«La vera gloria di un vincitore è quella di essere clemente» con la citazione di Vincenzo Cuoco, Gianni Aiello introduce i lavori dell'incontro dal quale è scaturito che la sorte dei reggini sui fronti della seconda guerra mondiale non fu per nulla clemente, un destino terribile, identico a quello di quelle generazioni di soldati italiani morti lontano dalla patria.
Come è il caso di diversi reggini, tra cui quelli relativi a Domenico Vazzana e Diego Quattrone i cui resti mortali sono giunti in Città soltanto il 15 novembre 1995, morto il  primo nel campo di concentramento di Eoly in Arizona, negli USA, il secondo a Oltengrabow, in Germania. 
Dalle parole del relatore Alberto Cafarelli si è potuto quantificare la corposità del tributo reggino, dei suoi molti soldati impegnati su tutti i fronti: da quello Europeo a quello Africano, sui rispettivi cieli, nel Mediterraneo  ed in pieno Oceano sia in superficie che non.  
Si è parlato della guerra contro la Francia, l'invasione della Polonia dove c'erano sempre i nostri militi che si spostarono per tutto il settore orientale, fino alle porte di Stalingrado, la Grecia, l'Albania, i territori dei Balcani, ovunque un tributo di sangue per un'avventura bellica alla quale si era ancora  inadeguati, soprattutto nei mezzi. 
Tra le testimonianze da sottolineare quella di Antonio D'Agostino che ha descritto ai presenti alcune azione aeree del periodo tra cui quella relativa alla battaglia  del  4 settembre 1943 dove morirono gli avieri Giuseppe Cenni, Renato Moglia e Aldo Vitale in quel di S. Luca, nella fascia jonica reggina. 
Durante l'incontro sono state proiettate diverse diapositive ed alcuni filmati del periodo.

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4 aprile 2002