, supplicandono sopra ciò  fareli ministrare debito complimento de iusticia. Pertanto ve remandamo dicto  memoriale et volimo che sopra la continencia de quillo  ministrarite ad dicto supplicante debito  complimento de iusticia se se comprende in dicte regie pragmatiche iuxta la  loro continencia et interpretacione de quilla facta per Soa Maestà” .





