
Il  tema  trattato ha ripercorso le tappe  storiche dalla fine del ‘700 fino alla massima espansione del periodo  napoleonico .  
    L'iter  ha  inizio con la storia di un abate che  ebbe il merito di avere come insegnanti, non solo scolastico, ma anche di vita  il vescovo Giovanni Andrea Serrao, ma anche i massimi esponenti  dell'illuminismo meridionale .
    Con  l’arrivo delle armate di Bonaparte in Italia vi fu una forte diffusione del  progetto carbonaro in tutti gli ambienti da quello amministrativo, a quello  culturale e la sua diffusione sarà ampiamente facilitata dall'espansione  napoleonica, così come da quello della sua potente logistica e  amministrazione.   
    Nel Regno  di Napoli, intorno al 1810, alcuni ufficiali francesi dell'esercito di Murat si  staccarono dalla Massoneria dando vita alla Carboneria che dagli inglesi  ricevette aiuti economici nella lotta contro  il Re di Napoli, Gioacchino  Murat e  dell’Imperatore Napoleone Bonaparte. 
  Gianni  Aiello nel corso della sua relazione ha effettuato una mappatura cronologica  dalla quale si evince che : 











Dopo  questa breve elencazione, Gianni Aiello fa riferimento all'uccisione del  governatore di Reggio Giovanni Pinelli, avvenuta il 12 settembre del 1797,  quindi, secondo il ricercatore, la loggia reggina rea, secondo alcuni storici,  dell'omicidio del Pinelli, doveva operare molto tempo prima di quella data,  forse intorno alla fondazione di quella hypponiana. 
    L'associazione  della città dello Stretto doveva essere alquanto numerosa, come riportato dallo storico reggino Guarna Logoteta: «… in quello stesso Dicembre fatta   venire da Messina soldatesca di ordinanza, ed unitavi altra forza  Provinciale detta della Scorreria, fece assaltare da circa settecento uomini  nella sola notte del 14 Dicembre le case di tutti i denunziati come soci della  setta massonica, trasferiti  nella  cittadella di Messina sino al 19 marzo successivo, poi trasportati a bordo  della fregata inglese Europa nel forte di S.Giacomo a Favignana». (1) 
    Dopo tali  considerazioni si è passati   all'ubicazione delle logge massoniche in Calabria durante  l'amministrazione francese. 
Da ciò si  può rilevare che nella provincia cosentina ne risultano diciannove: 
nella provincia di Reggio ne risultano sette:



nella provincia di Catanzaro ne risultano quattro:

Dopo tale trattazione il relatore è passato ad elencare le Logge calabresi collegate al Grande Oriente di Napoli, quindi al Re Gioacchino Murat, siamo nel 1813 :


Nella  parte conclusiva del suo intervento,   Gianni Aiello ha tracciato brevemente la figura  di Pierre - Joseph Briot, ex seguace di  Babeuf,  quindi oppositore, dopo i fatti  del 18  Brumaio (9 Novembre 1799)  venne "trasferito" in Italia e nel 1807 si trova a Cosenza, in  Calabria, dove ha modo di organizzare una  resistenza carbonara. 
    Nel 1809,  nominato Consigliere di Stato di Gioacchino Murat a Napoli, ha modo di  diffondere le idee del Carbonarismo fra le armate  napoletane che trova il suo ensemble allo  zenith nel 1812, quando Gioacchino Murat è impegnato nella campagna di Russia. 
    Durante  il  declino dell'amministrazione  napoleonica (1813-1814), e della perdita del trono di Napoli da parte di  Gioacchino Murat (1815), Briot si reca a Bésançon, in Francia, dove fonda la  Loggia misraimitica dei "Settatori  della Verità". 
    Dopo la  relazione di Gianni Aiello è stata la volta dello storico reggino mons.  Giovanni Musolino che  ha trattato il  tema  “La vita e gli scritti dell’abate  Antonio Jerocades”.
    Una vita  che si inserisce e si svolge in tanta parte nell'ambiente massonico e non solo  della Calabria. 
    Una vita  che presenta molti aspetti complessi per la versatilità di questo personaggio  che era di una grandissima cultura, profondo conoscitore del latino, del  greco, insegnante di ebraico, di filosofia, di archeologia, di commercio, quindi  un'ampiezza di lavoro che è sempre però ispirata dai principi della massoneria. 
    Lo  storico reggino a riguarda Jerocades dice : «era un uomo che restò fedele alla  Chiesa, la massoneria ancora non aveva principi giacobini e rivoluzionari ed  Antonio Jerocades dedicò tanta parte della sua vita alla diffusione della  massoneria in Calabria.»
