Presso la prestigiosa sede istituzionale dell'Istituto Italiano di Cultura di Praga ha avuto luogo una tavola rotonda, organizzata dallo stesso organismo, avente come tema “Dalla rinascita nazionale, al socialismo della speranza, al disincanto 1919-2019”. All'incontro hanno partecipato nomi di notevole livello del mondo accademico sia della Penisola italiana che della Repubblica Ceca. Infatti a tale proposta culturale si sono registrate le autorevoli presenze di Sante Cruciani (Università della Tuscia – Viterbo), Pavel Helan (Università di Carlo IV- Praga), Antonín Kosík (Istituto di Filosofia dell'Accademia delle Scienze – Praga), dello storico Francesco Leoncini, che ha coordinato i lavori della giornata di studi,  di Valentina Fava (Istituto di Filosofia dell'Accademia delle Scienze – Praga). Dopo i saluti istituzionali del Direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Praga Giovanni Sciola, la parola è passata al prof. Francesco Leoncini, maggior studioso italiano di storia ceco-slovacca ed autorevole interprete della realtà politica e sociale della Mitteleuropa, tematiche queste che ha insegnato per molti anni nei suoi corsi di Storia dei Paesi Slavi e Storia dell’Europa Centrale all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Tale incontro ha avuto lo scopo di riprendere il discorso della Cecoslovacchia nel suo complesso, a far data dal 1918, l'anno della sua nascita passando attraverso il 1968, il 1989 e di seguito alla situazione contemporanea. A tal proposito il prof Leoncini ha posto l'attenzione dell'uditorio sui suoi recenti volumi “Alternativa mazziniana” dove emerge anche il  “caso” ceco-slovacco e la dimostrazione che la convivenza tra componenti etniche e religiose diverse può svilupparsi pacificamente, al di là di tensioni e contraddizioni che caratterizzano qualsivoglia formazione statuale. Nel secondo volume “Dubček. Il socialismo della speranza” in quanto si voleva cambiare quello status quo di repressione che vigeva in quel momento sul territorio boemo e di seguito creare una nuova realtà, una nuova società di tipo socialista, in senso umanistico del termine. Questa tavola rotonda quindi copre un po' tutto l'arco di vita della Cecoslovacchia e nello stesso tempo della vita dell'Europa centrale. La proposta in argomento ha registrato la partecipazione di eccellenze del mondo accademico, sia italiano che boemo con interventi particolari, come evidenziato dallo storico Leonicini quello di Gianni Aiello (presidente del Circolo Culturale “L'Agorà” di Reggio Calabria che ha suscitato notevole interesse a riguardo gli echi e le conseguenze della “Primavera di Praga” e degli interessi del giornalismo meridionale nei confronti del “68 praghese” e conseguentemente le reazioni dell'opinione pubblica. Tali eventi scossero fortemente l'opinione pubblica e la Primavera di Praga fu quindi un terremoto anche per la sinistra italiana non soltanto a livello nazionale ma anche a livello locale e testimonianza di ciò sono i diversi fermenti che si verificarono nella città dello Stretto. Tale alternarsi di micro e macro storie  hanno contribuito a dare uno spaccato di tale periodo storico di un territorio anche se lontano dal focus di tali accadimenti. “La Primavera” non fu un caso a sé, visto che conseguenzialmente la sinistra occidentale, compresa Italia e Francia contestarono l'operato di Mosca. Nel corso del dibattito, che ha suscitato diverse riflessioni,  sono stati evidenziati anche l'importanza intellettuale e politica di Alexander  Dubček relativa ad un socialismo di tipo “umanista” e parte di quell'esperienza confluì nella rivoluzione del 1989, l’eredità della quale, spiega l’autore, si disperse tuttavia con la separazione tra Repubblica Ceca e Slovacchia e con l’avvento dell’egemonia neoliberista nella transizione democratica dell’Europa centro-orientale. Sempre dalla stessa giornata di studi è emersa l'attenzione sulla classe operaia e dirigenziale della  Škoda da parte di Valentina Fava. Il dibattito si è concluso parlando del disincanto, manifestatosi dopo la caduta del muro di Berlino ed il conseguente approccio al sistema occidentale. Un'analisi socio-economica che ha messo in risalto il punto di vista della classe operaia ceca in relazione con il modello capitalista. Tale operazione ha visto  l'espansione dell’economia capitalista nell’area ex sovietica, in larga misura ad opera delle aziende tedesche. Essa ha comportato inoltre ovunque l’azzeramento delle strutture produttive preesistenti o la loro acquisizione da parte occidentale (per es. Škoda – Volkswagen) con conseguenti sacche di disoccupazione o sfruttamento della manodopera. Sono state sottolineate le diversità e le abilità di un Paese che ha saputo accogliere le innovazioni senza perdere le tradizioni.
ShinyStat
18 marzo 2019
la conferenza