La dislocazione geografica del megalitismo nel bacino del Mediterraneo evidenzia l'ondata migratoria di antiche civiltà che usavano le vie del mare come strumento di espansione. Forse non è casuale che la maggior concentrazione di tali insediamenti è situata nei Paesi costieri. Secondo i maggiori studiosi del megalitismo gli artefici del fenomeno sembrano avere a che fare con i mitici Popoli del Mare, individuati sulle nostre terre nei Pelasgi. Esse scorrono lungo una misteriosa rotta culturale delle cui testimonianze si hanno notizie nel mondo classico come nell’Iliade di Omero, nell’Odissea sono ubicati nell’isola di Creta, Erodoto in Tracia, Dionigi di Alicarnasso nel Peleponneso da dove emigrarono verso altri luoghi. Il grecista prof. Franco Mosino contestualizzava questa società a quella dei Lestrigoni o Pelasgi narrati da Omero nell'Odissea. La storia dei ritrovamenti megalitici di Nardodipace è strana e curiosa, poiché la loro scoperta ha costituito il coronamento, la chiave di volta di un lunghissimo ed appassionante studio condotto da decenni dall’antropologo Domenico Raso sulle popolazioni pelasgiche presenti nelle Serre Joniche del vibonese. Tali approfondite analisi hanno dato un valido contributo su tale tema e sulle strutture magalitiche di Nardodipace, nei pressi di Serra San Bruno (Vibo Valentia), dove si insediarono a far data dal VII millennio a.C. alla metà del II millennio a.C. . Tale area rappresenta uno dei tanti luoghi facenti parte di un'ipotetica autostrada lungo la quale scorre l'enigmatica cultura megalitica,le cui tracce sono celate dal mistero. Il fenomeno del megalitismo, risulta a tutt'oggi alquanto ermetico, dalle tante ipotesi, e tale patrimonio riveste al momento un fenomeno marginale. L'area monolitica di Nardodipace emerge casualmente dalle nebbie del passato, a causa di un incendio avvenuto nel 2002, e si trova ubicata nella parte sud-orientale delle Serre (provincia di Vibo Valentia) ad un'altitudine variabile tra i 600 metri (valle Precariti) sino ad un picco massimo di circa 1370 metri sul livello del mare. Nel corso dell'incontro sono emersi nuovi dati di notevole interesse come quelle evidenziate da Gianni Aiello (presidente del Circolo Culturale L'Agorà, inerente la somiglianza stilistica del “Re dei venti anni”, facente parte della raccolta Tolone che ricorda proprio nei tratti somatici le fattezze di quelle di Monti Prama (Oristano). E proprio con l'isola nuragica vi sono altri collegamenti culturali tra tra la parte meridionale della Calabria e la Sardegna: la Città della Porta, Ianua (toponimo che con le sue derivazioni rimase in vigore fino al settecento) e proprio in lingua sarda porta si dice janna, ianna in sassarese o giana in campidanese cagliaritano, come afferma Gianuario Piga. L'interesse per Nardodipace, riesce fortunamente – commenta nel suo intervento il prof. Filippo Arillotta – ad essere sempre più forte ed è sicuramente un sito interessante sul quale molti sono gli interrogativi, sul quale ancora non si può dire di essere giunti ad una definita e  certa verità, però un sito di notevole interesse. Qundi si pre di procede con un percorso di ricerca e di ragionamento, di studi che vanno così ad aggiungere nuovi tasselli alla conoscenza e qualunque nuova ipotesi è sempre la benvenuta dato che comunque aiuta a fare maggiore chiarezza ed aprire nuovi dibattiti. A tal proposito Filippo Arillotta a riguardo ai simbolismi rinvenuti (tra i quali quelli che ricordano un cervide) in quell’area e descritti nella pubblicazione “La Città della Porta” che secondo il prof. Raso si estendeva lungo l’asse tra il Piano di Cianu-Nardodipace nuova e Marina di Caulonia-Focà fa un riferimento con quanto effigiato nella monetazione della colonia di Kaulon, dove oltre alla figura di Apollo vi era quella di una cerva. È stata la volta del geologo prof. Leonardo Tripodi che ha ricordato ai presenti che su invito del Professore Mimmo Raso, circa un decennio fa, partecipò ad una serie di ricerche in posto, per accertare le condizioni delle rocce litoidi e di tutta l ‘area sottoposta a numerosi studi passati o recenti, per capire la genesi delle rocce in posto e dare delle indicazioni di probabile intervento antropico sull’intero sito. Durante il mese di giugno dell’anno 2007 – continua il prof. Leonardo Tripodi - in diversi giorni, siamo stati nel paese nuovo di Nardodipace e nelle aree adiacenti dei reperti in posto, soprattutto peravere una idea plausibile del contesto in cui potrebbero essere state ideate le opere nella foresta sub- appenninica jonica delle provincie di Vibo Valentia e Reggio Calabria. L’avvio della ricerca è consistito nella ricostruzione delle tessere di un mosaico che necessita di essere completato e compreso. L’interazione delle opere umane e naturali risulta molto stretta, e di tutto ciò ne abbiamo convenuto a quel tempo, per cui abbiamo avuto una certa sintonia con l’amico Mimmo, il quale mi riferiva dei suoi studi e delle sue intenzioni a portare avanti questi studi, soprattutto nel campo sociale e scientifico. Dal punto di vista geomorfologico, siamo su un complesso di rocce granitiche o granitoidi ignee che risultano alterate in vario modo, da parte degli agenti esogeni meteorici. Questo massiccio è in vario modo fratturato e risulta deposito acquifero a vario livello, superficiale o profondo. Gli aspetti poi che riguardano le forme massicce, simili a piramidi di pietra, sono stati trattati in lavori presenti in cui sono riferite delle tesi a sostegno dell’intervento antropico storico nei luoghi. Questi trattati o libri, hanno suscitato molto interesse a riguardo ed è ancora evidente un dibattito culturale ed umano sul territorio. Sarebbe interessante, a mio avviso, adesso che tutto ciò potrebbe avere lo sbocco di un esclusivo museo, storico e naturalistico  nel rispetto della memoria culturale dell’autore. In conclusione, si evidenzia come il profilo di elevazione dei luoghi riguarda sostanzialmente due aree : una più elevata altimetricamente erosa in varia misura fino a quote di 1000 metri s. l. m.  ed oltre, ed un’area piuttosto pianeggiante degradante fino al mare Jonio, in Caulonia marina. Si può anche dire che potrebbe esistere un collegamento tra le due aree, anche dal punto di vista storico ed artistico. Le civiltà del mare di cui parlava il Professore, si fondono nel territorio ed affiorano misteri tuttora dei reperti anche ora che dovrebbero essere risolti. Molti anni fa, in località Ellera di Caulonia nel corso delle ricerche, alcuni abitanti del luogo mi fecero notare strane figure con forme umane, scolpite su pietra. Sarebbe di molto interesse ora – conclude il geologo Leonardo Tripodi - , studiare questi luoghi ed in particolare il corso delle fiumare, per suffragare un possibile lago navigabile nella fiumara. È molto probabile quindi il collegamento costiero, che darebbe un sostegno alle ipotesi e ricerche nei luoghi.
7 febbraio 2019
la conferenza
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