    Figlio di  pescatore, nacque a Parghelia il 1º Settembre 1738, effettuando gli studi nel  seminario di Tropea dove ebbe come guide culturali e di vita diversi maestri  tra cui quel Giovanni Andrea Serrao, poi Vescovo di Potenza che per le sue idee  progressiste dovette, anche lui, scontrarsi con la mentalità retrograda del  periodo . 
    Gli  insegnamenti che gli furono impartiti furono determinanti per la formazione di  Jerocades che ebbe l'opportunità di arricchire le proprie conoscenze anche  attraverso i dettati degli autori d'oltralpe, bollati come proibiti, quali  D'Alembert, Montesquieu, Voltaire, Rousseau.
    Questo  percorso culturale lo accostò, in seguito,   ad altri eminenti personaggi del Regno, come i fratelli Grimaldi di  Seminara e successivamente a Napoli, dove si stava formando gran parte  dell'intelligenza progressista del Sud,   frequentò Mario Pagano, Gaetano Filangieri, Nicola Cirillo, tanto per  citare qualche nome.
    Antonio  Jerocades fu mandato dal padre al Seminario, anche se egli non era molto  predisposto e fu ordinato sacerdote nel 1759, rimase alcuni anni a Parghelia,  dove fondò una scuola privata, dal nome quasi profetico "Giardino del  lieto lavoro", dove lo stesso Jerocades, insegnava oltre alla lingua  italiana e latina, anche quella ebraica, francese, ma anche dottrina cristiana,  filosofia e matematica.
    Sotto  l'influenza del Vico quando Antonio Jerocades scrive il "Saggio dell'umano  sapere ad uso de' giovanetti di Paralia".
    Il Saggio  tratta dei nuovi indirizzi che bisogna dare alla cultura, quali quelli di  lavoro, del commercio, d'istruzione pratica ed in questo libro Jerocades  ricorda il suo parroco che aveva tanti libri che non bastava una mula per  trasportarli, ma erano tutti libri di morale e di casistica e non vi era  alcun libro che potesse servire alla  popolazione nella vita pratica.
    Qui  comincia la sua carriera di illuminista, redige il "Saggio dell'umano  sapere" per gli scolari di Parghelia, in cui  
    Si  trasferì poi a Napoli lavorando per tre anni con l'abate Antonio Genovesi  che era un filosofo, economista ed assunse a  Napoli docente di Commercio e di Meccanica.  
    Ottenne,  grazie al filosofo Antonio Genovesi, l'insegnamento presso la cattedra di  Metafisica nel Collegio Reale Tuziano di Sora  
    Ma qui  avviene un contrattempo: per il Carnevale del 1770 Jerocades scrisse la farsa  "Pulcinella fatto quacchero" ed in questa farsa mette in ridicolo gli  ordinamenti della Chiesa troppo tradizionale e gli interessi della Chiesa che  erano molto  legati alle cose materiali  ed il comportamento dei frati nella vita pratica e per questo venne condannato. 
    Sorse una  contestazione tra il Vescovo di Sora (tribunale ecclesiastico) ed il tribunale  civile, a tal proposito si mise di mezzo il Ministro Tanucci e la pena non fu  applicata, in quanto si aspettava il ritorno del Re, quindi Jerocades si recò a  Napoli e da li si diresse a Marsiglia,dove ricevette la seconda iniziazione  alla massoneria alla "Saint Jean  d'Ecosse": la prima l'aveva ricevuta in Napoli nella Loggia del  principe Raimondo di Sangro, era l'anno 1771.
    Al  ritorno dalla città provenzale dell'Abate, in Calabria si gettarono le basi per  la costituzione di numerose Logge che si rifacevano alla Gran Loggia Londinese  i cui Rituali vennero portati dallo Jerocades ed assimilati sul territorio.
    Da qui  comincia l'attività massonica di Jerocades . 
    A  Marsiglia  c'era una numerosa  rappresentanza di abitanti di Parghelia, erano marinai che con le feluche si  spostavano in Corsica, Genova, Livorno .
    Poi fu  accolto come fratello muratore e tornò poi a Parghelia dove iniziò la sua  attività pratica. Jerocades era entusiasta dei principi della massoneria che  guardavano soprattutto all'equa distribuzione dei beni a vantaggi dei ceti  poveri . 
    La  massoneria che proclamava la fratellanza universale, il rispetto alla Chiesa ed  alla Monarchia, poi inseguito cambierà indirizzo, diventando giacobina,  rivoluzionaria ed a quel punto Jerocades, ormai è vecchio e si allontana  completamente dai nuovi principi .
