
[…] In pochissime parole, 
    questa è la mia storia... 
    Invano, gli storici inglesi taglieranno, 
    sopprimeranno, mutileranno, 
    sarà per loro molto difficile 
    farmi scomparire totalmente […] 
    Il periodo napoleonico – prosegue Gianni Aiello - non fu  soltanto quello delle strategie militari, ma anche quella delle riforme epocali  e dell'ideale romantico che và anche ad intrecciarsi con la ricerca dell'ULISSE  che è in noi, alla ricerca del proprio “io”, ma anche alle domande:
    CHI ERO?
    COSA SONO
    COSA SARÒ 
    ULISSE come esempio della  conoscenza, del confronto, quindi non l'Ulisse dantesco. L'uomo che vuole  conoscere e confrontare le sue esperienze accademiche proprio sul terreno  reale, quindi sui campi di battaglia. Pensiamo agli studi classici ed alla loro  attualizzazione sui campi di battaglia, dove, in diverse occasioni Napoleone  Bonaparte ebbe a dire ai suoi soldati che "qualunque sia la disparità  delle forze in campo in favore di una forza piuttosto che l'avversa, esiste  sempre un fattore X di incognita: la morale e lo spirito dei combattenti, la  coscienza di difendere la ragione". "Coscienza" e  "Ragione" sono altri due elementi che si ricollegano al quesito  perché l'uomo vuole conoscere, quindi l'Ulisse che emerge.
  "Coscienza" e  "Ragione" sono altri due elementi che si ricollegano al 
    quesito perché l'uomo vuole  conoscere, quindi l'Ulisse che emerge.
    Nella "Metafisica"  Aristotele argomenta che l'uomo per sua inclinazione naturale aspira alla  conoscenza. L'uomo dal multiforme ingegno è presente anche nel nostro Corso  che, grazie alle sue varie esperienze accademiche ed alle proprie doti  intellettive emerge.
    Piace evidenziare anche  l'interesse del giovane Napoleone verso Plutarco, Rousseau, Corneille, Racin, Voltaire.  
    Ritornando nella sfera del  mondo classico, vediamo un Ulisse che dopo un lungo peregrinare sull’”umida  terra” ha la necessità di approfondire quel senso di conoscenza ed il quesito  immortalato nel canto (Odissea XI,186-191) che viene rivolto alle sirene: “Ditemi almeno chi ero! chi sono! “ 
    E  come l’eroe omerico non fugge dinanzi al suo passato, ma l’affronta, tenendo  conto della realtà del presente. 
    QUINDI  andiamo brevemente ai quesiti ed agli eventi relativi a 
    CHI ERO?
    COSA SONO
    COSA SARÒ 
    cifre queste che ritroviamo in  diversi periodi inerenti al soldato, all’uomo Napoleone Bonaparte. 
    Dati  di notevole livello che devono far riflettere. 
    Come  la cosiddetta “fuga dall’isola d’Elba” che  fuga non fu ma i “famosi” cento giorni, segno anche di una auto-dimostrazione,  un modo di mettersi in forte discussione con se stesso: “Io chi sono, chi ero,  cosa ho lasciato?” che sfocia nella fase successiva. 
    I  CENTO GIORNI (l’impatto emotivo ed il ritorno volontario alle armi per un  ideale abbraccio del vecchio compagno, presente sempre con la truppa, e  presente nel condividerne gioie per le tante vittorie ed amarezze.
    Altre  cifre emergono dal rientro della salma di  Napoleone Bonaparte in quel di Parigi: CHI SONO STATO
    […] Per otto giorni, dal 16  al 24 dicembre,la chiesa degl'Invalidi,illuminata siccome il giorno della  cerimonia, rimase aperta al pubblico. L'affluenza de' visitatori fu tale, che  mal sapremo dire se in altro tempo, od in altro luogo fuvvi eguale concorso di  popolo. Dugentomila persone e più si accavalcavano ogni giorno nelle vicinanze  dell'ospizio. I curiosi s'estendevano dall'una parte sino al Campo di  Marte,dall'altra sino alla piazza della camera dei Deputati. La maggior  parte,dopo aver trascorso la giornata,esposti al più algente freddo,alla  neve,al vento di nord,tornavano sui loro passi senza poter entrare; ma tutti  però fermi di ritornare allo indomani. Non erano soltanto gli abitanti della  capitale che attirati fossero da un si imponente spettacolo,ma bel anche quelli  delle città più lontane. L'ottavo giorno,quando il governo diè ordine che si  chiudesse la chiesa,la premura,lunghe dall'aver diminuito,sembrava anzi essersi  vieppiù accresciuta. Se più a lungo seguitava l'esposizione,vi è motivo a  credere che da tutte le contrade del mondo vi si sarebbero recati ammiratori  per tributare ai resti dell'IMPERATORE un solenne omaggio […] (1) 
    Facendo qualche passo indietro  nella cronologia degli eventi, andiamo al 1804 quando venne pubblicato il  Codice civile che ratifica la soppressione dei privilegi sociali, l'uguaglianza  davanti alla legge e la libertà  personale.
