
Il cinque  maggio del 1821, muore a Sant’Elena in esilio, l’Imperatore dei Francesi  Napoleone Bonaparte: la storiografia ufficiale, quella fatta quasi sempre ad  immagine e somiglianza dei vincitori, parla di   un male incurabile che ormai da tempo attanagliava la vita del grande  Corso. 
  Ma i  fatti furono ben diversi: avvelenamento con piccoli dosi di  arsenico cessava di vivere questo è quanto si  evince tracce nei capelli del cadavere che continuano a rilanciare i sospetti  sull’avvelenamento di Napoleone a Sant'Elena ed anche lo studio di numerosi  ricercatori scientifici che nel corso degli anni confermano questa tesi.  
  Il cinque  maggio 2002, in  una sala decorata da bandiere napoleoniche e con in sottofondo musiche di marce  militari del periodo, nasce, da un'idea del dott. Gianni Aiello, socio  fondatore e presidente del Circolo Culturale L'Agorà,  il Centro Studi “Gioacchino e Napoleone”, il  suo obiettivo è quello di promuovere le ricerche sul decennio francese del  Regno di Napoli, con particolare attenzione alla Calabria e dei suoi  protagonisti, dunque, di fare memoria storica.  
  Esso  è  parte del Circolo Culturale L'Agorà ,  che  ogni anno, dal 1995,   con una giornata di studi dal tema  "Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda", unico momento  rievocativo in Calabria, ricorda la figura del Re di Napoli, dei fatti e dei  personaggi a lui collegati.   
  Da qui  l'idea di ampliare, attraverso un  centro  studi dedicato, l'iniziativa atta a   ricordare questo importante periodo storico, quale il decennio francese,  che è stato un momento di particolare rilevanza culturale per l’intero  territorio provinciale  .  
  Il  periodo comunemente indicato come “decennio francese”, ha inizio con l’entrata  in Napoli ad opera di Giuseppe Bonaparte avvenuta il 14 gennaio 1806, nominato  re nel febbraio successivo e rimasto ivi fino al 15 luglio 1808, quando  nominato re di Spagna, fu sostituito da Gioacchino Murat, che rimase a  governare il regno fino al marzo 1815.
  Il 20  maggio 1815 avveniva la seconda restaurazione borbonica. Rafforzando nel campo  istituzionale quando si era iniziato nel periodo giacobino, la monarchia  amministrativa, che è la formula attuale con cui viene comunemente indicato il  nuovo regime, sia dal lato politico che da quello amministrativo vero e  proprio, si configura soprattutto sotto quest’ultimo aspetto nella formazione  di una burocrazia moderna, che si sviluppa in organi centrali e in uffici  periferici modificandone  profondamente  la struttura se esistente, o costruendola ex-novi. 
  Infatti  con Giuseppe Bonaparte al periodo di ordine, si accompagnò l’impostazione di  riforme sostanziali nel campo politico, economico, amministrativo, finanziario,  sociale e religioso, la creazione di nuovi organi con  poteri distinti e definiti.  
  È con  Giuseppe che avviene la trasformazione delle Segreterie già esistenti in  Ministeri e la creazione di nuovi, massimo tra tutto il Ministero dell’Interno  che accoglierà nella sua ampia organicità le mansioni più ampie della vita  sociale del paese. 
  Gioacchino  Murat completerà, specie nel campo politico amministrativo, le iniziative del  suo precedessore, che sono attestate anzitutto dalla legislazione relativa e  dalle numerose regolamentazioni prodotte per la disciplina e per l’esecuzione  delle norme generali.  
  Dopo  l’introduzione di Orlando Sorgonà, segue l’intervento di Gianni Aiello relativo  ad un interessante tema aventi come titolo ”Il Murattismo nella provincia  reggina attraverso documenti inediti” .  
  In esso  si è parlato di revisionismo visto che i documenti tracciati dallo stesso  relatore stravolgono la “purezza” di una certa storiografia.  
  Infatti  lo storico locale asseriva che “… i francesi usavano le chiese come stalle o  sparavano sulle immagini” mentre Gianni Aiello con documenti d’archivio  mostra come numerose sovvenzioni supportarono il recupero e la ricostruzione di  numerose chiese ed edifici di culto.  
  Il  relatore ha proseguito con altri esempi di spessore come quelli che mettono in  forte discussione altri storici, come il Coletta che ebbe a dire che “…  finché ci saranno le Calabrie sarà maledetto il nome di Manhes” di contro  invece lo stesso Manhes salvò la vita ad alcuni prelati che avevano realizzato  azioni non degne dell’abito che indossavano. 
  Si è  passato, poi, alla parte più interessante della relazione quella relativa al  contrasto con lo storico Omodeo, secondo il quale la fine del murattismo viene  datata al 1856, mentre il ricercatore reggino, sempre su documenti descrive  accuratamente che sia nel 1863 che negli anni successivi, vi erano diversi casi  nella nostra provincia di persone appartenenti a tale corrente e che si  spostavano lungo il territorio reggino insieme ad un emissario proveniente dal  Nord Italia, per fare nuovi proseliti.  
  La  relazione della direttrice dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria Lia  Domenica Baldissarro che ha trattato “Le riforme istituzionali durante il  decennio francese attraverso documenti d’archivio”. In Italia ed anche nella  nostra provincia l'arrivo di Napoleone significò inaspettati e radicali  cambiamenti.  
  Alle  riforme giuridiche e amministrative, (suddivisione del territorio in  Dipartimenti, istituzione del Prefetto quale organo di controllo sulle  Municipalità, istituzione stato civile, del protocollo etc.) seguì il  rinnovamento delle coscienze e all'idea di libertà e di patria fu impressa una  accelerazione che non fu possibile contenere neppure in seguito alle decisioni  prese con il Congresso di Vienna nel 1814.   