    Tornò di  nuovo a Marsiglia alcuni ani più tardi e dalla città della Costa Azzurra  dipendeva la Loggia Massonica di Napoli. 
    Il Capo  di polizia napoletana Luigi De Medici in una relazione del 1790 segnalò la  situazione della Massoneria in Calabria e pose come primo posto nell'ordine  Tropea dove c'erano numerosi massoni e la Loggia di Tropea, dipendeva dalla  Loggia Madre di Marsiglia, e a capo  di essa vi era l'abate Jerocades che l'anno prima era stato mandato a Marsiglia  a spese dei Fratelli Muratori per  prendere le patenti ed eriggere ufficialmente la Loggia a Parghelia ed in altri  paesi della Calabria.
    Fece il  ritorno a piedi da Marsiglia in Calabria impiegando parecchi mesi, un viaggio  immaginarsi in che modo l'abate ebbe ad affrontare, ma Jerocades era abituato a  supportare tutto.
    Di questo  viaggio abbiamo un riscontro da parte dello storico Gaetano Rodinò di Napoli,  il quale lo descrisse : «di mezzana statura, racilento nella persona nell'età  che piega alla vecchiaia, era di gracilissima fisionomia e con una tale  dolcezza negli occhi e nelle parole che mi inspirava un simile affetto. Vestiva  nero, aveva laceri e polverosi abiti ed il cappello e sotto il braccio teneva  sdrucito un ombrello di tela incerata, e nel camminare che faceva ci accorgemmo  che era zoppo» .
    Torna a  Napoli e da vita ad un'Accademia di Scienze e Lettere che fu frequentata anche  dai massoni.
    Nel 1792,  venne insignito da Ferdinando IV alla Cattedra di Economia all'Università di  Napoli, e nello stesso anno, per aver incontrato,  incontrò l'Ammiraglio del Direttorio  rivoluzionario francese Louis-Renè Madeleine Latouche-Treville sulla nave  ammiraglia "Languedoc" alla fonda nel porto: viene incarcerato nel  Convento di S. Pietro a Cesarano, dove prese contatto con i nobili locali,  successivamente venne trasferito nei sotterranei del Castel dell'Ovo, dove vi  rimase per quasi tre anni. 
    Arriva  l'anno1798 arrivano a Napoli i francesi di  Championnet e l'abate di Parghelia eresse   l'albero della Libertà davanti al convento dei frati di Mugnano 
    Continua  la sua attività propagandistica e   prepara la sua opposizione al Cardinale Ruffo. 
    Antonio  Jerocades è tra i combattenti del forte della Maddalena che cercano di fermare  l'avanzata della "soldataglia" sanfedista ma vengono sopraffatti.
    Jerocades  fu prigioniero nei granili del porto, assieme a settecento feriti, e di seguito  venne esiliato a Marsiglia fino all'agosto del 1801, poi, dopo l'amnistia, la  via del ritorno a Civitavecchia, Napoli, infine Parghelia dove, rinchiuso a  Tropea nel convento dei Padri Liquorini, morirà il 19 novembre 1808.
    «Questa  è la vita - conclude Giovanni Musolino  -  con  l'attività sociale, umana, illuministica di Antonio Jerocades attraverso le  opere abbiamo le testimonianze scritte di questa sua attività e l'esposizione  dei principi di fedeltà alla monarchia ed al papato , e principi di fratellanza  universale come nella "Lira Focense"  :  "... Ci sei gran Dio ci sei e chi  ti niega è folle ...".
    Alcuni  giudizi che riassumono i principi fondamentali di Antonio Jerocades :si può  affermare che in lui è radicata profondamente l'esigenza di un totale  rinnovamento del mondo e la fedeltà alla monarchia. 
    Egli è  tutto pervaso dal sentimento della fraternità universale  e non avverte lo spirito rivoluzionario  giacobino presente nell'ultima parte della sua vita. Jerocades imponeva alla  base della massoneria la morale cristiana, le virtù civili e la fedeltà alla  Chiesa ed al Sovrano il quale doveva governare senza assolutismi dai principi  dell'illuminismo.
    Jerocades  presenta alcuni aspetti che lo avvicinano a Tommaso Campanella: ambedue  sacerdoti, ambedue pensatori, poeti che fantasticarono intorno ad un mondo  rinnovato, e per le loro idee sopportarono processi,carcere e persecuzione ma  restarono sempre fedeli alla Chiesa.
