
Terza  edizione dell'appuntamento dedicato al periodo napoleonico che trova  collocazione logistica in riva allo Stretto ed organizzativa nello stesso  periodo del decesso di Napoleone Bonaparte.
    Ha aperto  i lavori  Daniele Zangari con alcuni  importanti riferimenti storici come quelli, relativi ad famoso anagramma,  riferito sulla “rivoluzione francese” ed   una frase estrapolata dalle memorie del grande corso: “il mondo da una  parte ed io dall’altra, sono sempre solo tra la gente” così disse di se stesso  nelle sue memorie.
    La  domanda che  pone l’intervenuto ai  presenti è se si può affermare, partendo da questi elementi di lettura, che  Napoleone Bonaparte sia stato un uomo di genio o  se sia stato scelto da determinate forze che  ne determinarono la folgorante ascesa. 
    Altro  elemento di lettura trattato da Daniele Zangari riguarda i rapporti del grande  corso con  la massoneria e tal proposito  ne descrive un passo alquanto significativo della iniziazione “… la lunga galleria  che si percorre più alta e più lunga, la prima che ha corona capovolta, rovine  di troni, di altari, se segnano simmetricamente le distanze. Gruppi sparsi di  persone che dall’abbigliamento ricordano le diverse epoche ed i diversi popoli  del mondo, si fermano al nostro passaggio, abbassano le armi e gettano alle  fiamme per sostituirlo con un berretto frigio, lo stesso portato dalla Francia  e dagli Stati Uniti come simbolo della loro indipendenza. Poi avviene la  consegna del rituale delle insegne e del grado, lo scudo, gli stivali, il  mantello, il cappello. Porgendo il cappello accompagna il gesto con le  parole  “guardi bene dal cambiare il  copricapo della libertà con una corona…”. 
    «Tali avvertimenti - prosegue Daniele Zangari-  , pare siano stati ignorati da Napoleone, tanto che potremmo affermare che  questi per aver preferito soddisfare la propria personale ambizione abbia  perduto il sostegno delle società segrete superiori, infatti nel 1812 in poi la sua stella  declina e bruscamente lo abbandona.» 
    L’affiliazione  di Napoleone alla massoneria  non è stata  provata ancora, visto che i pareri sono lquanto discordi, c’è chi dice che sia  stato iniziato a Marsiglia quando era ancora un giovane ufficiale, chi durante  la campagna d’Italia in una loggia intitolata ad Hermes del rito egizio, chi,  invece,  e sono la maggioranza, a Malta. 
    Sta di  fatto che sotto l’impero napoleonico la massoneria ebbe il suo massimo  splendore come si può evincere dal   sostanzioso seguito  che essa  aveva sia nei militari sia nei componente delle amministrazioni . 
    L’ultimo  passaggio dell’intervento dello Zangari riguarda la battaglia di Waterloo dove  benché strategicamente sulla carta Napoleone aveva già vinto, nei fatti avvenne  qualcosa di particolare. 
    I suoi  avversari inglesi e prussiani agli ordine di Gebhardt von Blücher e Wellington  erano dislocati gli uni ad oriente e gli altri ad occidente: egli avrebbe  attaccato ad occidente e dopo aver sgominato gli inglesi si sarebbe  portato dietro i prussiani. 
    Il  generale Emmanuel de Grouchy a cui erano affidate le truppe sul fronte di  Blücher sarebbe venuto in appoggio all’operazione con i suoi uomini verso le  quattro del pomeriggio lasciando sul posto soltanto una piccola schiera per  ingannare i prussiani. 
    Tutto si  svolge alla perfezione, gli inglesicedono terreno, Grouchy continua l’attacco  alle linee inglesi ma qualcosa di strano avviene: la manovra assegnata a  Grouchy era stata compiuta nell’ora prevista ma da Blücher comandante  prussiano. E’ la fine  Si attende ancora  Crouchy  che non arriverà mai. Come  Wellington, Blücher, anche Grouchy era   massone ed un accordo a tre era il solo modo per  sconfiggere Napoleone. Così disse Lord Byron:  “il tradimento fu il solo vincitore di Napoleone Bonaparte”. 
