Si è svolta venerdì 12 agosto la conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “La fredda accoglienza di Garibaldi a Malta nel 1864. Le questioni maltesi Risorgimentali”. Gradita ospite del sodalizio culturale organizzatore è stata la ricercatrice Elena Pierotti, studiosa dell’Italia risorgimentale. Andando in rete – afferma la ricercatrice toscana - a cercare documentazione per i suoi studi Risorgimentali la ricercatrice Elena Pierotti ha trovato una particolare documentazione. Il cartografo fiorentino Attilio Zuccagni Orlandini nel 1864 effettuava traduzioni in lingua maltese, facendosi aiutare in Firenze da una omonima della ricercatrice stessa. Stupita per tale coincidenza, l’autrice del breve saggio si è messa a cercare ulteriormente. La sua omonima fiorentina, adolescente nell’anno 1864, era la collaboratrice non proprio improvvisata del celebre cartografo. La ragazzina adolescente (particolare coincidenza personale per la ricercatrice nata a Lucca esattamente un secolo dopo) vissuta a Malta per un certo periodo, conosceva infatti sia la lingua inglese che maltese. La ricercatrice, che conosce solo alcuni suoi risvolti familiari del tutto particolari, ha provato perciò a ricostruire le vicende storiche passate sin qui sotto silenzio. In particolare, essendo presenti alla Biblioteca Nazionale centrale di Firenze lettere appartenute a donne con lo stesso suo cognome, tutte indirizzate all’allora sindaco fiorentino di Firenze Capitale d’Italia Cambray Digny, peraltro in epoca napoleonica governatore di Castelnuovo Garfagnana, ha potuto ipotizzare che la comunione di tali donne col sindaco fosse datata. E che il pittore di Castelnuovo Garfagnana Giuseppe Pierotti, che nel 1870 da lettera ritrovata viveva proprio a Firenze, in via delle Ruote alla Fortezza da Basso, nome quello del pittore peraltro identico e con identico anno di nascita e di morte del trisavolo della ricercatrice, avesse qualcosa in comune con tali donne. Ad ogni modo, a prescindere dai silenzi familiari e dalle possibili coincidenze, essendo la famiglia della ricercatrice lucchese legata in epoca Risorgimentale al celebre movimento di Oxford, la stessa ipotizza che i personaggi classificati come fiorentini presenti in Malta in quel periodo fossero dei cattolici liberali anglofili, con rimandi precisi a quel Risorgimento di matrice cattolico liberale presente nella capitale Britannica, che aveva costruito l’Unità federale della Penisola. La ricercatrice in proposito ha all’attivo numerose pubblicazioni e documentazione nutrita. Perciò può con dovizia di particolari affermare che quanto gli storici hanno proposto sulla fredda accoglienza di Garibaldi e dei suoi figli a Malta in quel 1864 rientri non tanto nella cattolicità acclarata dei maltesi  come è stato sostenuto sin qui quanto nel loro spendersi durante il Risorgimento,  da cattolici sì, ma con matrice europea, col concorso della Corona Inglese e dello stesso Movimento di Oxford in direzione Federale, accogliendo poi a cose fatte l’impresa Garibaldina unicamente come un possibile ma non ottimale compromesso. Spendersi per far rivivere documenti dichiarati desueti e privi di interesse deve essere secondo la ricercatrice il primo scopo di ogni storico in quanto la ricerca storiografica non deve diventare solo vuota retorica ma proporsi di rispondere sempre a criteri di autentico rinnovamento. Il breve saggio e la trattazione hanno lo scopo di far conoscere tali risvolti particolari e di incentivare alla riflessione su un mancato autentico inserimento in Europa del senato Stato Unitario. Ponendo gli eroi nostrani, e tra questi lo stesso Giuseppe Garibaldi, come conosciuti all’estero ma sicuramente non così acclamati come si è soliti ritenere. In particolare un documento che la ricercatrice ha trovato casualmente all’Archivio di Stato di Lucca appartenuto a Sir Antonio Panizzi ed indirizzato al suo amico di sempre, il cattolico liberale Raffaelli di Fosciandora, che aveva ricoperto importanti incarichi durante il Ducato borbonico lucchese, lo attesta inesorabilmente. Giuseppe Garibaldi giunse a Malta a bordo del vapore Valletta, accompagnato dai due figli Ricciotti e Menotti. Era la notte del 23 marzo 1864, ad accoglierlo nel porto dell’isola del centro del Mediterraneo c’era la baronessa Testaferrata Abela, una nobildonna maltese che voleva dare il benvenuto al generale a nome di tuti i maltesi. Pare che il messaggio di saluto con cui la baronessa si presentò fosse firmato da qualche centinaio di maltesi, ma l’arrivo dell’eroe dei due mondi suscitò a Malta sentimenti controversi, e non necessariamente di grande e positiva accoglienza. Dai resoconti della stampa maltese - tra cui “The Malta Times” e “United Services Gazette” del 14 marzo 1864, “L'Ordine” del 1° aprile 1864, “Il Mediterraneo” del 26 marzo 1864 e “Il Portafoglio Maltese” del 26 marzo 1864 - si ha l'impressione che Garibaldi e i suoi figli abbiano ricevuto un'accoglienza contrastante. I commenti della stampa variano da "eroe e patriota italiano e il più illustre difensore della libertà in Europa", a quelli di "un avventuriero", "nemico del papato, della Chiesa”. In realtà, dopo l'unificazione italiana nel 1861, quasi tutti i rifugiati liberali a Malta partirono per tornare in patria. Tuttavia, il loro posto fu preso dai loro avversari, principalmente siciliani aderenti alla spodestata famiglia regnante dei Borbone. Dopo la sua epica impresa e dopo l’unificazione d’Italia a cui mancavano ancora il Veneto e Roma (la breccia di Porta Pia è del 1870) Garibaldi probabilmente si era recato a Malta per cercare proseliti alla sua causa. Ma poco ottenne nella capitale maltese perché qui il sentimento cattolico era molto radicato.

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12 agosto
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2022