    È da  notare il fatto che Tommaso Campanella è noto e studiato in tutto il mondo,  mentre Jerocades è rimasto uno scrittore regionale. 
    Di lui  sono state tracciate numerose sintesi biografiche con riferimento alla sua  opera, ma c'è da augurarsi che egli venga tolto dal silenzio e dalla  dimenticanza e che le sue opere vengano seriamente studiate nei loro contenuti  innovatori ed egli sia dignitosamente inserito nella cultura illuministica del  settecento. »
    Dopo la  relazione dello storico reggino, Gianni Aiello ha dato la parola ad un ospite  della serata la Signora Mariapaola Bouchè, discendente del generale Ettore  Bouchè di Lione e luogotenente di Gioacchino Murat.
    Il  gradito ospite ha rilasciato di essere molto felice di partecipare a questo  tipo di manifestazioni, raccontate, quasi in modo romanzato ed affermando che  Gioacchino Murat «ha fatto moltissimo per la storia, forse perché - dice la  Bouchè -  istigato o messo da quello  che  faceva il suo importante cognato,  cioè ha  desiderato moltissimo nel fare la  storia ed in qualche cosa l'ha anche superato»   .
    Daniele  Zangari ha trattato il tema "La massoneria : questa sconosciuta",  effettuando un  percorso storico della  stessa .«La Massoneria – esordisce l'intervenuto - affonda le sue radici negli  antichi riti d'iniziazione che si celebravano in Egitto, Assiria e Grecia.  I sacerdoti ebrei e gli auguri romani  professavano dei segreti incomunicabili al popolo. La professione dei Misteri e  le iniziazioni ai medesimi si sono succedute dai tempi dell'egiziano Manete  fino ai nostri giorni. La Massoneria ha ereditato culti e riti di antichi  misteri: eleusini e mitrhaici in modo particolare. Perciò la massoneria si è  manifestata e si trasmette attraverso un'ininterrotta catena iniziatica, con  messaggi verbali e simbolici.»  
    Nell'antica  Roma sorsero i "Collegia Artificium"  che avevano un magister e due "guardiani" che presiedevano alle  riunioni e come l'attuale Massoneria, vi erano tre ordini di grado  contraddistinti da emblemi molto simili   a quelli massonici, come dimostrano i bassorilievi dei sarcofaghi romani  in cui sono effigiati compassi, squadre, fili di piombo, livelle e colonne. 
    Un altro  riferimento si può fare nel Medioevo, ai Maestri Comacini e, nell'epoca  moderna, alle Accademie d'ispirazione neoplatica. 
    La data  del 24 giugno 1717 rappresenta la nascita del Gran Loggia d'Inghilterra, quindi  massoneria speculativa, a differenza di quella antica che era operativa:  l'origine inglese si evidenzia dal suo stesso nome Masonry, da  quello dei suoi associati Free Masons,  dalle  sue assemblee dette Lodges.
    La  Massoneria ha come proprio principio di base la fede sulla capacità dell'uomo  di ricercare con i soli propri mezzi, cioè con la ragione e con lo spirito, in  se stessi e nella Natura, le testimonianze della Creazione e le leggi che sono  alla base dell'Essere, che comprende i mondi fisici .
    Nel corso  dell'incontro il relatore asserisce che la Libera  Muratoria è un'istituzione che ha il suo principio di base nella ragione ed  è perciò universale: essa ha un'origine propria non confondibile con quella di  nessuna religione, riconosce a ciascuno la libertà di credenza e pertanto è libera  da qualsiasi dogma religioso. 
    «A  completamento di questa affermazione - prosegue il Zangari - che riconosce a  chiunque di professare la propria fede religiosa, si può aggiungere che la Libera Muratoria postula l'esistenza di  un Ente Supremo che chiama Grande Architetto   dell'Universo. 
    È questo  simbolo, ontologicamente semplificato alla sola accezione della Creazione, che  ciascun Libero Muratore può apporre il proprio Dio. Per altro verso, secondo  "gli Antichi Doveri" ("Old charges"), annessi alla Costituzione  dell'Anderson, il massone è chiamato a corrispondere, tra l'altro, a quanto in  essi è scritto all'articolo 1: "un libero muratore ha l'obbligo, in  virtù del suo titolo, di obbedire alla Legge morale; e se egli ben comprende  l'Arte, non sarà mai uno stupido ateo, né un libertino senza Religione. Negli  antichi tempi i Liberi Muratori erano obbligati in ogni paese a professare la  religione della loro Patria o Nazione, qualunque essa fosse; ma oggi, lasciando  a loro stessi le particolari opinioni, si trova più a proposito di obbligarli  soltanto a seguire la religione sulla quale tutti gli uomini sono d'accordo:  esso consiste nell'essere buoni, sinceri, modesti e persone d'onore qualunque  sia il Credo che li distingue ...". 
