Pier Paolo Pasolini, (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975), artista e intellettuale del XX secolo, ha definito il Partito Comunista Italiano come “un Paese nel Paese”, vista la partecipazione continua e risolutiva nelle vicende storiche della Penisola italiana del XX secolo, ma anche per la forte comunanza e solidarietà tra gli iscritti e per il forte interesse del PCI nei confronti delle fasce più deboli.
Il Partito Comunista Italiano vede la sua nascita nella città di Livorno dove era in atto il XVII Congresso del Partito Socialista Italiano (15-21 gennaio 1921).
A seguito dei risultati delle votazioni inerenti all’adesione all’Internazionale Comunista che non venne presa in considerazione dal PSI avvenne questa scissione e di conseguenza la nascita del PCI.
Durante le consultazioni che si svolsero all’interno del teatro “Carlo Goldoni” della città labronica dove si registrano 75 voti da parte dei delegati della provincia di Reggio Calabria a riguardo la proposta comunista.
Come si diceva in apertura a riguardo la notevole partecipazione continua e risolutiva nelle vicende storiche della Penisola italiana del XX secolo del Partito Comunista Italiano come le lotte operaie, quelle lotte contadine, la resistenza, lo statuto dei lavoratori che sono alcuni degli impegni sostenuti dal PCI.
Queste, quindi, alcune delle cifre analizzate sotto il profilo squisitamente storico-culturale durante una disamina alquanto partecipata, che si è svolta presso l’area del Chiostro della Chiesa di San Giorgio al Corso di Reggio Calabria, a cura del Circolo Culturale “L’Agorà”.
Il sodalizio culturale reggino avvia un nuovo percorso indirizzato alla storia e l'attualità dei partiti e dei movimenti politici italiani, così come riportato nell’articolo 49 della Carta costituzionale della Repubblica Italiana  dove “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” , che afferma il principio della libertà di associarsi in partiti e del pluripartitismo politico.
Da quanto sopra riportato il titolo di tale nuova programmazione: Articolo 49.
Il primo appuntamento è stato dedicato al Movimento Sociale Italiano, mentre nella seconda conversazione storica-culturale è stato analizzato il Partito Comunista Italiano.
Dopo i saluti di Antonino Megali (socio del sodalizio organizzatore) hanno fatto seguito gli interventi di Lorenzo Fascì (segretario PCI Reggio Calabria) e Michelangelo Tripodi (segretario regionale PCI Calabria).
La storicizzata dicitura Partito Comunista d’Italia cambiò acronimo in Partito Comunista Italiano a seguito della dissoluzione della KOMINTERN (Kommunistische Internationale, italianizzato in “Internazionale Comunista) del 15 maggio 1943 e ratificato il 10 giugno dello stesso anno.
La conversazione a cura del Circolo Culturale “L’Agorà” ha manifestato un certo interesse da parte dell’uditorio anche per le cifre storiche (trattate da Lorenzo Fascì) e di altri aspetti che sono stati esposti nel corso dell’incontro dove sono stati analizzati diversi aspetti del PCI, tra i quali quelli inerenti alla Resistenza, ma anche quelli relativi alla “svolta di Salerno”
Nel dopo guerra il Partito Comunista Italiano  con i suoi due milioni di tesserati assume le caratteristiche del più grande partito di massa della Penisola italiana (1), anche se tale forza elettorale non permise al PCI di imporsi alle elezioni per la Costituente del 2 giugno del 1946, essendo, in quel frangente storico, superato dalla Democrazia Cristiana e dal Partito Socialista Italiano ed il periodo della prima Legislatura fu un momento storico per il Partito Comunista Italiano alquanto complesso vista anche la pressione delle istituzioni sia governative che ecclesiastiche della Penisola.
Diversi sono stati gli eventi sia nazionali che internazionali che determinarono in un certo qual modo le geografie di consensi del Partito Comunista Italiano, come:

Ritornando “alla svolta della Bolognina” , che si svolse tre giorni dopo la caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989), vi fu la comunicazione del segretario del periodo, Achille Occhetto, che annunciava dei “cambiamenti” all’interno del PCI.
Tali mutamenti sfociarono nel suo scioglimento che venne deliberato il 3 febbraio del 1991 e tale decisione diede inizio a diverse frammentazioni di quel partito considerato come “il più grande partito comunista d'Europa”.  
Ed è proprio dal capoluogo emiliano – afferma Michelangelo Tripodi – dove avvenne la “svolta” che il rinato Partito Comunista Italiano inizia il nuovo corso, dopo una parentesi che ha visto una lunga sequenza di frammentazioni.
Tutto ciò con la chiara volontà di rivitalizzare la desertificazione di quelle linee programmatiche disposte da una azione politica definita di “sinistra”.
Proprio da Bologna, spiegano gli intervenuti, sì è voluto ripartire, dove avvenne   “quello scellerato e nefasto scioglimento del PCI, avviato proprio in quella città dall’allora segretario Occhetto”,e proprio in quella città si dà inizio al risorgimento del PCI con «Un futuro grande come una storia. La nostra» e “senza nostalgia o passatismo.
L’assemblea nazionale che si è tenuta a Bologna lo scorso 24 giugno che ha sancito il ritorno del PCI con quello stesso simbolo  voluto da Palmiro Togliatti ed ideato da Renato Guttuso, quella stessa falce e martello con il tricolore sullo sfondo che sono stati e saranno  i codici identitari che andranno a caratterizzarne il nuovo percorso nel quale  le cui linee programmatiche riguarderanno anche quei punti fondamentali della vera “lotta di sinistra” quali lavoro, sanità, diritto allo studio, solidarietà.
Dagli intenti congressuali di Bologna si evince che […] C’è bisogno di comunismo, c’è bisogno delle comuniste e dei comunisti, c’è bisogno di Partito comunista. Cadute presto le promesse di benessere e democrazia della narrazione borghese del 1989, il capitalismo mostra, senza veli, il suo volto distruttivo. Un pugno di ricchi, che gestisce lo sfruttamento di enormi masse umane e dell’ambiente, è disposto - pur di non cedere, neppure parzialmente, potere e privilegi insopportabili - a provocare una guerra generalizzata e a correre il rischio di desertificare il pianeta. Per non rassegnarsi a queste prospettive terribili e per costruire il futuro è necessaria l’idea generale di un modo diverso di vivere e produrre. Il socialismo; cioè la proprietà e il controllo sociale dei mezzi di produzione, di scambio, d’informazione e delle risorse essenziali per la vita umana, è un tema attuale e decisivo. Il comunismo come liberazione integrale e sviluppo onnilaterale delle donne e degli uomini, si conferma un obiettivo storico di cui si accumulano potenzialmente le condizioni materiali e intellettuali che il dominio capitalistico tende ad asservire ai propri meccanismi o a dissipare […]
Se Bologna ha un significato identitario per i fatti storicizzati relativi alla “fine” ed alla “rinascita” del PCI, per altri aspetti la scelta di Polistena – prosegue Michelangelo Tripodi - rappresenta […] una scelta non casuale e  certamente simbolica, proprio perché Polistena rappresenta la roccaforte dei comunisti calabresi e italiani con il suo grande patrimonio di lotte  e battaglie popolari, di conquiste e di progresso sociale, di crescita civile e di avanzamento culturale di cui è stato protagonista assoluto il Partito Comunista, dal 1970 fino ad oggi […].
L’Assemblea di Polistena (11 giugno 2016) rappresenta una nuova tappa del percorso cominciato con le assemblee territoriali che si sono svolte in tante città e paesi della Calabria da Cosenza a Roccella Jonica, da Crotone a Palmi, da  Bova Marina a Reggio Calabria e nelle quali si è registrata una partecipazione ampia e significativa di numerose presenze, cifre che contribuiranno alle prossime vicende della rinata sinistra italiana.
Una sinistra che avverte chiaramente che lo scenario sociale è molto preoccupante in virtù degli azzeramenti delle conquiste e dei diritti sociali, dell’arretramento  e del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle grandi masse lavoratrici e popolari, crescita della povertà, aumento della disoccupazione, attacco allo stato sociale, alla sanità, alla scuola e alle pensioni, conclude Michelangelo Tripodi.
L’analisi inerente alla conversazione storica-culturale su “Articolo 49: il Partito Comunista Italiano” si è basata su un percorso che non ha rivestito i canoni legati ai ricordi, quindi alla “nostalgia”, ma un nuovo programma indirizzato ad un processo di ricostruzione sia della sigla politica che del Paese intero, ripartendo dal basso e dai territori, dando assoluta priorità ai drammatici problemi delle persone, dando così credibilità sia alle idee che alle battaglie politiche e sociali di cui le nuove linee programmatiche del Partito Comunista Italiano intende essere interprete e rappresentante. 

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30 luglio 2016
la conferenza
(1) A. AGOSTI,  “Storia del Pci”, Editori Laterza,1999

A. CECCHI (a cura di), Storia del P.C.I. attraverso i congressi - dal dopoguerra a oggi, Newton Compton editori, 1977
F. CORDOVA, “Alle origini del PCI in Calabria (1918-1926), Bulzoni,1977
G. AMENDOLA, Storia del Partito Comunista Italiano 1921-1943, Editori Riuniti, 1978
M. FLORES, N. GALLERANO, Sul PCI. Un'interpretazione storica, Il Mulino, 1992
P.IGNAZI, Dal PCI al PDS, il Mulino, 1992. 
G.GALLI, Storia del PCI: Livorno 1921, Rimini 1991, Kaos edizioni, 1993
A. AGOSTI, Storia del Partito comunista italiano 1921-1991, Laterza, 1999. 
A. HÖBEL (a cura di), Il Pci e il 1956. Testi e documenti, La Città del Sole, 2006
A. VITTORIA, Storia del PCI 1921-1991, Carocci, 2006
M.L. RIGHI, Il PCI e lo stalinismo, Roma, Editori Riuniti, 2007
A. HÖBEL, Il Pci di Luigi Longo (1964-1969), Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 2010