    Gianni  Aiello ha trattato il tema relativo a "Il caso Ney" che attraverso la  sua relazione mette in discussioni i numerosi attestati  che l'ufficiale aveva ricevuto nel  corso   delle numerose campagne a 
    seguito  dell'Imperatore.
    Il  relatore delinea alcuni aspetti del “prode dei prodi”, forse poco conosciuti e  che se definitamente provati darebbero ulteriore conferma che la fase  ascendente di Napoleone Bonaparte non fu dovuta ai suoi demeriti ma ad una  serie di  tradimenti orditi da personaggi  eccellenti dello stesso entourage.
    Il  ricercatore reggino nel corso della sua relazione racconta che nel 1903 durante  i lavori intrapresi sulla tomba della famiglia Ney, un becchino ebbe a  dichiarare che la bara del maresciallo era vuota. 
    Questo  diede adito allo studioso Paul Albert di confrontare quel fatto con uno strano  episodio avvento qualche tempo prima, verso la fine del mese di maggio del 1821, in quel di  Brownsville, un piccolo centro della Carolina del  Sud, dove vi fu un tentativo di suicidio ad  opera di un insegnante delle scuole elementari, rosso  di capelli e di alta statura e sulla  cinquantina, il cui nome era Peter Stuart Ney. 
    Il  maestro, durante il  colloquio con le  autorità  giudiziarie del luogo ebbe a  dichiarare che il suo insano gesto scaturiva dalla morte di Napoleone Bonaparte  e che venne salvato dalla fucilazione grazie all’intervento del duca di  Wellington. 
    L’insegnante  narra che la sera del 7 settembre del 1815 venne messa in scena la fucilazione  e che lo stesso lascia Parigi per Bordeaux da dove salpa per gli Stati Uniti,  stabilendosi a Charleston, nella Carolina del Sud dove «… in tre anni  studiai l’inglese, il latino ed il greco tanto da ottenere una cattedra qui  a  Brownsville … » . (1)  
    Dopo la  guarigione “il prode dei prodi” visse per quasi un quarto di secolo spegnendosi  a Third Creek, vicino Statesville, il 15 novembre del 1846 e non nel luogo, che  “l’altra” storia ci ha  tramandato, posto  all’incrocio tra l’Avenue dell’Observatoire e il Boulevard du Montparnasse,  dove sulla destra si trova la statua di Ney.   (2) 
    Le  motivazioni che indussero il “duca d’acciaio” Wellington a salvare la vita al  suo antico rivale sono da ricondurre al fatto che entrambi facevano parte di “ …  un grado altissimo e segretissimo della Massoneria di Rito Scozzese, quello di  Cavaliere Rosacroce dell’Aquila Nera i cui membri, poco numerosi, sono ignoti  ai semplici massoni…” . (3)  
    La  relazione del prof. Mario Spizzirri "Napoleone: da Waterloo  a Sant'Elena. 
    Dall'ultima  battaglia alla sua morte" si è basata sugli avvenimenti che si  susseguirono durante i cento giorni alla battaglia del 18 giugno 1815 .
    Dopo un  breve excursus relativa alla vita ed alla biografia del grande corso che nel  1804 aveva esaminato la possibilità di una spedizione navale  per impossessarsi dell'isola di Sant'Elena.
    Il  relatore percorre il periodo che va da Waterloo alla piccola isola ubicata  nell'oceano e successivamente ne tratteggia gli aspetti  relativi all'abdicazione nei  confronti del figlio Napoleone II avvenuta  due giorni dopo, mentre il  25 dello  stesso mese Napoleone si consegna agli inglesi portando con se un messaggio  rivolto al principe reggente d'Inghilterra, ma trova l'ostilità del primo  ministro inglese, lord Liverpool.