    La  loggia, unità base della Massoneria, rappresenta l’elemento costitutivo  elementare di un “sistema complesso” che mira al raggiungimento di due scopi  ben determinati: l’elevazione ed il progresso dell’uomo; l’elevazione ed il  progresso dell’umanità. 
    Sul  fronte d’ingresso del suo Tempio vi sono tre parole: Libertà – Uguaglianza –  Fratellanza. 
    Infatti  l’ideale società muratoria non potrebbe fondarsi altrimenti che su questi tre  cardini considerati nel più perfetto equilibrio tra loro.  
    Viceversa  la Storia insegna come, fin dalla loro prima definizione, ed in particolare  proprio nel corso della stessa Rivoluzione Francese che li ha resi universali,  essi sono stati oggetto di conflitti drammatici sul modo di interpretarli ed  applicarli. 
    Proprio  la mancata determinazione del loro giusto dosaggio reciproco è stata la causa  principale dei fallimenti delle prime definizioni sociali del 1789, cui sono  seguite quelle del ’91, del ’92, fino al fallimento totale della stessa  Rivoluzione Francese. 
    Da  allora, sino ad oggi, sono stati fatti molti esperimenti sociali in questo  senso e tutti sono falliti; in particolare proprio nel XIX secolo e nella prima  metà del XX sono esplose nel modo più drammatico e tumultuoso le contraddizioni  e le tensioni tra i diversi tentativi di attuazione dei tre principi. 
    Difatti,  pur partendo dalla stessa terna di principi, ma privilegiando una valore più  degli altri, si è giunti, come è noto, allo sviluppo di ideologie totalmente  contrapposte che si sono affrontate in modo sempre più esteso fino a  coinvolgere l’esistenza stessa del pianeta. 
    Semplificando  drasticamente ai valori intrinseci, si può affermare che la difesa della  libertà è il fondamento del liberalismo mentre la tensione verso l’uguaglianza  costituisce il principio guida del socialismo.  
    Corrispondentemente  la Fratellanza ha assunto sempre valori di contorno, deputati a dar corpo a  solidarietà di sostegno al valore di volta in volta privilegiato (solidarietà  nazionali o di ideologia o di classe, e comunque sempre “contro gli altri” o  elitarie verso gli altri). 
    Si può  dire invece che, all’opposto di quanto è avvenuto nel mondo politico – sociale  profano, le varie Frammassonerie europee hanno ereditato dalla tradizione  muratoria un modello di equilibrio reciproco fra i tre principi che può dirsi  perfetto, in quanto, pur nelle diverse articolazioni obbedienziali, è rimasto  praticamente immutato dal tempo della loro definizione esplicita sino ad oggi. 
    L’applicazione  pratica dei tre principi è affidata essenzialmente a regole di comportamento  (etica massonica, individuale e di gruppo) che trovano il loro spessore  insostituibile in una tradizione simbolica e rituale che affonda le sue radici  nella storia dell’uomo ed il loro fine nella massima valorizzazione della vita  terrena.  
    Alla  competizione si contrappone decisamente la solidarietà; il progresso è  concepito come risultato della ricerca dell’uomo a migliorare se stesso,  “usando la mente come un cuneo per   allargare, meglio che si può, gli interstizi del muro che lo stringe da  ogni parte”. 
    Ciascuno  di questi tre principi costituisce quindi per l’Istituzione Massonica un  aspetto di un modello di riferimento individuale dell’Uomo e, tutti insieme,  rappresentano la razionalizzazione integrale dell’aspirazione propria della  natura umana, nella sua lotta perenne contro il male, per la realizzazione  della propria Felicità. 
    In realtà  è estremamente duro e lungo raggiungere quella condizione di maturazione che  rende possibile realmente il perfetto equilibrio tra i tre principi.  
    Contro  questa constatazione pessimistica la Massoneria moderna si è assunto il ruolo  attuale di dimostrare, attraverso il “modello sociale – Loggia” (o “laboratorio  – Loggia”), che effettivamente la società naturale, che ancor oggi sembra  un’utopia, sia in realtà raggiungibile con il miglioramento della qualità  dell’uomo.   
    I lavori  sono stati conclusi dal professore Mario Spizzirri che ha relazionato su “La  Massoneria sotto il Consolato e l'Impero" .   
