Il Circolo Culturale “L’Agorà” ed il Centro studi “Gioacchino e Napoleone” hanno organizzato la diciannovesima edizione del “5 maggio”. Il tema della nuova edizione ha analizzato la Campagna di Russia (23 giugno - 14 dicembre 1812), che fu il motivo di quella vasta operazione militare, causata dal venir meno dei trattati di pace del 1807 di Tilsit (7 luglio con lo zar Alessandro I di Russia) e (9 luglio con il re Federico III di Prussia). Lo zar Alessandro I, a partire dal 1810 riprese i contatti commerciali con l’Inghilterra, in aperta violazione del “blocco commerciale”, A seguito di ciò una possente spedizione, di circa 700mila uomini attaccò la Russia nella primavera del 1812. Tuttavia, la strategia attendista dei generali russi e la loro ritirata strategica secondo la tecnica della “terra bruciata” fiaccò le forze e le risorse della Grande Armée, che giunse in una Mosca pressoché deserta nel settembre di quell’anno. I problemi di approvvigionamento, le condizioni climatiche e un gigantesco incendio della capitale (oltre al rifiuto dello zar di ricevere gli ambasciatori napoleonici), convinsero Bonaparte alla ritirata, il 19 ottobre: mezzo milione di uomini e l’intera cavalleria francese rimasero tragicamente sul campo. Alla fine della campagna, l'esercito napoleonico - costituito da oltre 600 000 soldati, di cui 450 000 nella massa principale guidata dall'imperatore - era ridotto a poco più di 100 000 uomini. Le perdite ammontarono a 400 000 tra morti e dispersi; 100 000 furono i prigionieri caduti nelle mani dei russi. La ricercatrice toscana Elena Pierotti ha relazionato sul tema "Napoleone e la sua Campagna di Russia dal punto di vista diplomatico" analizzando aspetti poco trattati dalla storiografia che farebbero comprendere i legami tra l’Europa occidentale tutta e la Russia, come ad esempio dell’uso del francese, come seconda lingua russa, la presenza di molti nobili francesi in Russia a seguito della Rivoluzione del 1789. La cultura Russa e quella francese – prosegue la gradita ospite delle due co-associazioni organizzatrice – avevano subito un’accelerazione notevole che “giustificava” in qualche modo le stesse mire espansionistiche francesi. A riprova d ciò l’amicizia intensa tra l’Imperatore Napoleone I ed il nobile Nilolaj Demidoff, ed ancor più, successivamente, di suo figlio Anatoli, con gli ambienti italiani e francesi. La storia dei Demidoff divenuti da fabbri a potentato dell’acciaio e dell’economia russa, tanto da superare per forza economica gli stessi Zar, è suggestiva. Anatoli, nato nel 1813, si imparentò con la famiglia Bonaparte sposando Matilde Bonaparte, figlia di Girolamo, uno dei fratelli di Napoleone I, e di Carolina di Wuttemberg, nata a Trieste nel 1820. La Campagna di Russia dunque riletta non in chiave militare ma culturale e “civile”. Gianni Aiello (presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” e del Centro studi “Gioacchino e Napoleone”) ha relazionato sul tema “Presenze calabresi al seguito di Napoleone nella Campagna di Russia”, inserendo nuovi dati  frutto di ricerche, prima del periodo pandemico, e che saranno oggetto di sviluppi ed ulteriori ricerche. Nella struttura della GrandArmée vi erano molti calabresi, sia essi alto graduati che soldati, spesso sconosciuti, ma anche nomi che direttamente o indirettamente avevano a che fare con il territorio. Tra essi, oltre a Gioacchino Murat, sovrano del Regno di Napoli, che insieme alla cavalleria ed al suo esercito si distinse ad Ostrovno, a Smolensk, alla Moscova. Altra figura è quella del maresciallo Nicolas Oudinot, impegnato, durante la Campagna di Russia, in prima linea con il suo corpo d’armata. Nel 1809 Napoleone lo nominò comandante del 2° corpo d'armata, posto rimasto vacante per la morte in battaglia del Lannes; e alla testa di quel corpo si coprì di gloria a Wagram, ottenendo il bastone di maresciallo e il titolo di duca di Reggio Calabria. Tra i vari atti e carteggi archivistici analizzati – prosegue Gianni Aiello - vi sono i nomi di diversi calabresi che saranno, come dicevo in precedenza, oggetto di ricerche ed analisi. Tra queste, quelle di un reggino, alias Danzica, che si distinse proprio nell’assedio di quella città (19 marzo - 24 maggio, 1807) e che successivamente fece parte alla Campagna di Russia. I reparti “napolitani” erano diretti da Florestano Pepe, mentre la II^ Brigata dal maresciallo di campo Angelo D'Ambrosio, reggino. Durante la fase discendente della campagna di Russia la divisione napoletana venne impiegata in Lituania e la cavalleria della Guardia Reale da Vilnius protesse il rientro dell'Imperatore Napoleone Bonaparte in Francia. A tal riguardo si ricorda anche Florestano Pepe (nato a Squillace) che il 5 dicembre 1813, insieme alla cavalleria napoletana (detta "I Diavoli Bianchi" scortò Napoleone da Ochmiana (oggi Ašmjany) a Vilno. A seguito degli eventi narrati, l'Imperatore Napoleone Bonaparte pubblicò un ordine del giorno dove evidenziava il coraggio delle truppe napoletane, decretando il 22 maggio la concessione di ventisei decorazioni della legion d'onore, da distribuirsi ai militari dei diversi gradi e classi. A riguardo il reggino Angelo D’Ambrosio, figura di alto livello militare che diplomatica, il Circolo Culturale “L’Agorà” indirizzava una richiesta ufficiale di intitolazione luogo pubblico al Comune di Reggio Calabria, tramite PEC, il 4 luglio del 2019, senza ricevere alcuna risposta. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme dei Social Network presenti nella rete, a far data dal 5 maggio. 

ShinyStat
5 maggio 2022
la manifestazione