    Sul  trono di Francia era ritornato Luigi XVIII,  debole e malaticcio, ed il suo erede il fratello, il conte di Artois, poi Carlo  X, che successivamente al suo insediamento   si rifiuta di  fare fucilare  Napoleone, in quanto teme le conseguenze, e quindi se ne decide l'esilio per  Sant'Elena, isola lontana nell'Atlantico.
    Si  decide, il 31 luglio l'ammiraglio inglese, lord Keith porta a Napoleone il  decreto dell'esilio a Sant’Elena,  la  decisione non è improvvisa perché era già balenata nel Congresso di Vienna,  dove giunge il 15 ottobre 1815   in compagnia di solo tre ufficiale e dodici servitori  tra cui il conte Charles Tristani De   Montholon ciambellano di corte, il conte di Las Cades, biografo di  Napoleone, Gaspard Gourgand,  ufficiale  di artiglieria, il medico irlandese Barr O'Meara, Louis Marchand suo capo  valletto.
    Sant’Elena,  è un possedimento della compagnia inglese delle Indie orientali a quattromila  miglia dalla Gran Bretagna ed era governata dall’ammiraglio Cockburn successore  del colonnello Mark Wilks, ed in quel periodo era costituita da quattromila  abitanti tra cui  ottocento europei,  cinesi e schiavi ed i residenti venivano soprannominati  “jamstocks” ed una guarnigione di tre mila  uomini del 53° reggimento.  
    L’imperatore  Napoleone Bonaparte vi arriva il 15 ottobre ed è considerato prigioniero di  Stato, prende residenza a Longwood.
    A partire  dal giugno 1816 con l’arrivo del nuovo governatore, il luogotenente generale,  Sir Hudson Lowe, hanno inizio una serie di rigide procedure che vanno ad  irrigidire i regolamenti ià restrittivi nei confronti di Napoleone che  riceveva dei almeno tre volte al giorno. 
    Nel  novembre del 1816 Las Cades è espulso dall'isola: era l'unico a conoscere  l'inglese. E dietro tutte queste azioni sembra ci sia il complotto ordito dal  conte di Artois.
    Nel 1817  comincia a  peggiorare la  salute e nello stesso periodo il Conte d'Artois,  noto come Monsier, nel settembre dello stesso anno  ha già sessanta anni, è un personaggio  immorale, già venticinque anni di esilio in Inghilterra, ha l'idea fissa ed  ossessiva di liberarsi di Bonaparte, l'usurpatore.
    La morte  dell’Imperatore avviene alle 17,49 del 5 maggio del 1821e dopo il decesso viene  eseguita l'autopsia da parte del medico corso Anton Marchi che diagnostica  epatite e/o tumore al piloro (la stessa patologia che colpì il   padre dell'imperatore). 
    L'analisi  sezionale dei capelli, tagliati alla sua morte rivela, in quel periodo, una  punta massima di arsenico e dagli appunti di Anton Marchi trapelano, circa la  malattia di Napoleone, chiari sintomi di avvelenamento acuto di arsenico e/o  antimonio, i battiti del polso 74/80 che raggiunge nella giornata la cadenza di  85/90.
    Diversa  risulta la tesi del dott. Arnett, mentre un medico inglese che assiste  all'autopsia diagnostica "epatite" e viene, poi, deferito alla corte  marziale.
    All'autopsia  sono presenti due generali francesi, Montholon e Bertrand, e sei medici inglesi  e durante la stessa gli viene asportato il cuore che doveva giungere a Maria  Luisa, ma poi i il governatore dell'isola, Hudson Lowe, lo fa seppellire col  corpo. 
    Il  reperto ufficiale è ulcera allo stomaco vicino al piloro  ma secondo la tesi di Ben Wider e David  Hapgod, fu il generale Montholon, pagato da Carlo X che realizzò l’opera  dell'assassinio di Napoleone.
    Le  memorie fanno sospettare e portano le prove, capelli, che si trattò di  avvelenamento da arsenico, come stabilito dal  medico e ricercatore svedese Forshfvud.