    «La  Libera Muratoria Francese, secondo la storiografia più accreditata in materia,  - afferma lo storico calabrese -  nacque  contemporaneamente a quella britannica. 
    È quasi  certo che Logge militari irlandesi siano state presenti in Francia fin dalla  fine del sec. XVII (‘600), prima quindi della creazione della Gran Loggia di  Londra. 
    La Massoneria  Francese dimostrò subito una grande vitalità e apertura ad esperienze e  tradizioni iniziatiche diverse, e a quei movimenti intellettuali vivacissimi  che nel ‘700 caratterizzavano la società civile e di cui la Massoneria era  fertile terreno di coltura.» 
    In questo  ambiente si svilupparono le Logge femminili di Adozione e i sistemi degli Alti  Gradi, dai quali avrebbe avuto origine anche il Rito Scozzese Antico e  Accettato.  
    Il Rito  Moderno, o Rito Francese, nasce in seguito ad un episodio abbastanza modesto,  la pubblicazione di rituali e segni di riconoscimento del grado di Apprendista  , ed è caratterizzato dall’inversione dell’ordine delle colonne del Tempio, e  dallo scambio di segni e parole sacre e di passo fra i tre gradi massonici. 
    Questo  Rito è praticato da molte Officine del Grande Oriente, al quale fa capo la  maggioranza, ma non la totalità della Massoneria  Francese, e nonostante si chiami Moderno ha  ricevuto la sua codificazione almeno due decenni  prima delle Costituzioni Federiciane (Federico  di Prussia, 1786) e sessanta anni prima della costituzione della Gran Loggia  Unita di  Inghilterra. 
    Ma è solo  all’inizio del sec. XIX che il De Grasse Tilly, munito di Patenti del Supremo  Consiglio Madre di Charleston, costituisce il Rito Scozzese in Francia.  
    Il Rito  Scozzese genera e amministra direttamente anche le Logge simboliche che si  pongono alla sua obbedienza.  
    «Abbiamo,  quindi, in Francia - dice Mario Spizzirri -   un duplice modello organizzativo: da una parte un Grande Oriente che si  costituisce, per così dire, dal “basso”, a partire dalle Logge simboliche, nel  quale gli Alti Gradi sono amministrati da un Gran Consiglio dei Riti che ha  funzioni 
    esclusivamente  rituali. 
    Dall’altro  abbiamo invece un Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico Accettato che,  “dall’alto”, costituisce la piramide rituale fino alle Logge Simboliche che ne  costituiscono la base.» 
    La  Massoneria, entrata in crisi durante la fase acuta della Rivoluzione  Francese,  riprese vigore sotto il  Direttorio tant’è - che nel febbraio 1797- il Grande Oriente di Francia  annunciò che era pronto a riprendere forza e vigore.  
    Va subito  detto che l’atteggiamento di Napoleone (il deus ex machina del Direttorio e  delle fasi politiche successive) nei confronti dei culti era molto liberale in  quanto il suo intendimento era quello di non avere alcuna religione  predominante ma di tollerare tutti i culti, insomma che tutti gli uomini,  protestanti, cattolici, ebrei,   musulmani, deisti e quanti altri, fossero eguali in modo che la  religione non potesse avere alcuna influenza sull’assegnazione degli incarichi  governativi, sulle carriere pubbliche e che essa, quindi, non potesse  contribuire a far accogliere o respingere le persone in base a una  raccomandazione e che per dare un impiego a qualcuno non si potesse fare alcuna  obiezione fondata sulla sua fede ma che fosse, soltanto e almeno, capace.  
    Si può  dire, subito, che Napoleone agiva nei confronti delle religioni in maniera più  corretta ed equidistante di quanto non si fosse comportato un sovrano legato a  un culto qualunque.  
    Per fare  alcuni esempi esplicativi bisogna solo ricordare che “il Grande Corso” in  Egitto celebrò la festa di Maometto nella moschea de Il Cairo nell’agosto 1798  e  che aveva riorganizzato il culto  protestante con articoli organici subito dopo   il Concordato con la Chiesa.  
    Aveva,  altresì,  regolamentato il culto ebraico  con il decreto del 17 marzo 1808 e, infine, aveva fatto proclamare un  catechismo imperiale a gloria della sua persona.  
    La  Massoneria non lo disturbava nelle sue ambizioni, era sì diffusa nell’esercito  ma il comandante supremo dell’Armata era lui e soltanto lui.  