  La  relatrice si è soffermata  sulla  fondamentale importanza delle fonti documentarie relative al carteggio inerente  l’amministrazione francese ed in particolare quello relativo ai fondi ed alle  serie archivistiche conservati presso l’Archivio di Stato di Reggio Calabria. 
  Come le  Carte di Intendenza con le relative serie dei Consigli Provinciali e  Distrettuali che rappresentano un aspetto fondamentale per lo studio, la  ricerca e la comprensione del metodo amministrativo attuato dai napoleonidi e  della sua importante ricaduta nella nostra provincia. 
  Lo Stato  civile (con i registri dei nati, dei morti e dei matrimoni), gli atti del  Tribunale Civile di Monteleone, i Giudicati di Pace, la documentazione relativa  al Consiglio generale degli ospizi, della Conservazione delle ipoteche e dei  Privilegi di Calabria Ultra a Monteleone   (in fase di riordino), della Direzione della registratura e dei demani  di Monteleone e dei Burò circondariali di Ardore, Bianco, Bova, Catona,  Cittanova, Gerace, Laureana, Mammola, Polistena, Reggio, Seminara, Staiti e  Stilo. 
  I  registri delle soppresse corporazioni religiose, del Giudicato di Pace.   
  La  Preside dell’Istituto Magistrale “Tommaso Gulli” Carmelina Sicari con “Carducci  e Napoleone: i sonetti del Ça Ira”, sonetti composto a Roma nel 1883 e che  rappresentano la grande stagione della poesia carducciana, in esse si può  notare una letteratura densa di affetti umani e d'ispirazione epica e civile.
  Mentre  Manzoni individua in Napoleone Bonaparte colui che nella rapidità e  nell’improvvisa travolgente capacità di mutazione coinvolge popoli ed eserciti,  Carducci coglie l’elemento principe del suo mito. 
  Egli è il  modello per la gioventù europea.
  Inizia da  lui quel connubio ideologico e personale e personale che porta la giovinezza  europea sulle barricate, quella religione della libertà che è insieme soggettiva,  individuale e collettiva di cui parla Benedetto Croce. 
  Il  paradosso sta proprio qui. 
  Lui visto  come tiranno dall’Europa in armi, diviene il fulcro del mito della libertà per  tutta la gioventù europea. 
  Due gli  elementi dell’epopea manzoniana lo stupore dei popoli di fronte alle mutazioni  di cui è motore Napoleone, alla loro rapidità che sa quasi di fato. 
  L’elemento  di massa che tali mutazioni comportano. 
  Per la  prima volta in Europa con Napoleone si assiste a tali effetti a cui la civiltà  di massa e l’accelerazione oggi ci  hanno  assuefatto. 
  Ortega y  Gasset aveva annunciato questa suprema mutazione, la visibilità delle masse. 
  Qui  Manzoni ne anticipa l’apparizione descrivendo lo stupore collettivo. 
  Ma la  celebrazione della Iugend della giovinezza è il vero effetto di quella epopea,  effetto di massa trova il suo cantore in Carducci. 
  Nel 1773  appare a livello storico la prima delle avanguardie Giovanili che percorreranno  l’Europa intera per un secolo e che si tradurranno in ricerche espressive nuove  è lo Sturm und Drang. 
  Ma il  divieto di tali fermenti è l’esempio napoleonico fino a quando Carducci scrive  l’idea della gioventù che deve bruciare il tempo e l’esistenza per la conquista  della gloria, la parola chiave di Manzoni, è dominante. 
  Dominante  è la ricerca della gloria sui campi di battaglia, dominante il connubio morte e  gloria. 
  La  cultura che diviene portatrice di queste idee è quella romantica amore e morte,  i temi psicologici di una monomania vengono utilizzati positivamente per costruire  la patria e la libertà. 
  Ecco il  retroterra dell’epopea carducciana dei sonetti del “Ça Ira”. Carducci parte dal  termine primo della libertà: la rivoluzione francese di cui è figlio è  Napoleone.
  L’assessore  ai Beni Culturali dell’Amministrazione Provinciale Santo Gioffrè ha espresso  viva soddisfazione su tale iniziativa tendente a fare memoria storica, come  d’altronde la sua relazione inerente al tema relativo a “La provincia reggina  durante il decennio vista da un prigioniero inglese”: nella stessa si è potuto  evincere come i nostri antenati vivevano quel periodo, sia dal punto di vista  sociale che economico.  
  Sia la  fascia jonica che quella tirrenica vengono descritte dettagliatamente  dal tenente Philip James Elmhirst che dal 23  settembre 1809 al 16 aprile 1810 fu prigioniero di guerra da parte delle truppe  napoleoniche di stanza nel territorio meridionale.  
  Egli  venne catturato, insieme al suo equipaggio, nei pressi di Capo Stilo, dove  erano sbarcati per fornirsi di acqua.  
  Dalla  cattura , al periodo della quarantena nei  pressi di Bianco, alla dettagliata descrizione degli usi, costumi, personaggi,  fatti, personaggi, cronaca (atti di brigantaggio, scontri armati tra truppe  francesi ed i loro avversari, transito di navi nelle acque della provincia reggina),  descrizione architettonica delle abitazioni di quel periodo, il tipo di  alimentazione la coltura nelle campagne della provincia, quali quelle relative  alle produzioni dell’olio e del vino.  
  Insomma  un altro importante tassello conoscitivo che ha arricchito ulteriormente questa  prima  edizione.   


 
  
      