    I capelli  sottoposti a bombardamento atomico nel laboratorio per l'energia atomica  di  Harwell presso Londra rilevano che  alla morte il corpo dell'Imperatore conteneva arsenico in una percentuale  tredici volte superiore a quello normale.
    Si è  altresì stabilito con precisione quanto arsenico il soggetto esaminato abbia  assorbito e in quali intervalli.
    Nel 1840  la sua salma venne trovata intatta e non era stata imbalsamata. 
    Solo  l'arsenico permette tale conservazione dei tessuti.
    Alla  scoperta dell'assassinio e dei suoi mandanti ci si può arrivare quindi per  deduzione. 
    Il 9  maggio dello stesso anno avviene la sepoltura: Napoleone è vestito con l'alta  uniforme della cavalleria leggera imperiale (camicia bianca, cravatta di  mussolina bianca, collare di seta nera, calze di seta bianche, pantaloni al  ginocchio, panciotto dello stesso tessuto, uniforme verde con le guarniture  rosse, medaglie della legion d'onore, della corona ferra, cappello con la  coccarda tricolore. 
    Il 27  dello stesso mese vengono imbarcati sulla "Camel" i fedeli  dell'Imperatore che fanno rotta verso l'Inghilterra dove giungerà a Portsmouth  il 2 agosto e nello stesso porto ad attenderla vi era la Northumberland, la  stessa imbarcazione che sei anni prima li aveva portati a Sant'Elena.
    Durante  il tragitto, il  25 luglio dello stesso  anno sulla nave viene letto il testamento di Napoleone e l'esecutore ed il  garante del testamento è il generale Montholon «...muoio assassinato  dall'oligarchia inglese e dal  suo  prezzolato sicario ...».
    Il prof.  Raffaello Cecchetti nel suo intervento ha illustrato il tema relativo alla  liberazione Napoleone Bonaparte dalla prigionia di Sant'Elena. 
    Tale  operazione doveva attuarsi nel 1820   in quel di New Orleans, capitale della Louisiana, ceduta  dalla Francia e da Napoleone nel 1803 agli Stati Uniti.
    Il  fascino del grande corso ha ancora un suo peso nel 1820  e soprattutto anche per i cittadini di New  Orleans: per i francesi  residenti  rappresenta ancora l'Imperatore e per i cittadini americani, invece, un grande  benefattore. 
    Altro  elemento significativo che da maggiore forza a tale operazione, oggetto della  discussione del relatore, poggia sul fatto che gli americani erano reduci dalla  guerra contro gli inglesi nel 1812 e di conseguenza, per loro, non nutrivano  grandi sentimenti di stima, ed in quest'ambiente che nasce il progetto relativo  alla liberazione dell'Imperatore Napoleone Bonaparte.
    Andando a  New Orleans, in una delle strade centrali, si può ammirare la casa di Napoleone,  dove in realtà, l'Imperatore non vi andò mai ad abitare, in quanto quella  abitazione che era destinata ad ospitarlo era la casa del sindaco, in quanto il  primo cittadino era il coordinatore di tutta l'importante operazione.
    Il  progetto di liberazione prevedeva due navi veloci, come le imbarcazioni  utilizzate per il trasporto della posta, che sarebbero dovute salpare dal porto  di New Orleans con un equipaggio misto e composto da francesi e statunitensi,  giungere a Sant'Elena, sorprendere gli inglesi, liberare Napoleone. 
  Tutto era  pronto, programmato, studiato nei minimi dettagli, ma improvvisamente giunse la  notizia che Napoleone era morto, era il 5 maggio 1821. 








(1) a  cura di LARA FREMDER e GIOVANNI GUANTI in "Parigi, curiosa, esoterica  minimale", Milano, Perfect Book, 1989, pp. 84-85; 
    (2) Opera  citata, pagina 84;  
    (3) Opera  citata, pagina 85.