    Da una  carta massonica dell’Impero francese e di tutte le sue dipendenze del 1809  risulta che il Grande Oriente di Francia aveva forti radicamenti nei Paesi  Bassi che contavano circa 40 Logge, nella Renania, nell’Italia  Centro-Settentrionale dove la più attiva era la Loggia San Giovanni della Riunione di Torino.  
    L’arrivo  dei Francesi in quelle regioni fu ben visto dai notabili.  
    La  penetrazione dei Francesi e delle idee collegate alla loro presenza militare fu  molto più difficile nei territori dove era fortemente radicata la religione  cattolica in quanto il (i) fattore (i) religioso (i) era un potente antidoto  alla diffusione della Massoneria.   
    Fu il  caso della Spagna, del Portogallo e del ducato di Varsavia.    
    Circa la  presenza della Massoneria nell’Armata   imperiale c’è subito da dire che su 26 Marescialli del Primo Impero, non  meno di 18  erano, in modo più o meno  stretto, affiliati al Grande Oriente di Francia e cioè Augerau, Bernadotte,  Brune, Jourdan, Kellermann,  Macdonald,  Massena, Murat, Ney, Oudinot, Lannes, Soult ecc.  
    Il  maresciallo Massena era stato iniziato nel 1784 e divenne, nel 1804, Gran  Rappresentante del Gran Maestro con il 33^ grado. Brune era Gran Conservatore,  Kellermann, fin dal 1803, era Gran Guardiano dell’Archivio. Su 2.400 generali  in servizio tra il 1792 e il 1815 si contavano circa 400 massoni.  
    Le Logge  si erano moltiplicate nell’esercito con una velocità straordinaria.  
    I Veri  Amici Riuniti furono fondati in Egitto ad Alessandria nel 1799 e, dirò ancora,  che il 42^ di linea e il 13^ leggero chiesero al Grande Oriente di Francia la  costituzione di Logge con i seguenti titoli: “L’Unione Militare”, “L’Uguaglianza  Trionfante”, “Gli Amici Riuniti della  Vittoria”, “La Perfetta Unione”.  
    A Parigi  nel 1810 si contavano almeno 93 Logge:senza dubbio la più celebre era la “San  Napoleone” di cui facevano parte i tre marescialli Brune, Kellermann e Massena,  l’ammiraglio Ganteaume e i generali Devaux, Gardane, Miollis, Rader, Quantin,  Roize e Valence.  
    Il  reclutamento da parte delle Logge era sempre molto specifico: quella degli Amici Fedeli reclutava soprattutto tra i  funzionari del ministero della Guerra, la Loggia dell’Oceano Francese raggruppava i massoni della marina.  
    La Loggia  della Rosa Stellata, poi, riuniva gli  ex ufficiali invalidi e quelli della Guardia   imperiale: tra gli alti ufficiali c’erano il generale Dahlmann che  comandava i cacciatori a cavallo della Guardia e, poi, fu ucciso a Eylau, il  generale Radet che comandava la Gendarmeria e il generale Roussel, capo di  stato maggiore della Guardia Imperiale.   Fu, soprattutto, con la pace di Amiens che lo sviluppo della Massoneria  si fece consistente.  
    I rapporti  con l’Inghilterra amplificarono i   movimenti nell’esercito britannico ove nel 1815 vi erano presenti ben  409 Logge.  
    Nel 1804,  anno dell’incoronazione di Napoleone ad imperatore dei francesi, nei 90  reggimenti di fanteria di linea c’erano 42 Logge e 18 nei 26 reggimenti di  fanteria leggera.  
    Una  Loggia era tra i corazzieri, 3 fra i dragoni, 2 fra i cacciatori a cavallo, 1  fra gli ussari, 1 nella Scuola di Saint-Cyr. 
    Almeno 45  Logge vi erano tra i prigionieri francesi in Ispagna e in Inghilterra. 
    Alcuni  reggimenti presentavano una percentuale di ufficiali massoni molto forte: il  54^ di linea comprendeva il 44% di massoni, il 64^ il 41%, il 35^ il 40%, il  21^ il 33%, il 106^ il 29%. 
    La  maggiore percentuale si trovava tra gli ufficiali subalterni: il 44% dei  capitani, il 18,3% dei tenenti, il 13,5% dei sottotenenti. 
    Una prima  spiegazione di questo fenomeno era che, in quell’epoca, gli ufficiali inferiori  erano particolarmente esposti e partecipavano ai combattimenti con  le compagnie: alto era il numero dei caduti  così come quello dei feriti: se si cadeva prigionieri e si era massoni, la  sorte dell’ufficiale si prospettava migliore.