    Ma tali disposizioni rivolgono uno sguardo all’infanzia abbandonata e con tali  strumenti veniva data dignità ai piccoli abbandonati che trovavano in un primo momento  assistenza in strutture pubbliche e successivamente affidati a coniugi che  erano in possesso di requisiti morali.
    NAPOLEONE BONAPARTE: CHI ERA  COSTUI? La provocazione emersa durante l'intervento di Gianni Aiello. Forse  era quel “tiranno” che una certa storiografia  ci ha tramandato? L’epopea napoleonica non è solo quella delle strategie  militari ma anche quella delle  riforme, e nella fattispecie quella  relativa alla tutela delle fasce più deboli, l’attenzione  verso di loro  attraverso l’operato dei  commissari di polizia o dei sindaci che  svolgevano un compito di vigilanza sul  territorio di competenza,  segnalando quindi casi  di abbandono di neonati, minori, di infanticidi,  ma anche della loro cura come l’alimentazione e l’istruzione.
    BREVEMENTE analizziamo l’  “egalitè”, quella meritocrazia presente nei ranghi sia militari che civili dove  i figli del popolo rivestivano alte cariche nelle pubbliche amministrazioni,  nei ranghi dell’esercito, per propri meriti e capacità: invertendo, quindi,  quella direzione di scelta attuata dagli antichi regimi dove, solo una parte  elitaria poteva  beneficiarne, non per capacità ma solo perché   appartenente ad una certa classe sociale. 
    CONCLUSIONI 
    Parlare del periodo napoleonico (1796-1815) è assistere ad un  onda lunga che và oltre la data del 5 maggio 1821, dove gli echi di quello  spirito rivoluzionario si prolungano in epoche successive combattendo contro  quelle istituzioni che erano state riposizionate sul piedistallo a seguito  delle decisioni congressuali viennesi del 1815. 
    Come abbiamo iniziato questa analisi concludiamo citando un  altro significativo momento del famoso MEMORIALE
    […] Tutti nascono anonimi come me, 
  in una anonima Ajaccio, 
  in un'anonima isola, 
  in un anonimo 15 agosto, 
  di un anonimo 1769, 
  da due anonimi Carlo e Letizia  Ramolino; 
  solo dopo diventano qualcuno; 
  e se prima di ogni altra cosa sono capaci di non deludere se  stessi, anche la volontà divina si manifesta sull'uomo […] 
  La parola passa ad Andrea  Guerriero che analizza il tema “L'epilogo termidoriano: Napoleone primo  Console”. La battaglia  di Fleurus nel Belgio, 26 giugno 1794, combattuta e vinta dalle  forze della Francia repubblicana contro gli eserciti della prima coalizione  austro- inglesi - Hannover, contribuì ad un rinnovato spirito di cambiamento  della situazione politica che vedeva il comitato di salute pubblica ed il  Terrore come metodo di governo. I francesi, in particolare la parte politica  moderata, considerarono inutile il proseguimento del regime repressivo guidato  da Robespierre, e con il colpo di stato del 9 termidoro/27 luglio 1794 fu  messo  fine , con l’esecuzione di  Robespierre e degli altri capi, alla politica terroristica. La Francia entra  ora in una fase nuova: cinque anni di regime termidoriano danno definitivamente  alla borghesia il potere, portando gli eserciti francesi fuori dalle frontiere  in una serie di guerre vittoriose. Tra gli uomini che assumono le redini dello  stato ve ne sono di ogni tendenza politica dai girondini (liberali) che avevano  partecipato ai primi avvenimenti rivoluzionari e poi emarginati, ai giacobini  pentiti, e anche coloro che avevano servito il Comitato di salute pubblica,  compreso Napoleone che aveva partecipato all’assedio antirealista di Tolone del  1793. Ma, soprattutto, queste persone, hanno una idea comune, cioè, il fatto  sostanziale di rappresentare la borghesia al potere. Questo potere borghese,  deve essere rigidamente assunto: ed è quanto sarà fatto con l’instaurazione di  