    Si  trattava un po’ come di un’assicurazione per il campo di battaglia.  In un’epoca in cui era notevole la noia delle  guarnigioni, essere affiliati diventava un mezzo per vincere la malinconia ed  essere massoni comportava spesso la protezione di un superiore o di un grande  personaggio e, spesso, serviva anche e/o soprattutto all’avanzamento di grado.  
    E vi sono  alcuni esempi clamorosi a riguardo del primo caso.  
    Durante  la guerra di Spagna alcuni prigionieri francesi, marinai della Guardia,  evasero: l’ufficiale inglese proibì di far fuoco su di loro in quanto uno dei  fuggitivi aveva avuto l’idea di fare il segno di pericolo dei massoni (era il  segno di resa, ma avvicinando le mani sopra la testa, con le dita  divaricate).  
    Un’altra  volta vi fu un gruppo di soldati che fece riposare i cavalli in Sassonia nel  settembre 1813; un cavaliere fece un segno massonico al proprietario del posto;  costui rispose e accolse al meglio i suoi ospiti, fornendo loro da mangiare e  il foraggio per i cavalli. 
    Lo  storico calabrese riporta  la  testimonianza, tratta dalle "Memorie" di un giovane ufficiale, di  nome Octave Levasseur, aiutante di campo del maresciallo Ney.  
    L’episodio  narrato si svolse nel 2^ reggimento d’artiglieria  a cavallo: “Al mio ingresso nel reggimento mi  era stato chiesto se fossi massone.  
    Quasi  tutti i miei compagni avevano gradi nell’istituzione, i giovani ufficiali  insistevano per farsi accogliere e subivano prove molto rigorose”.  
    La  Massoneria non era, quindi, priva di utilità. 
    Si sa che  sovrani e governanti non potendo distruggere questa potente organizzazione, già  nei decenni precedenti,  avevano preso la  decisione di farsi affiliare insieme con le loro famiglie.  
    Nell’Esercito  la promessa di prestarsi assistenza e soccorso diventava talvolta utilissima:  anche tra nemici si fraternizzava.  
    La  Massoneria era ferocemente perseguita dagli inquisitori spagnoli che non riuscirono  mai a distruggerla del tutto. 
    In  Portogallo, considerata la sua posizione atlantica e i suoi maggiori legami con  l’Inghilterra,  era ancora più diffusa. 
    Ma il  pericolo di una diffusione massiccia nella   penisola iberica, in epoca napoleonica, era collegata anche alla  presenza delle truppe di Wellington e di numerose Logge a Gibilterra.  
    Le  prigioni inglesi sul continente, altresì, pullulavano anch’esse di Logge  quali  “I Figli di Hiram”, “I Figli  di Marte”,  “I Figli di Nettuno”.
    Il prof.  Spizzirri ha concluso la sua relazione facendo riferimento all’appartenenza o  meno di Napoleone alla Massoneria, dicendo che diversi autori hanno provato a  dibattere questo argomento e a tentare di apportarvi elementi di risposta.  
    «Il primo  contatto del  Bonaparte con la Massoneria  - prosegue Spizzirri - sembra sia stata la visita che fece alla Loggia di San Giovanni di Gerusalemme di Nancy il  3 dicembre 1797.  
    Non è  rimasto alcun documento ufficiale che permetta di stabilire l’iniziazione di  Napoleone alla Massoneria.  
    Ci sono  solo dubbi e sensazioni da parte delle diverse Logge, a seconda degli  autori.  
    Alcuni  sostengono che sia stato iniziato a Malta, in Egitto o a Valence dai Filadelfi dell’Esercito tra il 1796 e il  1797. » 
    A questa  incertezza va aggiunto che, sotto l’impero di Napoleone III, l’imperatrice  Eugenia, avversaria della Massoneria, fece   cercare e distruggere tutti i documenti comprovanti qualunque  appartenenza dei Napoleonidi alla Massoneria. 
    Ma  Giuseppe, fratello di Napoleone, re di Napoli e poi di Spagna fu iniziato alla  Loggia della Perfetta Sincerità di  Marsiglia l’8 ottobre 1793 e divenne Gran Maestro del Grande Oriente di Francia  il 5 dicembre 1805. 
    Murat era  Gran Maestro del Grande Oriente di Napoli e Eugenio di Beaurnhais era Gran Maestro  del Grande Oriente d’Italia.  
  La  Massoneria nella famiglia Bonaparte era, quindi, una presenza costante e  robusta difficile da negare e/o da annullare per decreto  e, certo, svolse un ruolo attivo, propulsivo  e dinamico durante la più coinvolgente epoca riformistica dell’Età moderna:  quella Napoleonica. 