una forma di terrore bianco, che colpirà i giacobini nostalgici delle idee  egalitarie, realisti con idee restauratrici, e difendendosi con forza contro  tutti gli attacchi che possano provenire contro La Convenzione. I problemi di  fondo della repubblica, sociali, politici economici, non vengono di fatto  risolti. Ma, intanto emerge un nuovo stile di vita una nuova moda in tutti i  campi del vivere sociale, tutto un mondo di “pervenuti” che sotto l’antica  monarchia non avrebbe avuto alcuna speranza di mobilità sociale. Il 5  ottobre/13 vendemmiaio l’insurrezione monarchica viene spazzata da Paul Barras (futuro capo del Direttorio) e dal giovane generale Napoleone Bonaparte, Il 31  ott0bre 1795 viene costituito il direttorio esecutivo, ed il 2 marzo 1976  Bonaparte è  messo a capo dell’armata  d’Italia. Quello del Direttorio è un mondo politicamente lacerato, incerto.  L’unico punto fermo è costituito dall’eco delle vittorie francesi contro le  coalizioni monarchiche europee. La Francia amplia le sue frontiere, moltiplica  le conquiste. I problemi militari sono grandi, ma gli uomini sono all’altezza  di questi problemi. E, tra questi uomini, in primissimo piano, c’è Napoleone,  che a capo dell’armata discende in Italia nella primavera del 1796, conducendo  una campagna in cui con una serie di strepitose battaglie, stabilisce non solo  le basi di un successo militare, ma fissa anche le premesse di quello che sarà  in seguito a sua carriera politica. Dopo la caduta di Milano nel maggio 1796,  tutti i sovrani coalizzati avversari, saranno costretti a chiedere la pace,  fino a quel capolavoro diplomatico che è stato il trattato di Campoformio , con  la dissoluzione della Serenissima. In poco più di un anno il giovanissimo  generale non solo a conseguito dei successi militari di primissimo ordine, ma  ha creato una propria politica estera che impone al Direttorio, al quale non  resta altro che ratificarla. E’ un uomo solo che vuole  essere solo, per non unire in alcun modo le proprie sorti a quelle, sempre più  intricate e complesse, del Direttorio. In Francia, il Direttorio, è  completamente screditato, esso sopravvive alle macchinazioni che da ogni parte  lo minacciano, in particolare realiste, grazie all’esercito. Sarà il generale Louis Lazare Hoche  che nel settembre 1797 occuperà Parigi  arrestando i deputati realisti. Ma non si tratta che di un episodio, saranno  altre minacce che lo porteranno all’epilogo. Napoleone che si trova in Egitto,  rientra rapidamente in Europa, per non rimanere isolato dagli imminenti eventi  politici in patria. Le difficoltà francesi in Egitto , rendono di nuovo  arditi  i sovrani europei contro la  repubblica francese, ma ancora una volta gli eserciti repubblicani riescono a  contenere gli avversari. Bonaparte al suo rientro dall’Africa non ha da vantare  che la gloria, immensa, della campagna italiana del 1796/97. In quel momento  l’uomo che controlla il Direttorio, Emanuel  Sieyès, ha bisogno di un generale capace, per imporre la  svolta autoritaria, lo trova nel Bonaparte, il 10 novembre 1799/19 brumaio, il  Direttorio e sciolto con le armi, sarà sostituito da tre consoli, con napoleone  nel ruolo di primo console. Con il Consolato i valori della rivoluzione sono  ormai completamente recuperati, rimane la repubblica. Ma anche essa è destinata  a scomparire, nella marcia inarrestabile che condurrà il Bonaparte, il Console  Bonaparte, a diventare l’Imperatore Napoleone I. Ma dei valori profondi che  avevano caratterizzato quasi dieci anni della vita francese, non tutto andrà  perduto: nella dialettica della storia una grande vittoria era stata conseguita  con l’arrivo al potere della borghesia, tappa preliminare per rendere possibili  altre battaglie sociali 





